Roma. Sara Errani e una finale da giocare: un’altra pagina di storia è stata scritta
di Cristiano Checchi
Chissà come deve essersi svegliata stamattina Sara Errani. Alle 13 e 30 sarà tempo di finale, comunque vada al Foro oggi si farà la storia del tennis italiano. Erano, infatti, 79 anni che un’italiana non si presentava all’ultimo atto degli Internazionali d’Italia giocati nella capitale, troppo lontani gli anni di Lucia Valero che a Roma riuscì anche a imporsi, era però il 1931. Nel 1950 a Roma riuscì poi a esultare un’italiana di passaporto, Annelies Ulstein Bossi, di origini austriache. Altrettanto lontano è anche il 1975, quando Raffaella Reggi li vinse quegli Internazionali d’Italia, ma che in quell’occasione si disputarono lontano dallo scenario del Foro Italico, a Taranto per la precisione.
Un’altra occasione- Il match contro Serena Williams sulla carta è proibitivo, ma a questo punto nulla diventa impossibile. Per Sarita sarà la seconda grande occasione: era il 9 giugno del 2012 quando la piccola grande Sara disputava sul Philippe Chatrier la finale del Roland Garros. Contro Maria Sharapova non ci fu partita, ma le gesta contro Angelique Kerber nei quarti di finale e contro la Stosur in semifinale, furono le sue prime vittorie contro le top ten del circuito e segnarono indelebilmente la carriera di quella che da lì a breve sarebbe diventata la numero 1 d’Italia. Così come quella prima vittoria contro la Kerber segnò il passaggio a protagonista, la vittoria contro Li Na di venerdì, la prima contro una delle prime tre del mondo, rappresenta l’ennesima certificazione a status di campionessa.
Sara non è, e non lo sarà mai, quella campionessa che ti vince di prepotenza, che ti schianta a fondo campo facendoti toccare 2 o 3 colpi ogni due scambi, questo gioco Sara lo lascia alle varie Williams o Sharapova. Sara, che non a caso ammira tanto Rafa Nadal, da fondo difende ogni punto come se fosse l’ultimo, costringe l’avversaria a giocare sempre quel “maledetto” colpo in più, quello in cui via via aumentano le possibilità di sbagliare. E poi c’è la scuola del doppio, c’è la magica unione con Robertina Vinci (a proposito è finale anche lì, da giocarsi contro Peschke/Srebotnik), nel quale quella mano di piuma, quella delle volée e demi volée, si è formata e specializzata raggiungendo la massima espressione nella sfida contro la Jankovic in semifinale. Sara Errani è la dimostrazione continua, intervallata, ovviamente, da qualche periodo di difficoltà, di come i limiti possono essere superati. L’altezza, 1 e 64, poteva rappresentare un ostacolo che invece è stato aggirato, e nonostante una prima che non porta quasi mai punti diretti, il lavoro e l’abnegazione gli hanno permesso di sopperire a quella mancanza che per altre avrebbe potuto rappresentare uno scoglio insormontabile in questo tennis che è sempre più moderno.
Tra poche ore il Centrale del Foro Italico sarà ancora al fianco della sua piccola grande campionessa, nell’impegno, forse più difficile, ma che comunque renderà fiero il tennis azzurro.
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