Belgrado: la città demolita e ricostruita
di Arianna Catti De Gasperi
Qualche giorno fa i giornalisti hanno scritto, riguardo alla morte di Jovanka Broz, l’88enne vedova di Tito, che è scomparso l’ultimo simbolo della Jugoslavia comunista. Forse tutti dovrebbero vedere la capitale serba per confermare che quest’affermazione è quantomeno poco veritiera.
Belgrado, ma non solo, la Serbia in generale, è evidentemente un Paese distrutto dalle guerre, dai bombardamenti e dalla poca fiducia che noi, Stati Europei, gli riserviamo. Purtroppo, ad essere messi in ginocchio non sono stati solo gli edifici – Belgrado ne mantiene una buona parte distrutta a monito – ma anche le menti della popolazione.
Comunque, se si vuole andare alla ricerca di una metà turistica da visitare per un weekend, la capitale serba è molto affascinante, nonostante – o forse proprio grazie – al suo passato burrascoso. Crocevia tra Oriente ed Occidente, questa città è dominata dal simbolo storico più importante di tutta la Serbia, la fortezza di Belgrado, altrimenti chiamata il Kalemegdan. Da in cima, non solo si può ammirare il paesaggio dominato dai fiumi Danubio e Sava, ma anche il turbolento passato della città. Con i suoi carri armati disposti lungo tutte le mura, la fortezza mantiene vivida la memoria dei sanguinosi conflitti di cui è stata protagonista: la Prima guerra mondiale, la Seconda Guerra Mondiale con l’occupazione dei nazisti, i bombardamenti Alleati e la ”ricostruzione” del periodo sovietico, ed infine i bombardamenti della Nato nel 1999.
Ora, questo Paese sembra pronto a mettere da parte la storia ed integrarsi in Europa, anche se a detta della popolazione non è esattamente così. Sono in molti ancora a lamentarsi della staticità dell’economia da almeno 20 anni, della carenza di lavoro e di soldi per arrivare a fine mese. Se lo stipendio medio è pari a 500€ per vivere ne servono almeno 600€. Quando si domanda dove si trovano i restanti 100€ la risposta è: “No lo so, ma li troviamo.” La mancanza di lavoro, a detta dei serbi, è dovuta anche alla presenza di circa duemila cinesi a Belgrado, la maggior parte dei quali si è trasferita qui verso la metà degli anni novanta, i quali vendono merci a prezzi bassissimi. Blok 70 è il nome del quartiere cinese situato nella periferia di Belgrado.
Nel visitare la città, comunque, d’obbligo è recarsi a Skadarlija, considerato il quartiere Bohémien della capitale serba. Passeggiando per le sue vie potrete ascoltare le note della Starogradska Muzika (cirillico: Староградска Муѕика), musica tradizionale balcanica, che vi accompagnerà ovunque andrete.
La più vasta area pedonale del centro di Belgrado, invece, è Knez Mihailova. Lungo questo corso si possono ammirare edifici, monumenti storici e abitazioni costruite alla fine del 1880, come il Parco Fortezza, la Piazza della Repubblica ed il Teatro Nazionale. C’è da dire che grazie alle vaste aree naturali sia nel centro che nei suoi dintorni, ad esempio nella bellissima città di Novi Sad, la Serbia è uno dei Paesi europei più verdi.
Molto interessanti per i turisti sono anche il Konak (dormitorio) di Kneginja Ljubica, il Kapetan Mišino zdanje (palazzo), lo Stari e il Novi dvor (il vecchio e il nuovo palazzo di corte), il Palazzo del Parlamento e l’ Hram (tempio) Sveti Sava.
La città di Belgrado è cresciuta notevolmente: basti pensare che all’inizio del XX secolo contava solo 69.100 abitanti mentre oggi vi abitano più di un milione di persone. A conferma del suo sviluppo sono anche i numerosi eventi e manifestazioni – non sempre pacifici – che la città ospita. La fiera di Belgrado, Beogradski Sajam, accoglie oltre 40 fiere internazionali ogni anno.
Il progresso della capitale serba è dovuto anche all’importante bagaglio storico che si porta dietro. Dopo la Prima Guerra Mondiale ed a seguito delle conferenze di pace e dello smantellamento dell’Impero austro-ungarico, alla fine della prima guerra mondiale, nel 1929 divenne capitale del Regno di Jugoslavia. La maggior parte della città rimase sotto il dominio dei tedeschi fino al 20 ottobre 1944, quando l’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia e l’Armata Rossa liberarono la città. Il 29 novembre 1945 il Maresciallo Josip Broz Tito onorò Belgrado facendo di essa la capitale della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Dopo un breve periodo di “pace”, il 9 marzo del 1991 sorsero spontanee manifestazioni contro il governo socialista di Slobodan Milošević, durante le quali l’esercito dovette utilizzare i carri armati per restaurare l’ordine in città. Molte proteste si susseguirono anche dal novembre 1996 al febbraio 1997, con conseguenti elezioni. Nel 1999, un altro bombardamento – questa volta da parte della NATO per porre fine alla guerra del Kosovo – causò considerevoli danni alla città. I bombardamenti, difatti, colpirono i ministeri della difesa, dell’interno e delle finanze, la residenza presidenziale, alcune stazioni radio-televisive, l’ospedale Dragiša Mišović, case private nella zona di Zvezdara, la sede del partito socialista, l’hotel Jugoslavija e l’ambasciata cinese, quest’ultima per “sbaglio” a detta degli americani.
Anche dopo le elezioni del 5 ottobre 2000, vinte da Vojislav Kostunica, caratterizzate da numerosi brogli, Belgrado è stata teatro di numerose manifestazioni, che hanno causato le dimissioni ed il conseguente arresto di Slobodan Milošević.
Tutt’oggi la popolazione serba si lamenta della situazione economico-politica del proprio Paese e quando si domanda come mai la popolazione – data la sua inclinazione – non si ribelli un’ulteriore volta, la risposta è molto semplice: la gente è stremata e sa che nulla potrà mai cambiare.
Nonostante il suo “pesante” passato, la Serbia sta cercando di entrare nell’UE, con la speranza di migliorare la sua situazione e crescere economicamente grazie anche all’euro. C’è da dire però, che ancora oggi, molti desiderano l’ingresso nell’Unione Europea per andarsene a cercar fortuna in altri Stati.
Noi, invece, ci auguriamo che la Serbia possa prima o poi confutare la teoria Vichiana dei “corsi e ricorsi storici”.