Eurobasket 2015. Pericolo numero 1: Ilyasova, il terminale offensivo della Turichia
Finalmente ci siamo. Una delle nazionali azzurre più intriganti degli ultimi anni inizia oggi (stasera ore 21 a Berlino) il suo percorso agli Europei e il calendario presenta, per gli uomini di Pianigiani, un esordio tutt’altro che semplice contro una Turchia vogliosa di riscattare il pessimo Europeo di due anni fa, con l’eliminazione già alla prima fase. In assenza dei due pilastri Nba Omer Asik (problemi alla schiena) ed Enes Kanter (dissapori con la federazione turca) le fortune della squadra di Ergin Ataman, succeduto a Tanjevic (oro nel 1999 alla guida degli azzurri), passeranno soprattutto dalle mani e dai punti di Ersan Ilyasova.
L’ala turca classe ‘87 è ormai un volto piuttosto noto al mondo Nba: draftato nel 2005 al secondo giro (36esima scelta) dai Milwaukee Bucks, ha prima dovuto fare gavetta con la maglia del Barcellona, vincendo una Liga e arrivando alle Final Four di Eurolega, per poi arrivare pronto al grande salto in Nba, in cui, con fisiologici alti e bassi, è riuscito a ritagliarsi minuti importanti con la franchigia del Wisconsin. Con la scelta al draft di Jabari Parker, Milwaukee ha fatto capire ad Ilyasova di non essere più al centro del progetto, intenzione tra l’altro condivisa anche da coach Jason Kidd; così, in estate, il turco è passato, via trade, ai Detroit Pistons e potrà mettere al servizio del sistema di Stan Van Gundy la sua straordinaria abilità nel tiro da fuori.
La metà-campo preferita di Ilyasova è indubbiamente quella offensiva. Egli fa parte della generazione degli stretch four che tanto sta imperversando in questa particolare era cestistica (potremmo definirla “l’era Nowitzki”). Aprire le difese avversarie e punirle col tiro dalla lunga distanza è il pane quotidiano del turco, il quale, se in ritmo, può risultare devastante. Basti dire che, nelle sue due migliori stagioni ai Bucks, ha tirato da tre con il 45.5% (2011-12, secondo nell’intera Lega) ed il 44.4 (2012-13, quarto) con un offensive rating da capogiri (118 nel 2011-12, decimo miglior ORtg in Nba). Bravo soprattutto nel gioco fronte a canestro, non ha sviluppato un grande gioco di post e le capacità di palleggio non sono raffinatissime, come del resto è normale per un giocatore di 208 centimetri. Spesso si adagia e specula troppo sul suo fantastico, anche stilisticamente, tiro dalla media-lunga distanza e ciò spiega i suoi rari giri in lunetta. In questo ricorda un po’ Bargnani.
Altro tratto che lo accomuna al romano è la scarsa attitudine difensiva (sarebbe stato molto utile per lui avere accanto un rim-protector come Asik): entrambi pagano il loro essere ibridi, troppo lenti per contrastare i 4 di oggi, troppo leggeri per giocarsela alla pari con i centri odierni, specie in Nba. Attaccare Ilyasova, anche per togliergli un po’ di ritmo in attacco, potrebbe essere una chiave di lettura del piano-partita dell’ Italia, che da Gallinari a Datome, passando per lo stesso Bargnani, in quel ruolo non si può di certo lamentare.
Di Emanuele Granelli