Morte Walter Scott, “Black lives Matter” diffonde il video
Sabato 4 aprile, gli Stati Uniti sono tornati a indignarsi per la violenza della polizia. A North Charleston, in South Carolina un agente di polizia ha sparato, uccidendolo, un uomo di cinquant’anni, Walter Scott, afroamericano. L’uomo era stato fermato per un faro della macchina non funzionante.
Nel primo rapporto dell’agente, Micheal Slager, si legge che il poliziotto aveva inseguito Scott, dopo che questi aveva provato a fuggire a piedi. Secondo la sua dichiarazione, Scott gli avrebbe preso il taser, minacciandolo: solo a questo punto, sentendosi minacciato, Slager gli avrebbe sparato. Il video registrato da un passante sul suo telefonino, però racconta una storia diversa: durante una colluttazione si vede Scott che cerca di scappare dal taser, senza cercare di appropriarsene; quando riesce ad alzarsi e a correre via, Slager gli spara otto volte alle spalle, uccidendolo. Proprio il video ha portato all’arresto dell’agente per omicidio, che adesso rischia da un minimo di 30 anni di prigione alla pena di morte.
Il video è stato diffuso dall’organizzazione Black lives Matter, fondata dopo un altro episodio simile, l’uccisione di Micheal Brown a Ferguson, Missouri. La stessa organizzazione continua ad organizzare manifestazioni in tutta gli Stati Uniti. Negli ultimi 5 anni l’uso della forza da parte della polizia è sempre più al centro dell’attenzione, specialmente l’uso della violenza sugli afroamericani.
Non è la prima volta che un video documenta l’uso quasi sistematico della violenza: il 17 luglio 2014 era stata la morte di Eric Garner, soffocato da cinque poliziotti, a innescare le proteste. Il 22 novembre era stata la morte di Tamir Rice, 12 anni, ferito mortalmente da un agente mentre giocava con una pistola giocattolo al parco, a scuotere ulteriormente le coscienze. Anche in questo caso è un video a registrare l’accaduto, ad attestare le conseguenze di un sistema che andrebbe riformato.
Le dichiarazioni dei cittadini di North Charleston non differiscono molto da quelle dei cittadini di Ferguson: la disparità del trattamento razziale da parte della polizia è reale. Come ha dichiarato il reverendo Thomas Dixon, voce di rilievo della comunità afroamericana di North Charleston, “C’è un’eredità di un sistematico pregiudizio razziale. Non credo che quello che è successo sia colpa del capo della polizia. Il problema è intrinseco”.
La polizia e la città, infatti, dopo la diffusione del video, non hanno esitato ad assumersi le proprie responsabilità: oltre a licenziare e ad arrestare Slager, si cerca di promuovere altre misure per controllare gli agenti, come l’acquisto di telecamere che gli agenti dovranno indossare, per monitorare il loro comportamento.
Per tutta la settimana la città è stata luogo di manifestazioni, tutte pacifiche, come desiderato dalla famiglia di Scott. Il luogo dell’omicidio è diventato un luogo di pellegrinaggio, dove stanno confluendo persone da ogni parte degli Stati Uniti, a deporre un fiore o un messaggio di speranza.
(Francesca Parlati)