Missouri, a Ferguson riesplode la violenza: divampano tensioni razziali mai sopite

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Riesplodono le violente proteste a Ferguson, Missouri: il 24 novembre la scintilla che ha fatto divampare di nuovo il fuoco mai spento, è stata la decisione del Gran Giurì: impossibile  incriminare Darren Wilson, per insufficienza di prove. Il 9 agosto scorso, l’agente di polizia sparò sei volte a Micheal Brown, di soli diciott’anni, nel corso di un fermo le cui circostanze non sono ancora del tutto chiare.

Dopo un periodo di relativa calma e di proteste pacifiche, a Ferguson tornano manifestazioni violente, mentre in tutti gli Stati Uniti la gente scende in strada per mostrare il suo dissenso. Dal momento in cui la decisione è stata resa pubblica all’1.30 di notte ora locale, la Polizia di Ferguson ha proceduto a 29 arresti, 12 sono stati gli edifici bruciati, almeno 150 i colpi di pistola sparati. Il 25 novembre le scuole sono state chiuse, mentre il Governatore del Missouri Jay Nixon ha ordinato lo spiegamento di rinforzi della Guardia Nazionale nella cittadina.

Ad animare l’indignazione non è solo l’uccisione di un ragazzo di 18 anni: tensioni razziali, critica al comportamento della polizia, sono questi i fattori che animano le proteste, pacifiche e non.

Secondo un report del 2013, prodotto dall’Ufficio del Procuratore generale, circa il 92% dei cittadini fermati per ispezioni ai veicoli erano afroamericani, nonostante il ritrovamento di merci di contrabbando o traffici illeciti fosse più incisivo nelle automobili dei bianchi perquisiti. Una tensione chiaramente percepita dalla comunità afroamericana del luogo, che per l’86% è convinta che la polizia si comporti più duramente nei confronti della popolazione di colore (Vedi: www.gallup.com). La contea di St. Louis, risulta poi essere una delle contee dove la segregazione nella distribuzione dei centri abitati è reale, secondo i dati dei censimenti. Si tratta di un sobborgo con una popolazione a maggioranza di colore e dove gli organi ufficiali e della polizia sono composti per la maggior parte da bianchi.

A soffiare sul fuoco dell’indignazione, è stato anche il comportamento della polizia nei giorni immediatamente successivi all’incidente. Per giustificare il fermo del ragazzo, il 15 agosto, il capo della polizia di Ferguson, Jackson, aveva dichiarato che era sospetto per una rapina che aveva avuto luogo pochi minuti prima nelle vicinanze. Affermazione poi smentita: al momento della sparatoria, Darren Wilson non sapeva nulla dell’avvenuta rapina. Un’incoerenza interpretata da cittadini di Ferguson come un tentativo di insabbiare la vicenda. Il biasimo nei confronti della gestione della crisi ha raggiunto note particolarmente aspre quando i giornalisti hanno cominciato a denunciare gli atti di intimidazione e ostruzionismo che la polizia operava nei loro confronti.

Nei mesi di agosto e settembre 6 giornalisti sono stati arrestati, due hanno denunciato intimidazioni e distruzione delle attrezzature da parte della polizia, in palese contraddizione con il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America. Un atteggiamento irrispettoso, visto dall’opinione pubblica come un’implicita dichiarazione di colpevolezza: opinione pubblica già oltraggiata dagli atteggiamenti irrispettosi degli agenti verso il memoriale sorto sul luogo dell’incidente di Micheal e dal rifiuto degli agenti in antisommossa di identificarsi.

Da agosto proteste violente e pacifiche si alternano, ma in seguito alla decisione del 24 novembre la situazione è peggiorata e focolai di manifestazioni violente si accendono in tutti gli Stati Uniti.Il mattino del 25 novembre, il capo della polizia di Contea di St. Louis Jon Berlmar ha dichiarato “Ciò che ho visto stanotte è stato molto peggio anche delle notti peggiori vissute in agosto. Stanotte non ho visto molte proteste pacifiche per le strade”.

Una spirale di violenza che si autoalimenta: è stato documentato un aumento di tweet da un account di un’organizzazione suprematista bianca che incitavano i cittadini bianchi a prendere le armi per difendersi dai manifestanti. Account che è stato intercettato dagli hacker di Anonymous che hanno cominciato a rilasciare al pubblico i dati dei membri del gruppo razzista.

Col passare delle ore incendi, saccheggi e arresti aumentano, in un’escalation che gli appelli alla calma non riescono a frenare. Le manifestazioni pacifiche sono soffocate da quelle violente e ingiustificabili.

Queste violente rivolte hanno portato l’agente di polizia Darren Wilson a dimettersi dal suo lavoro come poliziotto, “nella speranza che la sua rinuncia al suo lavoro potesse aiutare a guarire e calmare la comunità”, come da lui dichiarato ai giornalisti il 30 novembre.

(di Francesca Parlati)

Fonte foto: wikipedia.org

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