Stadio della Roma, Pallotta in Campidoglio: dubbi e certezze sul progetto di Tor di Valle
Un mare di parole, qualche certezza e soprattutto molte polemiche accompagnano James Pallotta e la Roma nel lungo e travagliato percorso che dovrebbe portare alla costruzione del nuovo stadio di Tor di Valle. Un altro importante passo verso la realizzazione della nuova casa giallorossa è atteso proprio nel corso della giornata di domani, quando la proprietà americana si incontrerà con il sindaco Ignazio Marino per presentare il progetto definitivo con tanto di dettagli sulla riqualificazione dell’intera area di interesse. Non solo la struttura che ospiterà le gare di Totti e compagni, ma anche un’area intrattenimento, un business park e alcune opere utili a facilitare la mobilità e l’arrivo dei tifosi allo stadio (ad esempio il prolungamento della linea B della metropolitana fino a Tor di Valle): questi sono i principali punti che dovrebbero essere presenti nel dossier che sta per essere presentato in Campidoglio.
Le anticipazioni che arrivano da coloro che stanno lavorando alla realizzazione della struttura svelano numeri da capogiro. Secondo Mark Pannes, Ceo del progetto, sarebbero 6.000 le assunzioni totali che l’opera porterebbe con sé, alcune delle quali a tempo indeterminato. La metà di queste verranno generate immediatamente (ingegneri, tecnici, geometri e operai), le altre 3.000 persone saranno invece assunte al momento dell’inaugurazione dello stadio. Anche il responsabile alle vendite dei biglietti della Roma Eric Solem ha svelato alcuni piccoli dettagli interni alla struttura. Da semplici ma interessanti curiosità che i tifosi avevano comunque già avuto modo di conoscere, “Porteremo Totti e compagni in campo attraverso un ascensore idraulico”, fino ad arrivare ad alcuni dettagli sul numero dei “posti premium” che verranno realizzati sugli spalti, saranno 8.000 e situati in postazioni distanti 50 metri dal terreno di gioco. Intanto la società americana continua le sue iniziative mediatiche volte a generare interesse intorno alla nuova opera. Da questa mattina infatti i tifosi giallorossi possono accedere alla pagina Instagram ufficiale del nuovo Stadio della Roma, un ulteriore modo per seguire in tempo reale tutte le news relative allo stato del progetto che va a sommarsi al sito ufficiale, presentato oltre un anno fa.
Ma tutte le opere così imponenti si portano sempre dietro anche alcuni passaggi poco limpidi di gestione, soprattutto quando devono essere realizzate sul suolo italiano. Oltre alla situazione legata alla proprietà del terreno di Tor di Valle, acquistato da Eurnova, società del costruttore Parnasi, per una cifra vicina ai 40 milioni di euro dalla Sais, società fallita subito dopo la cessione del terreno in questione, è di questi giorni lo sviluppo di una nuova polemica legata alla futura proprietà del nuovo stadio. Ad accendere gli animi sono state le parole del giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo: “Dal punto di vista finanziario, si tratta di un’operazione che mi convince. Mi convince meno la struttura societaria: lo stadio sarebbe di proprietà di una società di Pallotta e di Parnasi, questo sarebbe un aspetto problematico che non risolverebbe il problema di indebitamento della AS Roma. Si tratta di una scelta che non mi spiego. La spiegazione ufficiale è stata quella di evitare un elemento di indebitamento sulla Roma. Ma, per esempio, la maggior parte dei passivi che pesano sul bilancio di un club, anche nell’ottica del fair play finanziario, vengono considerate spese virtuose, e quindi avrebbero inciso meno negativamente di quanto detto. Quindi è una scelta imprenditoriale di Pallotta e Parnasi che preferiscono averne la proprietà”. E se non se lo spiega un giornalista che da anni si occupa di finanza, sport e immobiliare, è difficile che possano riuscire a farlo tutti i tifosi della Roma. Certo è che più di qualcuno ha subito pensato che l’operazione possa trasformarsi da grandissima opportunità di crescita per il club giallorosso a modo con cui il presidente Pallotta potrebbe accrescere il suo patrimonio personale. Dubbi più che leciti.
di Giovanni Fabbri