Amarcord. Stefan Schwoch, tanti gol in serie B, poca gloria in serie A
Li chiamano bomber di categoria, attaccanti devastanti in una serie ma poco produttivi in un’altra. I motivi non sempre si conoscono, probabilmente neanche ci sono; personalità, carattere, difficile ambientamento, chissà. L’emblema dei bomber di categoria si chiama Stefan Schwoch e la sua storia è costellata di gol, tanti, fra serie B, serie C e dilettanti, e con una piccola sfortunata parentesi in serie A.
Stefan Schwoch nasce a Bolzano il 19 ottobre del 1969 e a causa del suo cognome (di origini polacche) viene spesso scambiato per straniero, ma in realtà è italianissimo. Inizia a far gol fin da subito, a 18 anni colleziona già presenze in serie D nel Merano dove segna 4 gol in 25 partite. L’occasione arriva, sempre in serie D, nel Crevalcore quando in due stagioni realizza 30 gol (12 il primo e 18 il secondo), reti che gli valgono il salto di categoria: in C2 col Pavia segna ancora tanto, ma la svolta arriva col Livorno (sempre in C2) dove con 19 reti trascina i toscani fino ai playoff, persi poi clamorosamente contro il Castel di Sangro che inizia proprio lì la sua favola che condurrà il minuscolo paesino abruzzese in serie B. Di Stefan Schwoch ormai parlano tutti, è un attaccante centrale ma è molto rapido e molto tecnico, sa fare gol di piede e di testa, dialoga benissimo coi compagni ed è un ragazzo a modo, mai un ritardo agli allenamenti, mai una polemica con allenatore o compagni. Nell’estate del 1995 si scatena un’asta folle fra squadre di serie C1 per accaparrarsi il centravanti del Livorno, alla fine la spunta il Ravenna che punta alla promozione in serie B e vuole allestire un organico di lusso. Schwoch chiude il campionato con 21 reti e conduce i romagnoli alla promozione; i tifosi giallorossi già sono in delirio per il loro attaccante che viene confermato anche per la stagione successiva ed esordisce così in serie B: l’avventura col Ravenna prosegue bene per il centravanti altoatesino che non si intimorisce del salto di categoria e segna 8 reti in una neopromossa che arriva a metà classifica con onore e anche 3 punti di penalizzazione. E’ il luglio del 1997 quando il Venezia di Maurizio Zamparini bussa alla porta del Ravenna e chiede Schwoch: i tifosi ravennati non vogliono rinunciare al loro bomber, ma nulla possono di fronte ai soldi del proprietario veneziano che si accaparra l’attaccante e costruisce un Venezia fortissimo che al primo tentativo fa subito centro tornando in serie A dopo un’infinità di tempo; Schwoch è grandissimo protagonista degli arancioneroverdi con 17 reti.
Il Venezia è in A, lui è confermato ed è pronto a cimentarsi anche in massima serie. La squadra veneta, però, parte male, perde quasi tutte le prime partite del campionato e soprattutto non riesce a segnare. Schwoch fa fatica, Maniero è infortunato, il nigeriano Zeigbo è un oggetto misterioso e tale rimarrà per tutta la stagione. A novembre i lagunari sono ultimi in classifica e non fanno gol neanche a pregarli. Schwoch è in difficoltà come il resto della squadra, eppure è l’unico attaccante a battersi, lotta, le prova tutte per tirar fuori la squadra dalle sabbie mobili della classifica ed è anche l’unico attaccante a segnare: realizza 2 reti, entrambe su calcio di rigore, una a Udine che vale il pareggio dopo il vantaggio dei friulani, una inutile a Firenze (i viola si impongono per 4-1). A gennaio a Venezia sbarca Alvaro Recoba e torna in campo Filippo Maniero, per Schwoch non c’è più posto e torna così in serie B dove il Napoli cerca disperatamente di riagganciare la zona promozione; i 6 gol del nuovo bomber non bastano a tornare in serie A, ma l’anno successivo, complice anche l’avvento di Novellino sulla panchina azzurra, i partenopei ottengono la promozione e Schwoch, con la guida del suo vecchio tecnico ai tempi del Venezia, fa il botto, anzi ne fa 22, tanti sono i gol del centravanti che vuole riconquistare quella serie A appena assaggiata un anno e mezzo prima. Non sarà così. A 32 anni viene giudicato troppo anziano per programmare un Napoli vincente anche in serie A e per la stagione 2000-2001 è di nuovo in B, al Torino, altra nobile decaduta che vuole tornare in A; un copione già visto: il Toro raggiunge la promozione e Schwoch è grande protagonista assieme a Marco Ferrante con cui forma una coppia gol favolosa; il bomber di Bolzano vince anche la classifica dei marcatori della Coppa Italia, mentre nel frattempo il suo vecchio Napoli retrocede in serie B a causa anche di un attacco anemico.
Ma il copione, purtroppo per lui, non cambia neanche a fine campionato: il Torino non si fida di lui per la serie A e lo cede ancora in B, stavolta al Vicenza, altra formazione che vuole tornare immediatamente in serie A dopo la retrocessione. Ma qualcosa stavolta si inceppa: la squadra biancorossa nella stagione 2001-2002 va molto male nonostante un organico super attrezzato, Schwoch realizza 13 reti ma non basta. E’ la fine del sogno chiamato serie A per l’attaccante che, stufo di continue promesse non mantenute, decide di stabilizzarsi a Vicenza, qualunque sia la categoria, l’importante è rimanere in Veneto e continuare a far gol. Li fa, e tanti: Schwoch resta al Vicenza per altri 6 campionati realizzando rispettivamente 19, 7, 12, 8, 11 e 4 reti, nell’ultima commovente annata (2007-2008) in cui il popolo vicentino gli tributa ovazioni e ringraziamenti per aver onorato la maglia biancorossa ed essersi ad essa legato così intimamente, trovando quella pace e quella soddisfazione che la mancata affermazione in serie A gli avevano tolto. Stefan Schwoch è ad oggi il quarto miglior marcatore della storia del Vicenza, meglio anche di Paolo Rossi. Nel giugno del 2008 gioca l’ultima partita della sua carriera, a Lecce; alla fine dirà: “Perchè non ho avuto successo in serie A? Non lo so, diciamo che è stata colpa mia, diciamo che ho sbagliato momento, diciamo così per non pensarci”. Fa male, fa ancora male, perché Schwoch conosce le sue qualità e sa che avrebbe potuto starci in serie A, forse non in una grande, ma di certo una mano a qualche formazione di bassa classifica in difficoltà avrebbe potuto darla.
Stefan Schwoch ha legato la sua carriera ai gol, ai gol in serie B principalmente (135 in totale, secondo miglior marcatore della cadetteria a 8 reti dal primatista Di Costanzo). 260 reti totali in vent’anni, non sufficienti a togliergli la palma del bomber di categoria, non sufficienti a dar coraggio ad un dirigente di serie A che potesse azzardare un “Però questo Schwoch, diamogli una possibilità anche in A”. Pazienza, in fondo è stato bello anche così.