Giornalisti lucani minacciati. Croci e lettere minatorie, un attacco all’informazione libera
di Lucia Varasano
“Noi non abbiamo paura” potrebbe essere il titolo di un nuovo film generalmente catalogabile nel filone antimafia ma si tratta in realtà di un articolo, o meglio una rivelazione, del giornale online Basilicata24 che con l’antimafia ha in comune la coraggiosa risposta ai metodi malavitosi dell’intimidazione.
Da tre mesi a questa parte i redattori del quotidiano online di Basilicata vivono una situazione al limite del sopportabile. Tutto ha inizio il 2 novembre 2013 quando il direttore editoriale, Michele Finizio, raggiunto per strada viene minacciato di morte. Da lì a poco l’escalation: croci incise sulle automobili del direttore responsabile Giusi Cavallo e dei redattori, una lettera minatoria indirizzata al collaboratore Eugenio Bonanata e infilata sotto la porta d’ingresso della redazione, fino all’ultima goccia, quella che ha fatto traboccare il vaso spingendo a rendere pubblica la vicenda. Una busta riposta sotto l’auto del direttore contenente un accendino e “precise attenzioni su bambini a loro vicini”.
“No, i bambini non si toccano” queste le prime righe che compongono il testo della pubblica rivelazione.
Giornalisti minacciati in Basilicata, i dati. Danneggiamento di beni personali, avvertimento a voce, lettere minatorie, tutte tipologie di minacce denunciate regolarmente, dai redattori di Basilicata24, alla Procura di Potenza e contemplate nelle tabelle di Ossigeno Per l’informazione. Secondo i dati dell’osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia, in Basilicata dal 2011 al 2013 sei giornalisti sono stati vittime di atti intimidatori.
Ora la nuova tabella 2014 andrebbe aggiornata con i tre giornalisti lucani e quel che sorprende è che appartengano tutti ad un’unica testata. Un accanimento? No, semmai la conferma di aver svolto un buon lavoro, la constatazione che queste “penne digitali” non si spalmano facilmente ai piedi dei poteri forti. E’ fuori dubbio che i giornalisti abbiano in qualche modo pestato i piedi a qualcuno, ma quello che è più difficile da capire è proprio questo perché i redattori di Basilicata24 durante tutta la loro attività giornalistica non hanno risparmiato davvero nessuno.
Basilicata24, un giornale indipendente. L’impronta editoriale del giornale- che è di proprietà della Libres Edizioni Soc.Cop.- è chiara fin dalla sua nascita. “La volontà era quella di fare un giornalismo affrancato dalle pressioni di editori impuri, dalle pretese dei gruppi imprenditoriali e soprattutto della politica dei partiti” così ci spiega il direttore Giusi Cavallo.
Nell’agosto 2011 nasce così un giornale libero e indipendente sul filone dell’inchiesta, un po’ anomalo per quello che è il giornalismo online made in Basilicata, e dopo qualche mese comincia a collezionare minacce velate e numerose querele. Tutto quel che c’era da raccontare è stato raccontato e tutto ciò che c’era da denunciare è stato denunciato: le furberie delle compagnie petrolifere e l’inquinamento taciuto (i veleni della Val Basento, la Ferriera) fino ad avanzare l’ ipotesi di una “terra dei fuochi lucana” e la smontatura della favola del petrolio come opportunità. E poi gli accordi “sottobanco” della nuova maggioranza lucana, le irregolarità contabili-amministrative della Provincia potentina, il tono assistenzialistico del reddito ponte e le scelte sbagliate nell’ambito della “formazione”, i cold case lucani e il giallo dei fidanzatini di Policoro, sono solo alcuni dei temi trattati in questi ultimi mesi di lavoro giornalistico.
La responsabilità sociale, un giornalismo “whatchdog”. Difficile leggere, nelle pagine online di Basilicata24 interviste a politici e spin doctor su come stiano preparando la campagna elettorale del momento, più facile invece trovare la denuncia o la segnalazione di un cittadino. Il segno evidente che questo quotidiano lontano dai tappeti su cui si stendono i “cani da compagnia” è una delle voci più autorevoli della società civile lucana. Basti pensare che Giusi Cavallo e Michele Finizio sono anche gli autori di “Sia fatta ingiustizia” la storia dell’ingegnere lucano Giuseppe Satta, un paradosso giudiziario che ha dell’incredibile.
La paura di restare soli. Questi giornalisti sanno come si vive “sul filo del rasoio” con i soli contributi di cittadini privati e inserzioni di piccole pubblicità ed ora, incutendo paura, qualcuno vorrebbe mettere loro il bavaglio ma così come “occorrerebbe per la penna, come si usa per ogni micidiale strumento, il porto d’armi..*” anche le tastiere dei PC sono un’ottima autodifesa.
D’altronde la paura di restare soli nella battaglia che più in generale è quella della libertà d’informazione è tanta e il rischio è quello di piegarsi sull’autocensura. In un articolo pubblicato sulla rivista di Critica Liberale Alberto Spampinato, analizzando il perché della poca solidarietà verso i giornalisti minacciati, scrisse così: “moltissime persone perbene pensano che i giornalisti hanno troppi peccati per essere commiserati e difesi e perciò quando uno di loro subisce violenze, intimidazioni o abusi o gli saltano addosso o fingono di non vedere o si girano dall’altra parte”.
Le righe di chiusura della rivelazione contengono tutto questo «Noi restiamo qui. Non ci intimidiscono le vostre minacce […]E tanto perché si sappia e perché magari qualcuno veda che non siamo soli. Non siamo soli vero?»
*cit. Gesualdo Bufalino, Bluff di parole.
ragazzi nn abbiate paura xk nn siete soli,voi siete quella voce che nessuno vuole sentire,solo le persone giuste è oneste che sono tante ,ma tante vogliono sentire la verità,vi seguono sempre ,nel bene e nel male,voi siete piu forti,xk date voce hai piu deboli che sono in maggioranza ,loro sono 4 zompi che si nascondono dietro ha un perbenismo,fatto di paura è di vigliaccheria,nn sono veri uomini di onore,xk hanno minacciato i bambini,doppiamenti viglacchi.voi con il vs giornale avete toccato un tasto dolente x loro avete colpito nel segno hanno paura di voi è vi vogliono rendere sordi ciechi e muti con gesti forti ,la mia solidarietà ,vi è vicina xk odio questa socità marcia è malata . i veri uomini nn sono chi minaccia i bambini ma chi fanno grandi opere