Davos: World Economic Forum – Il monito di Rehn
di Francesco Galati
Si è svolto nella settimana appena trascorsa il World Economic Forum, meeting annuale al quale partecipano figure di spicco dell’ambito economico finanziario mondiale. Lo scopo di questo incontro annuale è quello di un riepilogo dei principali avvenimenti dell’anno appena trascorso, valutazioni di outlook e in alcuni casi anche a suggerimenti sul come affrontare l’anno in corso.
E proprio in quest’ottica il commissario agli affari monetari dell’UE Olli Rehn si è espresso ammonendo Italia e Francia dell’erosione delle quote di mercato che i due Paesi hanno subito nell’ultima decade. Peggioramento dovuto in larga parte alla crisi ma senza dubbio anche alle mancanze di tipo politico-legislativo che non hanno saputo interpretare in maniera corretta la fase congiunturale mancando l’appuntamento con riforme strutturali del mercato del lavoro soprattutto dal lato della competitività.
Rehn in particolare parlando dell’Italia ha esortato il Governo a prendere in mano la situazione iniziando una fase di privatizzazioni e miglioramenti dal punto di vista della competitività e del costo del lavoro. Per inciso, in Italia il costo del lavoro per unità di prodotto è il secondo più alto in Europa dopo la Spagna (fonte Eurostat), indicatore questo di una scarsa competitività, spesso inasprita da forme contrattuali sfavorevoli per i lavoratori e viste come unica scappatoia dai costi “proibitivi” del lavoro che l’Italia può vantare.
Altro monito è arrivato per quel che riguarda la disponibilità di credito per le PMI, che anche a seguito della riforma del sistema bancario (…) sembra non produca gli effetti sperati. Infatti, sembrerebbe che le banche abbiano giovato delle riforme ma che non abbiano riflesso in maniera propria i vantaggi derivanti sul tessuto lavorativo, in particolare in Italia dove le PMI rappresentano la maggior fonte di produzione al contrario di altri paesi europei che possono contare invece su realtà industriali più strutturate.
Non resta che sperare che il Governo – quello attuale di Letta magari in accordo con i due grandi antagonisti della prossima campagna elettorale – possa muoversi in questo momento di maggior “intesa” tra i partiti nell’ottica di un miglioramento effettivo, favorendo il tessuto sociale italiano che sta soffrendo (e che tuttora subisce) le continue vessazioni della tanto decantata austerità, che sembra non voler allentare la presa anche con il Governo Letta alla guida del Paese.