Numeri, la matematica in mostra a Roma
“Non preoccuparti delle tue difficoltà in matematica; posso assicurarti che le mie sono ancora maggiori”. Non è uno scambio di battute tra liceali, ma sono le parole di Albert Einstein, celebre fisico tedesco, ad aprire la mostra “Numeri. Tutto quello che conta da zero a infinito, ospitata fino al 31 maggio 2015 al Palazzo delle Esposizioni di Roma. La rassegna si propone di raccontare al pubblico la duplice essenza dei numeri: da un lato oggetti naturali e utili di cui la società ha bisogno per quantificare, dall’altro costruzioni teoriche con implicazioni linguistiche e culturali che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio, si legge nella presentazione della mostra, curata da Claudio Bartocci con il coordinamento scientifico di Luigi Civalleri.
Il percorso – Articolata in undici sezioni, oltre a due sale di ingresso e di uscita, la mostra ripercorre le tappe del pensiero matematico e il contributo di alcuni importanti protagonisti, attraverso pannelli informativi, postazioni multimediali e interattive, proiezioni di filmati e reperti che guidano il visitatore alla scoperta della matematica. Tra le scienze più affascinanti ma anche tra le materie scolastiche più temute dagli studenti, la matematica è presentata nei suoi molteplici intrecci con altri settori della cultura, dall’arte alla musica, dalla letteratura al misticismo. Le prime sezioni spiegano che cosa sono i numeri e come si arriva a contare e a scrivere mediante i sistemi di numerazione. Si passa alla scoperta dei numeri irrazionali e immaginari e alle loro applicazioni mediante noti teoremi della storia della matematica, fino ad arrivare agli strumenti di calcolo e di misura, ai controversi numeri zero e infinito, agli enigmi dei numeri primi e ai numeri della vita quotidiana.
Contare, misurare, calcolare – La mostra è aperta da una galleria di numeri, un corridoio semioscuro che introduce alla sala dedicata ai numeri come “oggetti naturali”, cioè all’aspetto innato del calcolare. Il modello originale di “testa frenologica” è tra i reperti più curiosi: nell’Ottocento si attribuiva la predisposizione innata al calcolo al “bernoccolo della matematica”, situato nelle regioni frontali del cranio. Per mettere alla prova il “senso della numerosità” dei visitatori ci si può cimentare nel gioco interattivo “Quanti sono?” indovinando il numero esatto di una serie di piccoli oggetti racchiusi in diversi contenitori, una prova di abilità stimolante al pari del modello interattivo del Triangolo di Tartaglia, su cui è possibile evidenziare le varie proprietà dei numeri naturali.
I pannelli informativi chiariscono il significato di numeri naturali, numeri figurati, numeri perfetti e numeri amicabili. Ai numeri primi, quelli che si possono dividere solo per 1 e per sé stessi, è dedicata un’intera sezione, che cerca di esplorarne le applicazioni nel campo della crittografia. Numeri enigmatici per eccellenza, ancora oggi sono al centro di uno dei “sette problemi del millennio”. Il valore simbolico dei numeri riguarda civiltà del passato e popoli del nostro tempo: i babilonesi, che per primi assegnarono valori diversi a una cifra a seconda della sua posizione, il cosiddetto sistema posizionale, associavano i sette pianeti ai sette metalli, mentre il numero 8 è considerato dai cinesi un numero fortunato perché si pronuncia come “fortuna, soldi”. I Masai contano fino a 20 con una sola mano, mentre Aztechi e Maya avevano ideato calendari complessi per registrare anni e date.
Le sezioni dedicate ai numeri irrazionali e agli strumenti di calcolo sono tra le più affascinanti della mostra. I numeri, come la radice quadrata di 2 e il numero aureo, indicato dalla lettera greca ϕ (phi), sono chiamati “irrazionali”, cioè non si possono scrivere in nessun modo sotto forma di frazione, spiega un pannello. Concetti apparentemente complessi di cui viene fornito un esempio pratico: i formati “standard” della carta (A0, A1, A2, A3, A4 ecc.) sono realizzati seguendo il rapporto aureo: il foglio può essere dimezzato sul lato lungo, oppure essere raddoppiato sul lato corto, mantenendo lo stesso rapporto tra i lati. La storia del calcolo è presentata attraverso una serie di strumenti che vanno dai bastoncini di Nepero, ricostruiti in grande scala, a uno dei nove esemplari di Pascalina esistenti al mondo, una macchina calcolatrice seicentesca, di provenienza francese, affiancata da 21 esemplari di calcolatrici storiche, risalenti a fine Ottocento primi Novecento.
La matematica: dimensione astratta e uso quotidiano – Un apparato interattivo permette al pubblico di ricreare il celebre esperimento dell’ago di Buffon, che fornisce un valore approssimato per π (pi greco), forse il numero più famoso della storia della matematica, cioè il rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e quella del suo diametro. Poco noti, ma altrettanto importanti sono i numeri “e” e “i” di cui viene spiegato l’uso: semplificare i calcoli e introdurre vari concetti, come il logaritmo, presentato attraverso il regolo, primo calcolatore tascabile o mediante funzioni complesse ottenute con l’unità immaginaria “i”.
Concetti astratti per il visitatore medio, che potrà trovare applicazioni concrete della matematica attraverso i numeri della statistica, la moneta o il concetto di unità di misura, che si può sperimentare con la “macchina per antropometria” che misura con unità inconsuete i visitatori. Una singolare “mappa dello zero” realizzata dal matematico indiano Brahmagupta nel 628 d.C. è la prima testimonianza che lo zero è un numero, come pure l’infinito, al centro del paradosso “L’albergo infinito di Hilbert”, che incolla il visitatore al video per scoprire come un hotel con infinite stanze, tutte occupate, possa ospitare infiniti ospiti.
Dalla curiosità si passa alla riflessione: un’installazione che mostra dati sempre aggiornati relativi alle attività umane sulla Terra è l’esempio più concreto di come la matematica sia presente nella vita di tutti i giorni, “quantificata” in ogni suo aspetto: “Uomini e donne nascono, muoiono, si sposano, viaggiano, comprano, consumano risorse. I numeri fotografano la vita, nel bene e nel male”.
(di Elena Angiargiu)