Amarcord. Alessandro Melli, il primo protagonista del grande Parma
Il Parma degli anni novanta, la storia più gloriosa dell’ultracentenario club emiliano. Un’intuizione di Nevio Scala, furbo e preparato tecnico di quel Parma, che capì che si poteva andare lontano anche in una città che non aveva mai visto la serie A, anche con calciatori ancora sconosciuti alle grandi platee. Quel Parma vinse tutto in Europa e fu protagonista in Italia mancando, però, il traguardo più importante, lo scudetto. Gli albori di quel Parma videro un nome su tutti, il simbolo del successo coi suoi gol, una firma indelebile nella storia gialloblu: Alessandro Melli.
Figlio di un centravanti parmense degli anni sessanta, Melli compie tutta la trafila giovanile con la maglia del Parma con cui esordisce in serie C nel 1985. E’ un attaccante rapido ed agisce come seconda punta appoggiandosi ad un centravanti classico. La stagione della consacrazione arriva in serie B ed è quella dello storico approdo del Parma in serie A, festeggiato il 27 maggio del 1990 in uno stadio Tardini stracolmo ed impazzito dopo il 2-0 nel derby contro la Reggiana che regala al Parma la matematica certezza della promozione con un turno di anticipo sulla fine del campionato. Melli, maglia numero 7 sulle spalle, segna il gol del definitivo 2-0 proprio al 90′, è l’undicesima segnatura di un campionato che fa drizzare le orecchie alle grandi società della serie A che iniziano ad interessarsi al talento parmigiano nato ad Agrigento. Ma Scala è irremovibile: Melli deve essere un punto di riferimento per il Parma anche in serie A. Ed in effetti la società emiliana resiste alle lusinghe di Fiorentina e Torino, conferma Melli e rinforza la squadra con l’acquisto di tre stranieri che diventeranno colonne portanti del grande Parma: il portiere brasiliano Taffarel, il difensore centrale belga Grun, l’attaccante svedese Brolin, tutti assoluti protagonisti con le loro nazionali ai mondiali americani del 1994, segno che al Parma in quegli anni ci vedevano benissimo.
Il Parma che si appresta a disputare il suo primo campionato di serie A, è una squadra sì ambiziosa, ma conscia anche del fatto che salvarsi non sarà facile, considerato l’elevatissimo livello della massima serie e l’esperienza delle altre 17 formazioni, tutte abituate a disputare la A. Ma quel Parma sbalordisce tutti sin dalla prima giornata quando il Tardini (ancora da ristrutturare, con le curve piccole e lontanissime dal campo) accoglie la Juventus: finisce 2-1 per i bianconeri di Maifredi e Roberto Baggio (che sigla su rigore il 2-0) e sembra l’inizio di una stagione tribolata per il Parma e sfavillante per la Juve. Non sarà così. Il Parma spaventa i bianconeri, ci prova, paga l’inesperienza. Il gol gialloblu lo segna proprio Melli, su calcio di rigore al 90′; è un gol storico, per lui e per il Parma: è il primo in serie A per entrambi. Il Parma, man mano che passano le giornate, si assesta, prende confidenza col campionato, acquista malizia e si posiziona stabilmente nella parte sinistra della classifica. Al Tardini cade il Napoli campione d’Italia (gol di Osio), cade la Roma e viene bloccata sullo 0-0 la Sampdoria futura vincitrice dello scudetto. Il girone d’andata è eccezionale, per il Parma e per Alessandro Melli, indiscusso protagonista di quella squadra: l’attaccante segna a Firenze nella vittoria parmense per 3-2 uno dei più bei gol di quel torneo con doppio palleggio spalle alla porta e destro al volo dal limite dell’area che si insacca sotto la traversa e fa applaudire anche Mario Cecchi Gori, presidente viola ma grande conoscitore di calcio. Ma non basta: Melli è