Scopelliti condannato si dimette. La parola torna ai calabresi
di Fabio Grandinetti
«Smettete, cari amici calabresi, di pensare che la salvezza venga da fuori. Il Governo non vi lascerà soli, ma abbiate il coraggio di alzarvi e combattere. La mafia non sarà sconfitta dai poliziotti o dai magistrati a cui va la nostra gratitudine, ma sconfiggeremo illegalità e criminalità con un esercito di maestri e docenti». Più facile a dirsi che a farsi. Ad ogni modo ha ragione il premier Renzi che mercoledì scorso, per l’abituale visita nelle scuole, ha raggiunto Scalea. Un comune sciolto per infiltrazioni della ‘ndrangheta, in una regione sciolta per “falso in bilancio”.
Per quanti non se ne fossero accorti, comprensibilmente accecati dallo splendore del duo Renzi-Obama, venerdì il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti ha annunciato le dimissioni – non ancora ufficialmente rassegnate a causa delle resistenze dei compagni di maggioranza impauriti da un disastro elettorale – a seguito della condanna a sei anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. I fatti, a dire il vero, risalgono a quattro anni fa, quando l’attuale coordinatore nazionale dei circoli di Ncd era sindaco di Reggio Calabria. Nel 2010 la dirigente del settore finanze e tributi del comune di Reggio Orsola Fallara, sin dagli anni della scuola al fianco del governatore, si tolse la vita ingerendo dell’acido muriatico. Non riuscì a sopportare il peso delle polemiche scaturite dal buco al Comune e dalle autoliquidazioni di cui sarebbe stata responsabile. Gli ispettori generali delle Finanze rilevarono un disavanzo di circa 170 milioni di euro nei bilanci del Comune, ed ora a Scopelliti viene sbattuta in faccia una sentenza addirittura superiore ai cinque anni di reclusione richiesti dal pm.
«Sono rispettoso delle sentenze – ha dichiarato il governatore – è necessario fare un passo indietro. Una sentenza clamorosa che lancia un messaggio inquietante e pericoloso per tutti gli amministratori del Paese. In questi anni si è costruito intorno alla mia persona un clima di feroce aggressione. E fa parte di una strategia. Il mio grande coraggio, la mia grande forza mi hanno portato a fronteggiare in maniera chiara e netta i poteri forti che io identifico sempre nella logica delle mafie. Perché sbaglia chi in Calabria dice che esiste la mafia. In Calabria esistono le mafie che sono ben altro della semplice mafia. Quando si riduce il disavanzo della sanità, che è un grande business delle lobby perverse, della mafia, da 254 milioni del 2009, dell’ultimo bilancio prima del mio arrivo, a soltanto 30 milioni del 2013, vuol dire che si è inciso profondamente negli affarismi perversi che guardavano all’arricchimento di pochi a discapito dei tanti. In tutti i comparti in cui ci siamo cimentati abbiamo tagliato gli sperperi e abbiamo ridotto i buchi profondi che vi erano in queste realtà e ovviamente, probabilmente, abbiamo leso anche interessi».
Chiunque abbia messo piede in un ospedale calabrese, chi è a conoscenza dei tagli scriteriati alle strutture e ai servizi sanitari, chiunque abbia compreso in minima parte il giro di nomine politiche ai vertici delle aziende ospedaliere, chi sa del piano di rientro bocciato dal ministero dell’economia, avrà riso amaro nel leggere le dichiarazioni di Scopelliti, da quattro anni commissario per la sanità calabrese.
Chi negli scorsi mesi ha sopportato le tonnellate di rifiuti per strada, le aperture coatte di impianti di stoccaggio e di discariche di rifiuti non pretrattati, e quindi illegali, sa che il buon Peppe, da quattro anni commissario anche per l’emergenza rifiuti, non è un martire dei poteri occulti.
Ma Renzi ha ragione, il cambiamento deve partire dei calabresi. I calabresi che nel 2002 hanno eletto Scopelliti sindaco di Reggio Calabria – il cui consiglio comunale è attualmente sciolto per infiltrazioni mafiose – che lo hanno riconfermato con un plebiscito nel 2007 (70% dei consensi), che lo hanno onorato del titolo di sindaco più amato d’Italia (secondo un sondaggio del Sole 24 Ore), che lo hanno eletto governatore nel 2010. Gli stessi calabresi che hanno fatto le fortune dei fratelli Gentile, piloti assieme al governatore di una efficientissima macchina del consenso, in una terra in cui, ancor più che altrove, il consenso non lo conquisti certo combattendo l’ordine costituito.
E allora cosa se ne fanno ora i calabresi, anche quelli onesti, degli hashtag, degli stati su facebook, delle sfilate. Cari sostenitori dello “Scopelliti a casa”, combattenti del “risorgimento calabrese”, cari “calabresi che non si fanno mettere i piedi in testa”, c’è poco da esultare. La Calabria è oggi più di prima una terra distrutta, con un fragilissimo tessuto sociale ed economico, che si adagia apaticamente in una sconsolante mediocrità civile ed etica, che finisce in prima pagina solo per condanne, sprechi ed agguati mafiosi, che crea dei mostri politici bocciati solo e soltanto in un’aula di tribunale.
Il Governo aiuterà questa terra ad alzarsi, come fece Berlusconi nominando Giuseppe Scopelliti supercommissario delle eterne emergenze o come ha cercato di fare Renzi nominando Antonio Gentile sottosegretario ai trasporti, ma deve essere innanzitutto la Calabria a volerlo. Veramente.
Fonte foto: Facebook Giuseppe Scopelliti