Steve Jobs: l’eco, e l’ego, di chi ha in parte cambiato le nostre vite
Il titolo potrebbe sembrare un po’ forte, ma in realtà possiamo dire che è andata proprio così, prima con l’iPod, poi con iTunes ed infine con l’iPhone, Steve Jobs è riuscito in qualche modo a lasciare un segno indelebile nella storia, indirizzando più o meno tutti quanti noi nella direzione degli mp3 prima e degli smartphone poi.
Mentre da vivo Jobs, riusciva ad ammansire e a plasmare con il suo carisma le situazioni e le persone, ora che è venuto a mancare non c’è momento in cui la sua figura non venga tirata in ballo per questioni non sempre legali, ma fondamentalmente, più spesso, dalla natura poco nobile.
La questione del contendere riguarda questa volta dei fatti che possono essere ricondotti alla biografia autorizzata dallo stesso Jobs e scritta da Walter Isaacson, il quale ha avuto il privilegio di scavare in profondità nella vita di Jobs e dei suoi cari, riuscendo quindi anche a mettere a nudo gli aspetti più nascosti o comunque meno nobili del suo carattere, dalla figlia riconosciuta tardivamente, al grande egoismo della sua persona.
Bello o meno che sia, del merito va riconosciuto alla scelta di Jobs, di affidare il compito della biografia non ad un ghost writer ma quanto piuttosto ad un buon giornalista e biografo, che come da richiesta si è impegnato a scrivere una biografia e non un libro di encomi.
Questa volta a trascinare la Apple in tribunale, a Oakland per la precisione, un’accusa di violazione delle leggi antitrust e il favoreggiamento di condotte non conformi alla legge, non solo in materia di antitrust ma anche di sfruttamento oligopolistico del mercato.
Stavolta a tradire Jobs e la Apple le e-mail scambiate con i suoi collaboratori all’epoca del primo iPod ed in coincidenza con il lancio di Music Match, uno dei concorrenti di iTunes.
Jobs per mantenere la posizione di vantaggio sul mercato, ottenuta anche sfruttando degli accordi per la vendita in esclusiva sul portale di Apple voleva assicurarsi che “… quando Music Match lancia il suo negozio online, non sia accessibile dall’iPod”, questa può apparire come una scelta, ma il chiaro riferimento ad un concorrente, in una condizione di libero mercato può rappresentare un problema di natura legale.
Sempre in questa contestazione troviamo un’altra frase di Jobs, stavolta riferita al fatto di aver tentato (e a quanto pare di esserci riuscito) a creare un cartello per la vendita di musica ad un prezzo fixed “Sì, il cliente pagherà di più, ma è proprio quello che vogliamo “, questa frase per altro fu citata all’interno della biografia ed è una delle violazioni più gravi in un mercato libero e deregolato come quello americano.
Chissà quale sarà lo svolgimento della causa, fatto certo è che anche se morto, Jobs riesce sempre a dare eco alla sua azienda e a sé stesso, forse proprio come il Dorian Gray di Oscar Wilde, non importa che sé ne parli bene o male, l’importante è parlarne?
(di Francesco Galati)