decisivo nella vittoria per 2-0 contro il Cagliari in una partita spigolosa per gli uomini di Scala, ma che diventa forse la molla che fa capire agli emiliani di essere diventati maturi al punto giusto. Prima di Natale, Melli regala l’ennesima gioia al suo pubblico, decidendo la sfida casalinga contro l’Atalanta grazie ad una rete da rapinatore d’area che fa dire al portiere atalantino Ferron a fine partita: “Quando prendi gol così devi solo applaudire chi li segna”. Ma è il 20 gennaio del 1991, ultima gara del girone d’andata, che Melli raggiunge l’apice: il Parma ospita il Milan che non solo arriva da due Coppe Campioni consecutive vinte, ma nell’ultimo mese si è portato a casa anche Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale. Il Tardini fa registrare il record di spettatori, per il Parma è un esame di laurea al cospetto di un professore esigente e severo. E’ Melli a prendersi sulle spalle la squadra ed un’intera città: alla fine del primo tempo è già tutto deciso: il Parma vince 2-0 con doppietta dell’attaccante (primo gol con tiro al volo, secondo al termine di un’azione corale che porta Melli ad insaccare a porta vuota) e manterrà il risultato fino alla fine. Al termine della partita, sotto il naso di Melli si piazzano centinaia di microfoni, lui non sa quasi cosa dire, è così emozionato che si è anche tagliato facendosi la barba e si presenta in sala interviste con un bel segno sul mento. Dice che 10 gol in 17 partite sono tantissimi e che non se lo aspettava, ma rende merito alla sua squadra e al suo allenatore perchè ciò che più lo rende felice è vedere il Parma volare.
Il Parma vola davvero, è vicinissimo ad Inter e Sampdoria che si stanno giocando lo scudetto, ha messo sotto il Milan, offre un calcio semplice ma divertente. Nel girone di ritorno, la squadra si conferma ed al termine del campionato raggiungerà un incredibile sesto posto che varrà la qualificazione Uefa, risultato strabiliante per una neopromossa al primo anno di serie A. Melli abbasserà la sua media realizzativa, andrà in gol solo 3 volte nel ritorno chiudendo a 13 ma confermandosi come il miglior marcatore della squadra. In estate tornano a farsi sentire le sirene per l’attaccante, ma il Parma da quell’orecchio proprio non vuol sentirci, Melli stesso è felice in Emilia e non si muove. Ormai è una star, un divo, la sua carriera può prendere una strada lastricata d’oro e di successo e lui inizia prenderne consapevolezza. La stagione 91-92 sarà l’inizio dei trionfi del grande Parma, Melli è ancora lì a trasformare in gol i sogni del popolo del parmigiano: l’attaccante farà faville in Coppa Italia dove diviene capocannoniere del torneo ed è determinante per lo storico successo degli emiliani che vincono la coppa nella doppia finale contro la Juve: la sconfitta per 1-0 del Delle Alpi, infatti, viene ribaltata e spazzata via nel ritorno al Tardini dove Melli fa l’1-0 e Osio sigla il radoppio che regala al Parma il primo trofeo della storia. Melli è il simbolo di quella vittoria e i gol di coppa fanno passare in secondo piano un rendimento mediocre in campionato con sole 6 reti realizzate, in pratica la metà dell’anno prima. Nevio Scala, intanto, non gli risparmia qualche bacchettata imputandogli una simpatia eccessiva per il gentil sesso che potrebbe minare il rendimento in campo, tanto dal punto di vista fisico quanto da quello mentale; le fidanzate di Melli diventano discorso fisso nei bar e nei ritrovi di Parma, qualcuno lo invidia, qualcun altro ridacchia sotto i baffi, qualcun altro ancora si arrabbia quando poi Melli la domenica non arriva in tempo su qualche pallone per mancanza di fiato.
