A Bari il 1° Festival della Comunicazione e Informazione
Il 20 e 21 febbraio si è tenuta a Bari la prima edizione del Festival della Comunicazione e dell’Informazione. Il padiglione 10 della Fiera del Levante ha ospitato la due giorni di lavoro dove esperti del settore, tra cui giornalisti e comunicatori istituzionali, hanno dibattuto e si sono confrontati su argomenti di stringente attualità circa lo stato dell’arte della comunicazione e dell’informazione e l’immediato futuro che le attende in un villaggio globale sempre più interconnesso e social. Il Festival è stato organizzato dal Consiglio Regionale della Puglia e dal Co.Re.Com Puglia, in partnership con l’Ordine dei Giornalisti e l’Associazione della Stampa di Puglia, l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari e la Fiera del Levante.
Oltre a conferenze e workshop, tra cui un’ampia finestra dedicata all’Europa, la due giorni è stata arricchita dalla presenza di desk espositivi in rappresentanza delle eccellenze pugliesi della comunicazione, delle istituzioni e dei media. Tra gli espositori, La Gazzetta del Mezzogiorno e Impresa Metropolitana.
Molti gli interrogativi ai quali si è tentato di dare delle risposte. Nel corso del primo appuntamento del festival, intitolato: “Storytelling. Narrazione giornalistica e opinione pubblica” ci si è chiesti, ad esempio, come può la narrazione giornalistica confrontarsi con il fatto che basta uno smartphone perché chiunque possa diventare un terminale d’informazione sul territorio. Come difendersi, cioè, da disinformazione e sovrabbondanza d’informazione? È emerso che il giornalista deve tornare ad approfondire gli argomenti, a studiare. Per dirla con Biagi e Montanelli, deve tornare a consumarsi le suole delle scarpe, ovvero andare a verificare di persona quanto scrive. Non solo, ma deve pure avere coscienza civica, cioè la convinzione di svolgere un ruolo di mediazione con il pubblico. Della funzione mediatrice del giornalista si è parlato anche nell’ambito di “L’edicola in rete”, altro appuntamento in programma. Stefano Costantini del quotidiano “La Repubblica” ha affermato che, di fronte al dilagare dell’informazione anche attraverso i social network, “mai come adesso c’è bisogno di giornalisti, ovvero professionisti dell’informazione, che gestiscano il flusso informativo e diano un’agenda ai propri lettori, uno strumento con cui orientarsi”. Altro quesito ha riguardato il futuro dei giornali. È innegabile che l’avvento del web ha trasformato profondamente le dinamiche e la struttura stessa delle redazioni dei giornali, dove la nuova tendenza è integrare i giornalisti della carta stampata con la redazione del sito. Ma che dire dell’informazione online, che è totalmente gratuita? Sempre Costantini ha prospettato un duplice problema. Se, da un lato, non si può non investire nell’online, dall’altro lato, bisogna trovare delle forme che consentano di ottenere ricavi. Per il giornalista RAI Enzo Quarto, altro relatore dell’incontro, ci troviamo davanti a un cambiamento epocale e quella in cui viviamo è “una società in decadenza”, espressione con cui non si vuole indicare necessariamente qualcosa di negativo, ma va intesa come una società “agli albori di qualcosa di nuovo”. La categoria dei giornalisti ha subìto una perdita di credibilità perché nel tempo ha sostituito alla regola delle 5W le regole del marketing, dell’economia, e così “si è fatta concorrenza sul consumatore-lettore, piuttosto che sulla persona da informare”. Quarto ha quindi auspicato che si arrivi a un’etica della verità, cioè che i giornalisti tornino ad essere mediatori e credibili già sul web. Questa nuova etica, ha aggiunto, è “il punto di partenza su cui rifondare i nuovi albori e risorgere dalla decadenza sulla dinamica della società digitale”.
(di Laura Guadalupi)