Il mondo del calcio piange la scomparsa di Eusèbio

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La pantera nera ha smesso di correre. Eusèbio se n’è andato così, all’improvviso, tradito da un cuore capriccioso, venti giorni prima del suo compleanno numero 72.

Portoghese di adozione ma nato in Mozambico, colonia lusitana negli anni ’40, Eusèbio ha legato la sua carriera al Benfica con cui ha messo a segno 317 reti in 310 partite, medie da Cristiano Ronaldo, l’Eusèbio del Portogallo odierno. Assomigliava un po’ all’asso del Real Madrid, forte fisicamente, potente, classico attaccante portoghese, ovvero non un centravanti vero e prorpio, ma diventato goleador e punto fermo dell’attacco quasi per inerzia, per quell’atavica allergia degli iberici al ruolo del centrattacco classico. Potente sia di destro che di sinistro e abile tiratore di punizioni, Pallone d’oro nel 1965 e finalista nel ’62 e nel ’66, oltre che scarpa d’oro nel 1968 e nel 1973, Eusèbio è stato il protagonista del campionato del mondo del 1966 quando condusse la nazionale portoghese fino al terzo posto finale, divenendo capocannoniere del torneo con 9 reti messe a segno, di cui 4 solo nella partita contro la malcapitata Corea del Nord. Non un caso se poi da allora il Portogallo si sia riaffacciato al mondiale solamente vent’anni dopo, in Messico nel 1986. La scomparsa di Eusèbio ha gettato nello sconforto il paese lusitano (proclamati 3 giorni di lutto nazionale) e tutti i tifosi del Benfica, la squadra che con Eusèbio in campo ha vissuto gli anni più gloriosi della sua storia vincendo 11 campionati, una Coppa dei Campioni (5-3 al Real Madrid nella finale di Berna in cui Eusèbio mise a segno due gol) e 5 coppe di Portogallo; Eusèbio è ancora oggi il miglior marcatore di tutti i tempi con la maglia delle aquile: 638 gol in 614 partite (e vallo a battere!). Chiuse la carriera negli Stati Uniti, come spesso accadeva negli anni ’70 ai grandi calciatori dell’epoca che erano sull’orlo del pensionamento. Dell’Eusèbio post campo si ricorda il grande attaccamento ai colori della sua nazionale, il tifo sfrenato durante gli europei casalinghi del 2004 e le lacrime al termine di quella competizione, persa dal Portogallo nella finale di Lisbona contro la Grecia, ennesima occasione sprecata da una nazionale da sempre considerata come eterna incompiuta. I problemi di salute avevano già colpito a più riprese la pantera nera, dalle difficoltà dovute al vistoso aumento di peso, passando per l’ictus che lo colpì nel 2012, per arrivare all’arresto cardiaco che lo ha portato via due notti fa. Tanti, tantissimi i messaggi di affetto, in particolar modo quelli di tre assi del Portogallo dell’era moderna: Luis Figo, Manuel Rui Costa e Cristiano Ronaldo, campionissimi che hanno reso omaggio al loro idolo di sempre; così come Josè Mourinho che ha voluto ricordare affettuosamente Eusèbio nelle ore precedenti la gara di coppa d’Inghilterra del suo Chelsea.

Di Eusèbio restano i gol, le acrobazie, quella faccia buona, simpatica, quasi innocua, ma capace di trasformarsi in campo in una macchina da gol impressionante. Di Eusèbio resta il soprannome, quella pantera nera che risultava imprendibile, che non si fermava mai e che solo oggi ha deciso che era giunto il momento di riposarsi.

Marco Milan

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