Francia 2016, l’Europeo del (non) miracolo islandese
Oporto, 7 Ottobre 2011: in un incontro di calcio valido per le qualificazioni ad Euro 2012 il Portogallo sconfigge l’Islanda per 5 a 3, proiettandosi verso la rassegna continentale in Polonia ed Ucraina che vivrà da protagonista arrendosi in semifinale alla Spagna solamente dal dischetto. Per l’Islanda invece, quella del Do Dragao è l’ultima gara di un girone nel quale gli scandinavi non perdono solamente contro Cipro raggranellando un misero bottino di 4 punti che, come da tradizione del calcio islandese, li costringerà a guardare sul divano i successivi Campionati Europei di Calcio.
Alla mancata qualificazione dell’Islanda non fa caso nessuno, dal momento che mai il football islandese si è affacciato al salotto buono del grande calcio; nel frattempo però la KSI, Federcalcio islandese, mette sotto contratto Lars Lagerback, che i più ricorderanno per i buoni risultati raggiunti con la Nazionale svedese guidata insieme a Tommy Soderberg piuttosto che per l’infelice Mondiale sud-africano vissuto sulla panchina nigeriana.
All’esordio, in amichevole nel Febbraio 2012, l’ex-ct di Svezia e Nigeria viene piegato 1-3 dal Giappone di Zaccheroni, ed anche i successivi friendly-matches vedono gli scandinavi k.o. con Montenegro, Francia e Svezia, ma sempre di misura; il lavoro di Lagerback comincia a far intravedere i primi frutti, ed il girone di qualificazione ai Mondiali del 2014 con Svizzera, Slovenia, Norvegia, Albania e Cipro non fa più paura come al momento del sorteggio. E’ in quel girone che l’Islanda comincia a far parlare di sè, chiudendolo al secondo posto alle spalle della Svizzera con 5 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte vedendosi negato uno storico viaggio per il Brasile solamente ai play-off dalla Croazia, che dopo lo 0-0 maturato nella “terra dei ghiacci” fa valere in casa il maggior tasso tecnico e si impone 2-0 non lasciando ai nord-europei altro qualche applauso ed una pacca sulle spalle.
L’impresa sfiorata, per molti, è poco più che un caso isolato, e quando il sorteggio dei gironi di qualificazione ad Euro 2016 mette insieme Olanda, Repubblica Ceca, Turchia, Islanda, Lettonia e Kazakistan, pare scontata la solita eliminazione con qualche giornata d’anticipo; Lagerback se la ride sotto i baffi, ed all’esordio nel girone rifila in Islanda 3 sberle alla Turchia, piegata dalle reti di Böðvarsson, Gylfi Sigurðsson e Sigþórsson. Forte di un camaleontico 4-4-2 adattabile alle caratteristiche dell’avversario, dell’esperienza di un gruppo di giocatori ormai militanti per la maggior parte lontani da casa e dell’acume tattico del suo allenatore, l’Islanda da vita ad un cammino da sogno che si compone degli scalpi delle varie avversarie, e raggiunge il suo apice il 13 Ottobre del 2014 quando a Reykjavik l’Olanda medaglia di bronzo in Brasile cade 2-0 sotto i colpi di Sigurðsson.
L’Islanda non è più una sorpresa, ma un granitico blocco di ghiaccio che domina il girone conquistando 20 punti in 9 gare con 17 reti all’attivo, 5 al passivo, ed un unico k.o. patito per 2-1 in Repubblica Ceca e prontamente restituito in Islanda; l’Olanda è battuta anche in trasferta grazie all’1-0 firmato dal solito Sigurðsson, ed il 6 Settembre 2015 lo 0-0 interno con il Kazakistan vale per l’Islanda la prima storica qualificazione ad una competizione internazionale che manda in visibilio una Nazione di 300 mila anime.
Priva di fuoriclasse assoluti, la Nazionale di Lagerback (dal 2013 ct in coabitazione con il giovane ex-assistente Heimir Halgrisson, che dopo l’Europeo ne prenderà il posto) fa della compattezza di squadra il suo punto di forza, ma non mancano buone individualità come quella del capocannoniere della squadra Gylfi Sigurðsson (militante nello Swansea) e di attaccanti come Finboggason dell’Olympiacos e l’ex-Ajax Sigþórsson passato in estate al Nantes; non manca nemmeno un pizzico di Serie A, rappresentata dall’ex calciatore di Pescara e Sampdoria Bjarnason (acquistato dal Basilea) e dal veronese Emil Hallfreðsson, cardini di una Nazionale che nella lista dei 23 convocati per le ultime due (ininfluenti) gare di qualificazione con Lettonia e Turchia vanta ben 20 calciatori tesserati in giro per l’Europa.
Impronosticabile per molti (forse per tutti), se analizzato nel dettaglio il “miracolo islandese” ha ben poco di miracoloso; l’ottimo lavoro svolto da Lagerback rappresenta la punta di un iceberg che sotto la superficie cela oltre 10 anni di lavoro. L’exploit calcistico dei nord-europei pone infatti le sue radici nei primi anni Duemila, quando il Governo islandese decise di investire pesantemente sullo sviluppo dello sport per debellare la dilagante diffusione di alcool e tabagismo tra i giovani, rendendolo difatto una sorta di “salvagente sociale”.
Nel football questo si tradusse con la realizzazione di numerose infrastrutture calcistiche di cui diverse “indoor”, in maniera tale da permettere lo svolgimento delle attività sportive anche durante i gelidi mesi di freddo islandese. A questo si aggiunse un grosso investimento sul “know-how”degli allenatori, che anche per i ragazzi più piccoli sono oggi in possesso del Patentino UEFA potendo dunque contare su un background culturale calcistico di assoluto spessore rispetto a quando, nel passato, spesso ad allenare i giovani calciatori erano i genitori più volenterosi; la bontà del lavoro svolto a livello giovanile è testimoniata dal fatto che l’ossatura della Nazionale capace di conquistarsi il biglietto per Euro 2016 ricalca in buona parta quella dell’Under 21 che nel 2011 centrò un’altrettanto incredibile qualificazione all’Europeo di categoria.
Solo oggi, con il pass per Francia 2016 in tasca, emergono prepotentemente agli occhi del Mondo i risultati di una semina lunga quasi tre lustri. Ospite sicuramente inattesa del prossimo Europeo, all’Islanda non resta che vivere con spensieratezza l’esperienza francese, giusto premio a quello che più che un miracolo è giusto considerare un capolavoro; sul divano davanti alla tv, per stavolta, ci resti pure qualcun’altro.
Michael Anthony D’Costa