Coppa d’Africa: il trionfo della Costa d’Avorio orfana di Drogba
La Costa d’Avorio si porta a casa la Coppa d’Africa 2015, la seconda della sua storia, al termine di una competizione in cui, forse per la prima volta negli ultimi quindici anni, non partiva con i favori del pronostico. Ha vinto proprio nell’anno dell’addio alla nazionale del suo uomo simbolo di tutti i tempi, Didier Drogba, assente nel primo trionfo ivoriano del 1992 in quanto ancora bimbo, assente oggi.
Vince la Costa d’Avorio nella fotocopia della finale del 1992 in Senegal quando in finale contro il Ghana prevalse dopo oltre 20 calci di rigore, esattamente come stavolta in Guinea Equatoriale quando i ghanesi sembravano avere la coppa in tasca dopo le prime due serie di tiri dal dischetto con due reti e due errori degli elefanti. Invece la Costa d’Avorio si è ripresa e alla fine nell’undicesima battuta dagli undici metri, il portiere ivoriano Barry, trentacinquenne titolare per caso dopo l’infortunio alla vigilia del torneo del più giovane Gbohouo, ha parato il tiro del collega Razak per poi realizzare il rigore decisivo che incorona campioni d’Africa i suoi dopo 23 anni. Come la Spagna campione d’Europa nel 2008 dopo una serie interminabile di beffe e alla prima competizione senza il leader Raul, anche la Costa d’Avorio porta a casa un successo non potendo più contare sul suo cannoniere principe, quel Drogba che ha detto addio alla nazionale del suo paese dopo i mondiali brasiliani ed i continui litigi (anche per motivi religiosi) con Yaya Tourè, divenuto ora il grande protagonista della squadra in tenuta arancione. Grandi complimenti anche al tecnico della Costa d’Avorio, il francese Renard, alla seconda vittoria in Coppa d’Africa dopo il successo con lo Zambia nel 2012 quando battè in finale sempre ai rigori proprio la Costa d’Avorio. Beffato il Ghana, una delle grandi pretendenti al titolo alla vigilia del torneo, che paga ancora la lotteria dei rigori, come nel ’92 sempre con gli ivoriani, come nel 2013 nella semifinale col Burkina Faso, come ai mondiali del 2006 ai quarti di finale con l’Uruguay.
Nel complesso è stata una Coppa d’Africa deludente, pochi talenti, poche partite degne di nota, poche rivelazioni sia in termini di calciatori che di squadre. Tante delusioni, invece, a partire dal Camerun, fatto fuori già nel primo turno, per proseguire con Algeria e Tunisia, eliminate ai quarti di finale, anche se i tunisini recriminano non poco per il calcio di rigore inesistente assegnato ai padroni di casa della Guinea Equatoriale con l’arbitro protagonista dell’orrore poi squalificato per sei mesi. Ha deluso il Sudafrica, subito eliminato, ha deluso il Burkina Faso, anonimo e liquidato nella prima fase dopo la finale raggiunta e persa con la Nigeria (che quest’anno neanche si è qualificata) nel 2013. Ha ben impressionato la Repubblica Democratica del Congo (l’ex Zaire, per intenderci), giunta fino alla semifinale e sconfitta dalla Costa d’Avorio futura trionfatrice. Segnali di ripresa dal Senegal, uscito sì al primo turno, ma in grado almeno di giocarsi la qualificazione fino all’ultimo.
Si chiude così una competizione che ha incoronato la Costa d’Avorio, definita negli ultimi vent’anni una generazione di fenomeni incompiuta e riuscita invece a portare a casa una vittoria proprio ad un passo dalla pensione di tanti di quei fenomeni; non da Didier Drogba che però, c’è da scommetterci, avrà sofferto nella sua casa di Londra davanti alla tv. Sofferto e alla fine gioito per il suo paese. La Coppa d’Africa torna nel 2017, il dove ancora non è stato deciso, ciò che è sicuro, però, è che non ci sarà il Marocco, punito per il rifiuto di ospitare e giocare la manifestazione di quest’anno ed escluso per le prossime due edizioni del torneo continentale.
(di Marco Milan)