Cuba e Stati Uniti. Riaprono le ambasciate dopo 54 anni
Le relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba erano sospese dal gennaio 1961, quando l’ambasciata americana venne sigillata per ordine di Dwight D. Eisenhower a causa delle crescenti tensioni con Castro. Poi arrivò John F. Kennedy e la forte vicinanza della rivoluzione castrista all’Urss, nonché la confisca dei beni americani presenti in territorio cubano, non fece altro che inasprire i rapporti tanto che in aprile ci sarebbe stato il tentativo fallimentare della “Baia dei Porci”.
In questi giorni si assiste a storici passi in avanti nel processo di riavvicinamento tra i due paesi iniziato lo scorso dicembre. A maggio Obama ha rimosso Cuba dalla “lista nera” degli stati considerati sostenitori del terrorismo, di cui l’isola faceva parte dal 1982. Oggi affida una missiva a Jeffrey DeLaurentis, capo della Sezione Interessi Americani all’Avana, indirizzata a Raul Castro e ricevuta per lui da Marcelino Medina ministro degli Esteri ad interim. Proprio Medina ha dichiarato che nella lettera Obama ha indicato il 20 luglio come il termine per la riapertura delle rispettive ambasciate. La TV di Stato cubana ha annunciato che Cuba ha deciso di riprendere i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, confermando la data indicata da Obama.
Nella conferenza successiva all’invio dello scritto tenutasi alla Casa Bianca, Obama ha parlato di «una tappa storica nelle relazioni Usa-Cuba» aggiungendo che «Siamo vicini e ora possiamo essere amici. Gli Stati Uniti hanno concordato con Cuba la ripresa delle relazioni diplomatiche. Non dobbiamo essere prigionieri del passato. La storia ha posto i due Paesi su posizioni molto differenti, ma gli sforzi di isolare Cuba hanno sortito l’effetto opposto, cementando lo status quo e isolando gli Stati Uniti da un nostro vicino. Le differenze con Cuba restano, ad esempio sulla libertà di espressione. Gli Usa continueranno a sottolineare queste differenze nei valori, ma questa estate il segretario di Stato John Kerry si recherà sull’isola per issare la bandiera a stelle e strisce sulla nostra ambasciata. Grazie a questo cambiamento, gli Usa potranno impegnarsi più ampiamente per favorire la democrazia e il rispetto dei diritti umani a Cuba. E potremo trovare modi nuovi di collaborare con Cuba su questioni di comune interesse, come l’antiterrorismo, la risposta ai disastri naturali e sulle tematiche legate allo sviluppo».
Quanto al tema della “differenza dei valori”, Castro ha voluto sottolineare nella lettera di risposta ad Obama, come Cuba rispetti le libertà fondamentali degli individui e i diritti umani, poiché si ispira ai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite.
Un passaggio fondamentale della lettera di Obama riguarda l’appello che il Presidente americano ha rivolto al Congresso Usa affinché venga rimosso l’embargo statunitense imposto il 7 febbraio 1962 ai danni di Cuba. « Ci sono americani che vogliono andare a Cuba. Ci sono imprenditori americani che vogliono investire a Cuba. Americani e cubani sono pronti ad andare avanti. Credo che sia il momento che il Congresso faccia lo stesso, ascoltando il popolo cubano e americano e adottando le misure per revocare l’embargo che impedisce agli americani di viaggiare e fare affari a Cuba». Il voto favorevole del Parlamento Usa è imprescindibile per l’avallo di una tale decisione, staremo a vedere se la maggioranza repubblicana terrà fede a quanto riportato da Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca: «c’è un forte sostegno in Congresso per la rimozione dell’embargo a Cuba».
La Guerra Fredda ha causato 54 anni di silenzio fra Usa e Cuba, in anni in cui una linea netta definiva la separazione tra gli stati, l’anno della cessazione dei rapporti diplomatici tra Usa e Cuba è emblematicamente anche l’anno di costruzione del Muro di Berlino. Risolvere le nette separazioni che per lungo tempo hanno allontanato e diviso, è possibile. Ma è un processo che richiede decenni e che non avviene con la stessa facilità con cui si erige un muro, nel frattempo si generano differenze e conflitti che non potranno mai essere sanati, a monito di quanti ancora oggi propongono la costruzione di barriere come soluzione ai problemi.