Brasile 2014. La Croazia, il brivido, Neymar e l’arbitro: la Coppa del Mondo è cominciata
di Cristiano Checchi
Sessantaquattro anni dopo il Brasile calcistico è ripartito da lì. Da un campo di calcio immerso in una festosa estraneità da quanto all’esterno dei rettangoli di gioco sparsi per il Paese sta succedendo, e non soltanto nelle ultime ore, ma giorni, mesi, anni. Il 12 giugno però era il giorno dell’esordio e così è stato.
Le porte del Arena Corinthians si sono aperte a quasi 63 mila persone, tutte o quasi con la maglia verde oro per spingere la nazionale nell’inizio della cavalcata che deve essere quella del sesto titolo. E la voglia di vittoria è tutta raccolta nell’inno nazionale cantato a squarciagola all’unisono con la gente. Nessuna musica d’accompagnamento, ci sono soltanto gli occhi inferociti di Luiz, quelli chiusi di Neymar, la grinta di Thiago Silva e le lacrime di Julio Cesar. A cercare di rovinare l’inizio del sogno brasiliano c’è la Croazia, guidata a centrocampo da un fresco campione d’Europa, Luka Modric, a destra dal sempre valido Srna e in avanti dalla vecchia volpe del Bayern Monaco, Olic. Un Davide contro Golia, praticamente. Ma i croati non sono teneri e gli esportatori del calcio bailado hanno modo e tempo per accorgersene.
Siamo a San Paolo, Rio de Janeiro e il Maracanazo distano 430 km, ma pochi minuti e il gol di Ghiggia torna ad essere maledettamente vicino. Non era così che i brasiliani, con Scolari in testa, avevano immaginato di cominciare l’avventura. La più grande delle beffe si materializza, infatti, all’11.mo minuto quando Marcelo (uno capace da terzino di segnare in finale di Champions League) butta nella propria un cross proveniente dalla sinistra. Ora, immaginare lo shock di un calciatore quando con la maglia della selecao ha la sfortuna di trovarsi nel punto sbagliato al momento sbagliato, è difficile, praticamente il peso di una nazione che diventa schiacciante sulle proprie spalle, come si può immaginare? Ecco, se il Brasile ha avuto un merito importante in questa serata, che va oltre all’aver portato in qualche modo i 3 punti a casa, è quello di non essersi fatto schiacciare da quel peso che altrimenti sarebbe diventato fatale.
Gli uomini di Scolari si mettono in ordine, c’è un Neymar che sembra in palla, Oscar è la solita mina vagante mentre Silva e Luiz, alla fine, danno una discreta serenità. C’è tempo, c’è la voglia e c’è l’obbligo di rimontare. Se Marcelo ha rischiato di diventare, suo malgrado l’uomo da copertina, il Brasile ne aveva un altro di uomo immagine da mostrare questa sera. Quel Neymar, un po’ fenomeno, un po’ simulatore, tenero quando si prende un bambino invasore e lo trasforma nella star della serata, strafottente quando si mette i panni da provocatore. Senza dubbio è stato il Neymar versione positiva a prevalere, se non fosse per un gomito alto che il ragazzo piazza tra gola e faccia di un avversario. Giallo. Gelido invece sarà diventato il sangue di tutto il Brasile in quei secondi in cui il volto spaventato di Neymar aspettava di scoprire il colore del cartellino che il signor Nishimura gli avrebbe sventolato in faccia.
Giallo, soltanto giallo. Pericolo scampato. Il giovane figlio di una nazione è ancora lì pronto a risollevare le sorti di quella parte di Paese che ha scelto di schierarsi con e per il Mondiale. Due minuti dopo il quasi rosso, il numero 10 prende palla alza la testa e da fuori area fa partire un sinistro angolatissimo, Pletikosa (decisivo pochi minuti prima su Oscar) non ci arriva. La palla bacia il palo ed entra. Il boato sa più di sospiro di sollievo, il Mondiale dei padroni di casa parte ora: al 30esimo minuto di Brasile – Croazia 1-1.
L’autogol di Marcelo, ha premiato sì un buon avvio degli “ospiti”, che già pochi minuti prima con Olic aveva rischiato di trovarsi in vantaggio con un colpo dell’attaccante, ma allo stesso tempo ha bloccato poi la manovra croata. La partita si è messa in maniera naturale in quel binario pronto a condurre al gol della vittoria brasiliana. Ma il gol decisivo, puntale arriva, più merito dell’arbitro che altro. Fred controlla un pallone in area spalle alla porta, un difensore croato gli tocca il braccio, la punta stramazza al suolo: rigore, inesistente, ma rigore. Neymar vuole la doppietta da eroe, prende una rincorsa che se fatta 30 o 40 anni fa avrebbe portato all’immediata sostituzione, il tiro non è nulla di irresistibile, il portiere la prende, ma se la butta in porta da solo: 2-1. Rimonta compiuta, faccia salvata.
La Croazia nel finale torna a provarci, quasi spronata dal trattamento ricevuto dall’arbitro. Una carica su Julio Cesar strozza l’urlo del gol del pareggio (è però forse l’unica decisione buona presa in quasi 85 minuti). Al minuto 87 è il momento della celebrazione per l’eroe atteso, il personaggio buono chiamato a confermarsi, a consacrarsi con la maglia della nazionale a casa sua. Entra Ramires, esce Neymar. Ma non sarà un cambio banale. La Croazia a questo punto fa paura, Julio Cesar compie un paio di interventi e David Luiz un salvataggio da leader assoluto, il Brasile non riesce più a uscire. Ma adesso in campo c’è Ramires, quello entrato soltanto per concedere la standing ovation al mattatore della serata, diventa quello buono per chiudere ogni discorso. Break a centrocampo, Ramires ruba palla, Oscar ringrazia, si invola e di punta, proprio come un certo Ronaldo nella semifinale dell’ultimo mondiale vinto dai verdeoro, la mette all’angolino. 3-1. Gol meritato anche per Oscar, a tratti il miglior in campo. La Croazia è domata, ma la squadra non ha di certo sfigurato, anzi.
Finisce così la prima tanto attesa della Coppa del Mondo 2014. Il Brasile ha lanciato il suo messaggio, forte e chiaro. Siamo pronti, forse un po’ svagati in difesa ma con la possibilità di fare gol sempre e in ogni maniera. I più maligni potrebbero pensare che un gol può sempre arrivare anche grazie a un arbitraggio, che i giornalisti bravi definirebbero “un po’ casalingo”. La speranza, però, è che di casalingo restino soltanto le giocate dei fenomeni brasiliani, e non solo, e che la figura della giacchetta nera serva soltanto ad aumentare, e non penalizzare, lo spettacolo iniziato questa sera.