Il ricordo della Shoah al cinema
27 gennaio, Giornata della Memoria. Per non dimenticare tutto il male di cui è stato capace l’uomo, nel 70esimo anniversario della Shoah, sarà bene guardare un film che riporti alla mente le sofferenze e la morte inflitte a milioni di persone.
La vita è bella. Italia, 1997. Di Roberto Benigni, con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini, Giustino Durano, Sergio Bini (Bustric), Horst Buchholz.
È il sesto film di Benigni regista, vincitore di numerosi premi tra cui 5 Nastri d’Argento e 3 Oscar (miglior film straniero, miglior attore per Benigni e migliore colonna sonora per Nicola Piovani). Quando, nell’ottobre 2001, il film venne trasmesso da Rai 1, fu visto da oltre 16 milioni di telespettatori, dato d’ascolto in assoluto più alto per un film nella televisione italiana, che batteva il precedente record de Il nome della rosa (1988).
È ambientato nell’Italia di fine anni ’30. Il protagonista, Guido Orefice, è un ebreo toscano che dalla campagna si trasferisce ad Arezzo e si innamora della maestra Dora. La sposa, sono felici e hanno un figlio, Giosuè, ma a un certo punto la vita prende un’altra piega: arrivano gli anni delle leggi razziali e delle deportazioni. Guido e Giosuè vengono deportati in un campo di concentramento, mentre Dora, che non è ebrea, li segue volontariamente. Il film è diviso in due parti distinte tra loro, ma complementari: parlano di amore di coppia, prima, di amore per un figlio, poi. Per proteggere Giosuè dall’orrore che li circonda, Guido fa credere al bambino che stanno partecipando a un gioco a premi, con tante prove da superare per vincere un vero carro armato.
Schindler’s list. USA, 1993. Di Steven Spielberg, con Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall, Jonathan Sagalle, Embeth Davidtz, Malgoscha Gebel, Beatrice Macola.
Tratta dal romanzo La lista, dell’australiano Thomas Keneally, la pellicola ha vinto 7 premi Oscar: film, regia, fotografia (in bianco e nero tranne il prologo e l’epilogo), musica, montaggio, scenografia e sceneggiatura. È il film che consacra Spielberg nell’Olimpo dei grandi registi.
Narra la storia di Oskar Schindler, industriale tedesco che si arricchisce entrando in affari con i nazisti e usando manodopera di ebrei per la sua attività. Tutto procede come previsto fino al momento in cui l’uomo inizia ad affezionarsi a quelle persone, così che, dopo varie vicissitudini, arriva a salvarne più di mille dalla camera a gas.
Il diario di Anna Frank. USA, 1959. Di George Stevens, con Millie Perkins, Joseph Schildkraut, Shelley Winters, Ed Wynn, Richard Beymer, Lou Jacobi, Diane Baker, Gusti Huber.
Il film è tratto dal dramma di Frances Goodrich e Albert Hackett ed è basato sul Diario (1946) di Anna Frank. Ha vinto tre Oscar: fotografia, scenografie e miglior attrice non protagonista per Shelley Winters.
La trama si svolge nel 1942. Una famiglia di ebrei olandesi si nasconde in alcune stanze di una casa di Amsterdam. Una delle figlie, Anna, riceve come regalo per il suo compleanno un diario, su cui annota le proprie sensazioni, ciò che accade in famiglia e nel mondo esterno. Il nascondiglio durerà solo due anni. Nel 1944 fu scoperto dalle SS che deportarono tutti in un campo di sterminio.
Il bambino con il pigiama a righe. 2008, USA, UK, Ungheria. Di Mark Herman, con Asa Butterfield, David Thewlis, Vera Farmiga, Jack Scanlon, Amber Beattie, Rupert Friend, David Hayman.
La pellicola è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di John Boyne. Ha vinto un British Independent Film Awards 2008 (miglior attrice: Vera Farmiga) e uno Young Artist Awards 2008 (migliore attore giovane: Asa Butterfield).
Nella Berlino degli anni ’40 nasce un’amicizia tra due bambini separati da un filo spinato. Uno è Bruno, il figlio di un ufficiale nazista, l’altro è Shmuel, ebreo detenuto nel campo di concentramento confinante con la casa di Bruno. Questi porterà cibo all’amico e sfidando i moniti materni si spingerà ben oltre i muri innalzati dall’odio razziale degli uomini.
(di Laura Guadalupi)