Cinema – “Sarà un Paese”: l’Italia raccontata con gli occhi di un bambino
Se fosse un bambino a guardare il nostro amato Paese, come gli descriveremmo le morti di altri bambini a causa degli inceneritori, la fuga di giovani laureati all’estero? Come potremmo giustificare agli occhi indagatori e colmi di speranza di un bambino che l’acqua è un Bene Comune e non dobbiamo lottare contro la sua privatizzazione? Che esiste una Costituzione e che esiste un governo buono e uno cattivo; che spesso è l’illegalità ad avere la meglio? Come raccontare che non siamo soli, che esiste L’Altro e che il limite tra noi e L’Altro è impercettibile ma è nostro dovere curarlo e proteggerlo?
Questi e ancora altri i temi “accarezzati” in Sarà un Paese dal giovane regista emergente Nicola Campiotti. Alla prima del film-documentario il 20 novembre, presso il multisala Barberini di Roma, era presente l’intera troupe insieme all’Unicef e all’associazione Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie) per celebrare la Giornata dedicata al 25° Anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e l’adolescenza. Inoltre “Sarà un Paese” è riconosciuto Film di Interesse culturale nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e inserito nelle proposte di Agis Scuola per l’anno 2014/2015.
Il titolo risuona quasi come una domanda, “sarà un Paese?”. Per rispondere si deve inevitabilmente partire dal “Paese che è”, dal Paese che noi come cittadini, con la nostra partecipazione o con la nostra totale assenza, contribuiamo a far esistere. Da questo bisogno impellente ha origine il viaggio di due fratelli: Nicola, trentenne laureato in filosofia e vittima di una generazione precaria, e il fratello Elia di dieci anni, i cui occhi brillano riflettendo i colori di un mappamondo, un mondo che deve conoscere. Come l’eroe fenicio Cadmo, interpretato in una recita a scuola da Elia, i fratelli ripercorrono le tappe di colui che nella tradizione ha importato l’alfabeto in Grecia cambiando radicalmente la vita degli abitanti. Ma Cadmo è anche fratello di Europa, rapita da Zeus e mai ritrovata.
Teatro, finzione, cinema, documentario si fondono nelle pennellate di Nicola Campiotti, il quale tenta coraggiosamente di ricostruire un affresco di questa Italia, non senza un tocco di immaginazione, che rende l’arte unica. E per farlo si serve degli occhi del piccolo Elia.
Quando un uomo avverte di aver esaurito le proprie risorse, il proprio entusiasmo, quando un trentenne senza lavoro sente di non aver “più nulla da perdere”, allora deve scegliere: chiudersi nella propria monade o aprire gli occhi, daccapo. “Sarà un Paese” è la consapevolezza delle origini ma è anche la necessità di re-inventare le parole per dare nuovo senso alle cose che vediamo. Chiamare le cose con il proprio nome, a volte, non basta. È necessario mettersi in cammino come fanno Elia e Nicola, registrando volti, profumi, luoghi, tradizioni, assaporando gioie e dolori. Questo è l’ambizioso progetto di Campiotti durato “tre anni di intenso lavoro, nel mezzo dei quali vi è un percorso umano, lavorativo e geografico, lungo e profondo, vissuto con il piccolo Elia e con una troupe disponibile e instancabile. Abbiamo viaggiato per metterci in ascolto, per realizzare un piccolo film che potesse parlare direttamente ai bambini e ai ragazzi delle scuole […]”.
Un viaggio per fare esperienza, aperto all’imprevedibile bellezza dell’incontro, felice di sconfinare oltre il senso del limite, poiché “una crescita infinita è impossibile in un mondo finito. Solo l’uomo vuole crescere all’infinito”.
Un’esplorazione immaginaria che parte dal territorio e dalla gente che lo abita. Una speranza sottesa ai 77 minuti di proiezione e che, alla fine, sembra voler esplodere in una visione. La visione e il sogno di un “Paese che sarà!”
di Anna Piscopo
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