Libri – L’humor inglese non delude mai

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mortdecai

LIBRI – Innanzitutto, se non vi piace il tipico humor inglese degli anni ’70, non vi consiglio neppure di leggere questa recensione né tantomeno il libro. Se doveste però essere curiosi a riguardo, allora vi suggerisco decisamente di proseguire nella lettura e correre anche nella libreria a voi più vicina!

Poco prima dell’uscita dell’omonimo film, la Piemme ha ben deciso di presentare il primo volume della trilogia criminale di Kyril Bonfiglioli, Mortdecai. I libri originali, in realtà sono usciti nelle librerie inglesi circa quaranta anni fa, con una copertina anche decisamente diversa. Nella versione Piemme – per ovvie scelte di marketing – è stato posto in copertina il faccione di Johnny Depp, protagonista del film.

Questo è solo il primo volume di una divertentissima trilogia poliziesca inglese, basata sul personaggio di Charlie Mortdecai, mercante d’arte dalla moralità incerta e dai molteplici vizi.

La bellezza di questo personaggio, è che nonostante sia stato “delineato” tantissimi anni fa, è che risulta ancora molto attuale grazie anche alla sua splendida ironia.

Mortdecai ha gusti molto raffinati – a volte al limite del grottesco – un debole per i liquori e le belle donne, ma soprattutto ha la capacità di contrabbandare in opere d’arte in giro per il mondo e di saper assolutamente riconoscere un pezzo vero da uno falso.  In questo primo volume, il protagonista deve portare il quadro “La Duchessa di Wellington” di Goya a Milton Krampf, un multimiliardario americano.

Da una cosa tanto semplice però, ne vengono fuori una serie di rocambolesche sventure ed il Sig. Mortdecai si ritrova ad essere inseguito dai servizi segreti di tutto il mondo.

Divertentissimo, lo scambio di battute di C. Mortdecai con Martland, suo ex compagno di scuola e poliziotto pedante e decisamente privo di gusto (a detta del primo):

“In quella robaccia che legge, Martland ha trovato scritto da qualche parte che gli uomini massicci camminano con sorprendente grazia e leggerezza: di conseguenza, saltella come un elfo corpulento che spera di essere rimorchiato da un troll. Caracollò dentro, nell’assurdo tentativo di sembrare agile e felino nonostante le natiche minacciosamente ondeggianti.

«Non ti alzare» disse sarcastico, quando si accorse che non avevo minimamente intenzione di farlo. «Mi servo da solo».

Ignorando le invitanti bottiglie sul carrello, andò a stanare a colpo sicuro la grande caraffa Rodney nel ripiano basso e si versò una generosa dose di quello che riteneva il mio Taylor del ’31. Punto per me, perché invece l’avevo riempita con un Porto Malato incredibilmente perfido. Non se ne accorse: due punti per me. D’altra parte, è soltanto un poliziotto.”

Altro personaggio che ho sinceramente apprezzato, per quanto secondario, è il maggiordomo/guardia del corpo/cameriere/tuttofare Jock. Dall’aspetto grezzo e la mente non molto sveglia, sa però essere fedelissimo al suo padrone fino all’ultimo.

La storia è narrata in prima persona da Mortdecai, cosa che a volte complica un po’ le cose nel lettore in quanto il pensiero o le azioni del protagonista vengono raffigurate a volte in maniera confusionaria e con metafore rocambolesche.

Una lettura divertentissima, in puro stile anni ’70 e piena di riferimenti colti che fortunatamente la traduttrice ha tenuto a spiegare alla fine del volume.

Nel caso voleste leggere la trilogia per intero, i titoli originali dei tre volume sono:

Don’t Point That Thing At Me (Weidenfeld and Nicolson, 1973)
Something Nasty In The Woodshed (Macmillan, 1976)
After You With The Pistol (Secker and Warburg, 1979).

di Arianna Catti De Gasperi

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