Libri – Quando le suocere ne sanno una più del diavolo

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di Arianna Catti De Gasperi

E’ sempre interessante leggere volumi di politica di qualche anno fa, anche solo pochi, per vedere poi se le teorie degli scrittori si sono avverate o se corrispondono attualmente alla realtà. Proprio per questo il libro che analizziamo oggi è un saggio politico del 2012 scritto dal famoso professore di Scienza Politica Ilvo Diamanti: Gramsci, Manzoni e mia suocera.

Come ci dice l’autore, gli esperti di politica fanno sempre più fatica a orientarsi in un territorio mobile, di cui è facile smarrire la mappa. Anche perché concentrano l’attenzione sui protagonisti della ribalta politica – i governi, le istituzioni, i partiti – e trascurano il retroscena sociale. In particolare, ignorano quei “microclimi d’opinione” che improntano i mondi locali e i rapporti interpersonali. In questo modo, però, molti fenomeni diventano invisibili e inspiegabili.

Il problema, a quanto pare, è che gli specialisti politici – di cui fa parte Diamanti stesso – non riescono più a comprendere i cambiamenti: forse a causa di un mondo che gira troppo velocemente o forse perché concentrano la loro attenzione solo a livello “macro”, quindi sulle istituzioni e sugli attori politici, dimenticandosi della società.  I politici si dimenticano, spesso e volentieri, che in genere prevalgono le relazioni interpersonali e locali. Se solo Diamanti avesse scritto questo libro un anno dopo, avrebbe dovuto ricredersi vedendo il “lavoro di piazza” effettuato da Grillo.

Tuttavia, l’autore di questo saggio ci spiega che il “clima d’opinione” non può essere considerato solo il prodotto della comunicazione progettata e dispiegata dalle istituzioni, dai poteri, dai media a livello centrale. I messaggi che definiscono l’Opinione Pubblica sono, infatti, mediati dai “micro-climi d’opinione”.

Oggi stesso, d’altronde, nelle aree a forte presenza elettorale leghista, e quindi nelle province del Nord, gli elettori e i simpatizzanti del Carroccio sembrano convinti che la Lega, nonostante sia alleata di Berlusconi e al governo insieme a lui da un decennio (con la breve parentesi del governo Prodi), in effetti stia all’opposizione. La percepiscono come un Sindacato del Nord, impegnato a Roma a difendere gli interessi padani. A “portare a casa” il federalismo. Contro tutti. A ogni costo.

Ma cosa c’entra la suocera di Diamanti con un libro sulla politica? Beh, è il tipico esempio di senso comune:

Racconto, a titolo di esempio “pop”, un fatto capitato qualche tempo fa, che mi è stato raccontato da una testimone privilegiata, ai miei occhi credibile e attendibile. Mia suocera. Recatasi al supermercato vicino a casa nostra, in fila davanti alle casse si trovò accanto a una “vecchina” (così la definì mia suocera, che, peraltro, ha ottant’anni). Intenta a guardare il carrello, quasi vuoto, l’anziana signora si lamentava. Perché il carrello ogni mese era sempre più vuoto, visto che la pensione le permetteva un potere d’acquisto sempre più ridotto. Ce l’aveva con i politici, responsabili della sua condizione. Ce l’aveva soprattutto con il governo, per definizione primo e diretto “colpevole” dei suoi problemi personali di bilancio. E inveiva apertamente, neppure in modo troppo silenzioso. Tanto che al colmo della rabbia esplose in un’invettiva contro quel “p… di Prodi”. Il principale colpevole. Sempre lui. Anche se da anni governava Berlusconi. E Prodi, ormai, non faceva (e non fa) più politica attiva. Ma il “senso comune” le impediva di accettare e riconoscere la realtà. Di mettere in discussione le sue convinzioni, le sue certezze. Più e prima che “politiche”: “personali”. Incardinate nella sua visione del mondo e della vita. Condivise con la sua cerchia di relazioni quotidiane. 

L’autore ha dunque preso spunto da questo episodio e provato a riflettere sulle ragioni del perché una persona possa attribuire le responsabilità di un governo a un esecutivo del passato.

Le ragioni sono, secondo Diamanti, semplici e palesi: gli esseri umani si definiscono in opposizione al “nemico” e per farlo è comodo usare le categorie del passato, specie quando quelle del presente sono poco chiare. Questo risulta poi facilissimo in Italia perché dal 1948 in poi poco o niente è cambiato nell’appartenenza politica: le regioni rosse, sono rimaste rosse, quelle bianche hanno mutato colore, ma non i valori professati e i nemici da battere. Ed è proprio per questo che gli studiosi di politica sbagliano previsioni. Infatti, scambiano la pluralità delle opinioni per l’Opinione Pubblica, ragionano sulle strutture dello Stato e non su fenomeni come l’esperienza di vita, la trasmissione dei valori in famiglia e nella cerchia degli amici.

In definitiva, Diamanti li accusa di essersi adagiati sull’alloro del “senso comune” politologico che va in contrasto con il “buon senso”.  Con il tempo, infatti, il “senso comune” che si è stato inculcato così a lungo da farcelo credere vero, ci impedisce di capire cosa succede nel mondo reale.

Al contrario di quanto molti pensano, l’influenza dei media è meno determinante di quanto i politologi sospettino, dato che, come aveva scritto Bourdieu nel 1996, gli individui si espongono ai media più per trovare conferma alle loro opinioni che per cambiarle. Diamanti sostiene dunque che le campagne elettorali più efficaci sono quelle che mirano non tanto a cambiare il senso comune, ma ad intercettarlo e a scriverlo all’interno delle proprie strategie politiche e comunicative.

Infine, l’autore cita anche Manzoni che, quando ricostruiva la caccia agli untori nella Milano sconvolta dalla peste, sapeva perfettamente che non tutti gli abitanti erano davvero caduti in preda alla follia collettiva. «C’era pur qualcuno che non credeva agli untori, ma non poteva sostenere la sua opinione contro l’opinione volgare diffusa». Scriveva infatti, «il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune».

Note sull’autore:

Ilvo Diamanti, professore di Scienza politica e Comunicazione politica presso l’Università di Urbino Carlo Bo, è presidente della Società Italiana di Studi Elettorali. Scrive Mappe e Bussole per il quotidiano La Repubblica. Tra le sue pubblicazioni: con Donzelli La Lega (1995) e Il male del Nord (1996); con il Sole 24 Ore Politica all’italiana (2001); con il Mulino Mappe dell’Italia politica (2009); con Feltrinelli Sillabario dei tempi tristi (2011).

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