“I mezzi d’informazione a sostegno della legalità”. Dibattito in Senato

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Pietro-GrassoUn’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perché ad essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello”. Queste le parole di uno dei maestri del giornalismo, Joseph Pulitzer, utilizzate dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, in apertura del convegno su “I mezzi di informazione a sostegno della legalità. La stampa a garanzia di trasparenza, legalità, contrasto alla corruzione”, promosso dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali) e dalla Fcp (Federazione concessionarie pubblicità) che si è svolto giovedì 18 giugno nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica a Roma.

Durante l’evento sono intervenuti il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, Francesco Dini, consigliere incaricato della Fieg per i problemi della pubblicità, Massimo Martellini, presidente della Federazione delle concessionarie di pubblicità,  il professor Giovanni Palomba e il commissario dell’Agcom, Antonio Preto. A seguire una tavola rotonda su “i quotidiani a garanzia del corretto funzionamento del sistema”.

Al centro del dibattito il ruolo che la comunicazione sui giornali può svolgere per prevenire i fenomeni di corruzione, garantendo maggiore trasparenza all’attività della Pubblica Amministrazione, per questo sono stati chiamati in causa gli editori di giornali e le concessionarie di pubblicità.

Diversi i temi toccati da Pietro Grasso, primo fra tutti la difesa del diritto di critica e di cronaca del giornalista, condizione imprescindibile per un’opinione pubblica bene informata e per una stampa “onesta”, come la definisce Pulitzer.

Ma affinché ai cittadini sia garantita la partecipazione alla gestione della cosa pubblica non basta poter accedere alle fonti d’informazione, così numerose e diverse tra loro. Un ostentato pluralismo nell’informazione, in cui la rete può assumere la forma di un labirinto se non la si conosce abbastanza, è davvero indice di un Paese democratico?

“La professione del giornalista svolge un ruolo sempre più rilevante e complesso all’interno della nostra società, soprattutto ora che di informazione siamo letteralmente sommersi, perché quantità e rapidità delle informazioni non garantiscono in nessun modo la loro qualità”. Verità già conosciute dai professionisti dell’informazione, ma utili se lette nell’ottica di chi il mestiere del giornalista cerca di farlo sul serio.

Poi si passa a un altro tema caldo, oggetto di disegni di legge in discussione proprio in questo periodo: le minacce rivolte ai giornalisti e le querele temerarie, vero ostacolo del lavoro giornalistico, nonché della libertà di stampa, di pensiero e d’informazione. “È un fatto incontrovertibile che la criminalità tema l’informazione almeno quanto l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura, anche perché a volte, per ragioni che riguardano le diverse caratteristiche del lavoro, la stampa arriva prima”. E Il riferimento va subito alle vicende di Mafia Capitale: “Prima che scattassero le richieste di arresto per Mafia Capitale infatti gli stessi nominativi sono stati al centro di un’inchiesta di Lirio Abbate sull’Espresso del dicembre 2012. Potrei fare molti altri esempi, ma il punto centrale è che il giornalismo d’inchiesta, quando è serio e professionale, riesce a far emergere queste realtà, indipendentemente dalle indagini”. Ancora, Grasso parla del ruolo dei cronisti, che Umberto Eco definisce “gli storici del presente”, la lente d’ingrandimento attraverso cui si cerca di raccontare la realtà. Sono loro, spesso i cronisti dei piccoli paesi di provincia –quelli, si legge da qualche parte, che avrebbero fatto meglio a svolgere un altro mestiere- che contribuiscono a gettare un barlume di luce su fatti che altrimenti resterebbero adombrati sotto il velo dell’indifferenza

Infine il Presidente del Senato solleva altre due questioni centrali, il delicato equilibrio che lega tre diritti fondamentali, ovvero il diritto di cronaca esercitato dai giornalisti, la necessaria riservatezza delle indagini, il diritto dei cittadini di essere informati; la questione dell’assetto proprietario delle testate che necessita di maggiore trasparenza. Per ora ancora molte parole alle quali ci auguriamo seguano in fretta dei fatti, anzi delle leggi.

Invece, secondo il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, la pubblicazione delle intercettazioni è il “tema dei temi” che va affrontato e risolto, in quanto “la trasparenza è la vera strada per combattere la corruzione”.

Ancora una volta i confini della deontologia, a metà strada tra la morale, l’etica e il buon senso di chi fa informazione, mostra, almeno in Italia,  i suoi limiti.

Infine, è intervenuto il Presidente della Fieg, Maurizio Costa: “Il convegno si svolge in un giorno particolarmente significativo, in cui è stata approvata dall’Aula del Senato la norma che prevede, nel futuro Codice dei contratti pubblici,  la pubblicazione degli avvisi e dei bandi di gara degli appalti sui quotidiani nazionali e locali. Una risposta fattuale e concreta nel segno della trasparenza auspicata”.

“Dai lavori -ha concluso Costa- sono emerse la riconosciuta autorevolezza della stampa, nazionale e locale; la realtà di un web non ancora in grado di risolvere il problema della trasparenza e del digital divide, particolarmente sentito proprio in quelle zone del Paese che maggiormente avrebbero bisogno di informazione diffusa e garantita; la necessità di un sistema di regole per la rivoluzione digitale, sicuramente positiva, in corso”.

(Anna Piscopo)

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