Il ruolo di quotidiani e periodici a pagamento: ricerca promossa da Fieg e Upa
C’è ancora posto per quotidiani e periodici a pagamento nell’era dell’informazione digitale gratuita? Secondo la ricerca “Quotidiani e periodici a pagamento: ruolo, valori e prospettive evolutive”, promossa da Fieg e Upa, sì. L’analisi presentata lo scorso 25 giugno a Milano ha evidenziato la centralità delle storiche testate, anche in un panorama editoriale profondamente mutato. In particolare, dai racconti di 160 lettori protagonisti dell’indagine è emersa l’esistenza di un rapporto prediletto con la lettura quotidiana e periodica dei prodotti a pagamento, soprattutto nel formato cartaceo, maggiormente apprezzato rispetto alla declinazione su tablet.
A tal proposito, secondo gli intervistati, la fruizione cartacea rappresenta un momento sacro, intimo, lontano dalla “confusione” della realtà virtuale. I giornali permettono un’acquisizione non soltanto intellettiva ma anche fisica perché possono essere ritagliati, stropicciati e conservati. La scelta di una testata di riferimento rivela una relazione di esclusività e fiducia La lettura cartacea presuppone lentezza e lentezza equivale ad approfondimento e densità di contenuti. Secondo i risultati della ricerca, dunque, la lettura su carta è più consapevole e garantisce un maggior apprendimento. Il dato incontrovertibile è che in un panorama dominato dall’offerta illimitata di contenuti informativi digitali e gratuiti, esistono 20 milioni di italiani (siano essi lettori social, curiosi, spensierati e impegnati, secondo le categorie emerse dallo studio) scelgono di affidarsi quotidianamente all’informazione cartacea. Le grandi testate rappresentano, dunque, uno strumento orientativo che può aiutare il lettore a scegliere notizie confezionate lentamente, attendibili e di qualità.
Il pericolo rappresentato dalla sterminata prateria delle fonti gratuite online, infatti, è rappresentato dalla grande mole dell’offerta e dalla sua inesauribile continuità. La quantità e la celerità, talvolta, rischiano di incidere sulla qualità, trasformando l’esperienza della lettura in un consumo compulsivo, disorientato e spasmodico. Ecco perché, secondo la ricerca, i giornali storici devono soddisfare gli utenti con informazioni dettagliate e ben prodotte, investendo in accuratezza e autorevolezza.
L’errore da evitare, in ogni caso, è “fare di tutta l’erba un fascio”. I tradizionali giornali a pagamento non sempre, purtroppo, sono portatori di contenuti attendibili e scrupolosi come, del resto, l’informazione online non è associabile tout court a scarsa qualità e superficialità. Certamente, l’organizzazione sistematica che si cela dietro le grandi redazioni delle testate a pagamento dovrebbe essere garanzia di un lavoro attento e scrupoloso. La questione degli scenari futuri dell’editoria apre problematiche vaste, impossibili da racchiudere in poche battute. E’ rassicurante apprendere dai risultati dell’analisi di Fieg e Upa che, in futuro, potrebbe non essere necessario giungere a un “aut-aut”: prodotti tradizionali e offerta gratuita digitale potrebbero convivere pacificamente, ognuno nel proprio ruolo specifico ed entrambi disposti a scambiarsi reciprocamente spunti positivi e innovativi. E’ evidente, infatti, che quotidiani e periodici a pagamento non possono negare i vantaggi dei meccanismi dell’informazione digitale, soprattutto in un’epoca governata dalla velocità.
Forse, l’interrogativo principale è se c’è qualcuno, tra la stampa a pagamento e i contenuti web gratuiti, in grado di restituire un’informazione degna di un paese democratico: oggettiva, accurata e imparziale. La risposta, probabilmente, non sarebbe tra le più consolanti.
(di Giulia Cara)