Brasile 2014. Ecco l’Inghilterra: ci sono, ci credono e daranno battaglia fino all’ultimo

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di Francesco Proietti 

Finito l’appuntamento con la Premier League e archiviato un campionato bellissimo, in patria Inglese l’atmosfera e l’attenzione è tutta per i tre leoni, la nazionale di casa che si appresta a vivere il suo mondiale numero tredici. Ancora una volta da protagonista. La corsa riprende da quel ventisette giugno duemiladieci, quando Capello, Lampard e compagni si fermarono su quel gol fantasma che decretò l’inizio della sconfitta in quel ottavo di finale contro la Germania. Si riparte da lì, con la solita convinzione, la solita grinta, la solita passione e il solito blasone di una nazionale che è sempre lì tra le prime, ma che tante volte, quasi sempre oseremo dire, di quello che ha seminato ha raccolto poco e niente.

La squadra c’è, il tecnico madrelingua questa volta anche. Roy Hogdson ha raccolto e portato avanti una squadra che spesso non ha saputo trovare la sua identità nonostante una rosa di tutto rispetto. I campioni ci sono, a partire dal portiere, spesso tallone d’achille della nazionale inglese, che stavolta è difesa da Joe Hart, non sempre perfetto, ma comunque portiere di grande livello. La difesa orfana di Terry fatica ancora trovare il suo leader, anche se Cahill sembra avere le caratteristiche per poter guidare il reparto. Il centrocampo come sempre è un pullulare di talento, forza e genialità. Basterebbe lasciar giocare solamente Lampard  e Gerrard, per potersi sentire al sicuro e poter guidare i vari Wilshere, Sterling e Barkley. Davanti a suonare la carica delle punte come sempre c’è Rooney a trovare l’intesa con il vice capocannoniere del campionato Daniel Sturridge.

Come recitava uno spot di qualche  mese fa, durante la presentazione della Ferrari di Formula uno “noi abbiamo la squadra”. Così l’Inghilterra si presenta alla rappresentazione mondiale, per l’ennesima volta con il potenziale, per l’ennesima volta con la paura di non sapersi esprimere. E la marcia di avvicinamento al Brasile ha confermato tanti di questi problemi, come la personalità e la mancanza di gioco. Problemi che quasi sicuramente si rifanno alle scelte durante le amichevoli di voler preservare al meglio tutta la rosa, per evitare di partecipare al pericoloso scempio di campioni che ha privato il mondiale di tante pedine fondamentali distribuite nelle altre varie nazionali (ultimi su tutti Ribery per la Francia e Reus per la Germania). E’ facile pensare che con l’impiego insieme di due capitani con la C maiuscola come Frank Lampard e Steven Gerrard possa risolvere al meglio la questione della personalità e del gioco, e sicuramente dal momento in cui arriverà la condizione giusta per Wayne Rooney tutto lì davanti sarà decisamente più facile. L’Inghilterra è chiamata come sempre la difficile compito di dimostrarsi forte anche lontano da casa, dove la nazionale ha vinto il suo unico mondiale ormai quarantotto anni fa e dove i club più importanti del campionato costruiscono le loro fortune in ambito europeo.

A sei giorni di distanza dal debutto nel girone contro l’Italia  si è parlato e si parla di tutto nel paese. Dai tabloid come sempre scatenati su ogni minima questione all’opinione di un popolo quasi sempre unito nel supportare la propria nazionale. Le questioni tattiche dedicate al ruolo fondamentale in campo di Rooney, al dubbio se i migliori giovani possano realmente dare quello slancio in più che serve alla squadra, che ultimamente è sembrata molto spenta. Quello che accomuna i Leoni della Regina alla nazionale italiana è sicuramente gli incessanti punti interrogativi su come queste due compagini possano comportarsi in questo mondiale, a partire da un girone che se vedrà un Uruguay in forma difficilmente vedrà tutte e due superare il turno. L’Italia è avvisata, la Regina anche.

God save Wayne Rooney and company.

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