Nella Lega vince Salvini, il comunista che ora guarda a destra

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di Fabio Grandinetti

Sarà Matteo Salvini il nuovo segretario della Lega Nord. Le primarie di sabato scorso lo hanno eletto a furor di popolo il nuovo punto di riferimento del partito con l’82% dei voti contro il misero 18% raccolto da Umberto Bossi. Dei 17.047 militanti leghisti chiamati alle urne in quanto iscritti da almeno un anno, 10.221 (circa il 60%) hanno usufruito del diritto di voto e in 8.162 hanno puntato sul maroniano Salvini. Pur continuando a venerare il Senatur, il giovane Teo promette ai militanti «una Lega di battaglia», e non appena eletto ha sin da subito messo in chiaro quali sono le intenzioni e le priorità del partito.

Il 15 dicembre, quando a Torino i delegati al congresso ratificheranno la sua elezione, Salvini proporrà un referendum sull’abolizione dei prefetti, «una emanazione odiosa e antistorica dello Stato centrale», e uno sulla revisione della legge Fornero. Ma non solo.

«Quando proveranno a portare l’indulto o l’amnistia alla Camera o al Senato, le proteste dei grillini saranno all’acqua di rose rispetto a quello che faremo noi – ha dichiarato in conferenza stampa – siamo pronti a spaccargli le scrivanie sulla testa». Ma il vero obiettivo è l’Europa. «Ci siamo rotti le palle che Bruxelles ci dica come si fa colazione, come ci si deve suicidare. Questa non è l’Europa, questa è l’Unione Sovietica, è un gulag da cui proveremo a uscire alleandoci con chiunque ci stia». L’idea è quella di consolidare le amicizie con gruppi euroscettici come il Partito per la Libertà olandese e quello austriaco, i Democratici Svedesi, il Vlaams Belang fiammingo, i polacchi di Solidarna Polska, il Partito Nazionale Slovacco e il Partito Conservatore bulgaro. Tutti partiti di destra o estrema destra, territoriali o nazionalistici, attesi all’appuntamento torinese di domenica prossima, dove si recherà anche il responsabile delle relazioni internazionali russo Viktor Zubarev e una rappresentanza del Front National di Marine Le Pen.

E pure quando a metà anni ’90 il giovane Teo si affacciava al mondo della politica frequentando il Leoncavallo di Milano i riferimenti erano diversi. Quando nel ’96 veniva eletto al parlamento della Padania come capolista dei Comunisti Padani le convinzioni non potevano essere le stesse. Oppure sì. Può anche darsi che il segretario iscritto da 16 anni alla facoltà di storia della Statale di Milano abbia confuso l’internazionalismo marxista con il localismo xenofobo. «Sostenevo e sostengo che oggi i veri valori di sinistra li difende la Lega» ha risposto Teo a chi nel tempo gli ha fatto notare il controsenso. Avrà proposto i vagoni della metro riservati ai milanesi o avrà dichiarato di preferire i topi agli zingari, ma magari sarà ancora di sinistra. Strizzerà l’occhio alle persone sbagliate ma forse rimane un compagno. Chi lo sa, almeno la Lega avrà un Matteo segretario di sinistra.

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2 thoughts on “Nella Lega vince Salvini, il comunista che ora guarda a destra

  1. L’importanza di chiamarsi Matteo. Canto celodurista

    Mesto l’Umberto raccoglie i suoi cocci,
    quello che resta del sogno leghista:
    blu son le auto, non verdi Carrocci,
    morta è l’idea secessionista.

    Calci nel culo gli han dato i figliocci,
    stanchi dei rutti del vecchio ballista:
    troppi in famiglia i maiali grassocci,
    enfi attrippati dell’oro nordista.

    Ora si cambia, è la svolta, è Alvini!
    Fuor dall’Europa e fuor lo straniero!
    Flusso e riflusso, però esofageo.

    Morte alle trote! s’inneggia ai delfini.
    Bobo è Chisciotte, Salvini scudiero.
    Che, guarda caso, si chiama Matteo.

  2. Chiedo scusa: la Storia non prenderà ugualmente un’altra piega, ma Alvini è Salvini. Non vorrei che i posteri si trovassero in difficoltà, ecco.

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