Niente vampiri per la Romania

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di Arianna Catti De Gasperi

Dopo l’uscita del famosissimo film Twilight, ormai sempre più persone decidono di fare una visita al Conte Vlad nel suo grandioso castello di Bran in Romania. Per raggiungerlo è però inevitabile passare per la capitale di questo Stato, Bucarest.

Sicuramente vale la pena di rimanere un paio di giorni a Bucaresti (nome Rumeno della città), ma è bene informarsi anche su cosa vedere, come, quando ed avere un po’ di nozioni di base sulla politica e l’economia di un Paese ancora in via di sviluppo.

La capitale della Romania è soprannominata “Piccola Parigi”, ma per chi è stato nella città francese ci troverà poco o niente di rassomigliante. L’unico motivo di questo nomignolo è, infatti,  l’Arco di Trionfo dal quale inizia Soseaua Kiseleff, un grande viale anche più lungo del celebre Champs Elysees.

Bucarest vanta moltissimi musei, teatri, biblioteche pubbliche, librerie e i tipici book-caffè. Purtroppo però alcuni di questi potrebbero risultare un po’ deludenti. Il prezzo irrisorio dei musei (circa 10 lei = 2 euro) rispecchia anche quello che potrete vedere all’interno degli stessi. Un esempio? Il Museo Nazionale D’Arte Romena – che data la sua immensa struttura esterna prospetta una visita di almeno 2 ore – risulta essere una grande delusione: ha solo un paio di sale con circa 20 quadri ciascuna.

Molto meglio farsi un giro a piedi per la città negli immensi parchi che ospita ed ammirare le ville lungo la strada. Sono in tanti coloro che pensano che passeggiare per una città sconosciuta sia pericoloso, ma i romeni ci fanno ricredere:  la polizia la si incontra di frequente per le strade, in molti angoli e nei parchi. In generale i romeni, sono un popolo molto simile al nostro, anche e soprattutto per la lingua.

Di certo nessuno tornerà da Bucarest raccontando di aver visto una città bellissima, ma sicuramente può essere definita interessante, divertente, magari anche affascinante, sebbene la storia ha lasciato tracce indelebili su quella che un tempo era definita la Parigi dell’Est.

Tra le cicatrici più profonde c’è sicuramente il Palazzo del Parlamento, che lascia sbigottiti per la sua immensità – Versailles a confronto gli fa un baffo! Purtroppo per costruire questa immensa struttura, buona parte della città vecchia è stata demolita. La modernizzazione di Bucarest è imponente: gli enormi blocchi di cemento sono quasi una costante. Ceaucescu (l’ex-dittatore romeno) ha infatti abbracciato l’estetica stalinista ai fini di controllo della popolazione, sfollata dalle campagne e ammassata in questi lugubri palazzoni.

L’unico quartiere che conserva una struttura precedente al dittatore è il centro, dietro piazza Uniri, dove si possono osservare le rovine dell’antica Bucarest ed una serie di palazzi eleganti. Forse però la visita più interessante è proprio quella alle vestigia comuniste della città: la bella piazza della repubblica, la piazza della rivoluzione e il palazzo della stampa libera. Da visitare anche le varie chiese ortodosse, che si trovano quasi in ogni strada. Sono molto simili tra loro, quindi va bene entrare in quelle che si incontrano nei propri percorsi.

Lo stile della città ovviamente riflette, come sempre, la politica e l’economia presente e passata. A partire dagli anni sessanta, i contrasti con l’Unione Sovietica, hanno portato ad una politica estera indipendente e, nel 1965, al varo della nuova Costituzione della Repubblica Socialista di Romania. Proprio in quest’anno è cominciato il governo dittatoriale del presidente Nicolae Ceaușescu, terminato nel 1989 a seguito di una rivolta popolare. Da allora la Romania è un paese democratico e nel 2007 è anche entrato a far parte dell’Unione Europea.

Questo Paese ha avuto una crescita economica (sebbene solo apparente) dal 2003 al 2009 – per questo i grandi palazzoni in cemento – ma la crisi ha colpito anche la popolazione Romena. L’anno di crisi 2009, difatti, ha quasi del tutto annullato la crescita precedente ed il salario medio mensile si è riabbassato nuovamente a circa 1650 lei (RON), pari a 540 euro.

Se si parla con i rumeni e gli si chiede come mai l’economia del loro Stato non riesca a riprendersi – nonostante si vedano persone andare in giro con Porche, Maserati e altre belle macchinine – in molti rispondono che è dovuto al popolo stesso: non c’è crescita perché chi ha i soldi (e non sono pochi) li “tengono in tasca invece di investirli o metterli nelle banche”.

Culturalmente e umanamente un Paese molto bello, la Romania però necessita ancora di crescere, svilupparsi e raggiungere quella stabilità a cui ormai anche molti altri “compagni” Europei agognano. Se però una volta si pensava a questo Stato solo come un posto dove andare ad adottare bambini – la situazione di abbandono infantile non è più così grave – oggi però c’è un faro di speranza che brilla in lontananza.

Non ci rimane altro che fare un brindisi insieme al Conte Dracula ed augurarci che quel faro diventi via via sempre più luminoso.

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