Eppure il ruolo da protagonista se lo tiene ben stretto: la stagione 92-93 è ancora trionfale, per lui e per il Parma: in campionato Melli fa 12 gol e il Parma si piazza ancora una volta tra le prime, in Coppa delle Coppe i ducali sono uno schiacciasassi, arrivano sino alla finale di Wembley contro i belgi dell’Anversa che nulla possono davanti allo strapotere della squadra italiana che vince 3-1 e solleva il primo trofeo internazionale della sua storia; Melli segna di testa la rete del 2-1, poi corre con le braccia al cielo verso i suoi increduli tifosi. Quel gol e quella finale saranno per lui il canto del cigno. L’arrivo del colombiano Asprilla, infatti, e qualche acciacco muscolare di troppo, iniziano a limitare le presenze in campo di Melli che nella stagione 93-94 segna solo 5 gol, tanto che in estate il Parma lo cede alla Sampdoria perdendo uno dei più grandi interpreti di quella cavalcata nata in serie C e giunta sino alle più alte vette europee. A Genova le cose non vanno per il meglio e Melli segna solo una rete in 8 partite (al Padova), poi prima di Natale viene inserito nello scambio col Milan che riporta Ruud Gullit sotto la Lanterna e conduce Melli all’ombra del Duomo. L’esordio in rossonero è nel derby contro l’Inter: Melli ha la palla buona per il 2-1 ma cicca il tiro mancando quello che sarebbe potuto essere un battesimo da incorniciare. Poi si fa male e per mesi nessuno sa nulla di lui: Capello, allenatore del Milan, glissa (“Melli sta recuperando pian piano, ma ho comunque grandi attaccanti in rosa”), sui giornali esce ogni tanto un trafiletto in cui si legge che Melli ha ripreso ad allenarsi, che Melli corre con i compagni, che Melli sarà l’acquisto del Milan dell’anno che verrà. Torna per le ultime giornate di campionato e fa gol nell’ultimo turno a Firenze segnando la sua prima ed unica rete in maglia rossonera. Già, perchè l’estate del 1995 porta al Milan Roberto Baggio e George Weah, e Capello di Melli non sa cosa farsene, così l’ex attaccante del Parma torna a casa, proprio in Emilia dove la gente lo accoglie come il figliol prodigo, ma Scala è molto chiaro: le gerarchie sono cambiate, il posto da titolare per Melli non c’è più. Tuttavia, il primo anno è discreto e Melli riesce a segnare 5 gol. Ma non ha più il guizzo di un tempo, in più non sente la fiducia della squadra e dell’allenatore.
Il ciclo di Nevio Scala è finito, a Parma arriva Carlo Ancelotti e per Melli gli spazi si riducono ancora di più: gioca appena 18 spezzoni di partita senza mai andare in gol e capisce che il suo tempo in Emilia è ormai compiuto. Ad aspettarlo, però, non ci sono più gli squadroni di un tempo, infortuni e rendimento alterno ne hanno abbassato quotazioni economiche e valutazioni tecniche, viene ormai considerato un calciatore sul viale del tramonto, nessuno si fida del suo carattere e dei suoi muscoli. Il calcio, del resto, è da sempre così ed ha pochissima memoria storica, facendo valere solo ed esclusivamente il qui e ora. Melli finisce al Perugia, in serie B, contribuisce in minima parte al ritorno in A degli umbri e nelle due successive annate nella città del cioccolato segna appena due gol, uno a campionato, trovando spazio col contagocce sia dalla coppia Castagner-Boskov nel primo anno, sia con Carlo Mazzone nel secondo. Melli appare lontano parente dell’attaccante ammirato a Parma, ha perso velocità, spunto e senso del gol, è ormai troppo lento. Chiude la carriera da calciatore ad Ancona in serie B segnando nel 2000-2001 gli ultimi 4 gol di una carriera forse inferiore al talento che aveva. Forse qualche donna di troppo a distrarlo nel momento culminante della sua storia, forse un carattere troppo pigro. Chissà.
Appesi gli scarpini al chiodo, Melli indossa giacca e cravatta intraprendendo la carriera di direttore sportivo, ruolo che ricopre al Parma dal 2005. Oggi Alessandro Melli ha qualche chilo in più e qualche capello in meno, ha mantenuto alcuni lati ombrosi del suo carattere litigando di tanto in tanto da panchina a panchina con allenatori e dirigenti avversari. Eppure il suo nome resta e resterà per sempre legato al primo Parma in serie A, una squadra nata dal nulla e che si è fatta largo in Italia ed in Europa partendo proprio dai gol di Alessandro Melli, la cui carriera è durata in pratica lo spazio di 4 anni, abbastanza però per mantenerlo nell’Olimpo degli dei parmensi.