Amarcord: l’incredibile rimonta salvezza del Cagliari di Ranieri
Nella storia di una società di calcio esistono due o tre campionati che restano impressi in maniera indelebile nella mente dei tifosi e nel ricordo dei protagonisti che li hanno determinati. A Cagliari, dopo lo scudetto del 1970 e l’esaltante stagione 1993-94 con la cavalcata in Coppa Uefa, il campionato 1990-91 va di diritto sul podio della storia cagliaritana che ha accompagnato Claudio Ranieri e la sua squadra verso una salvezza dapprima insperata, poi possibile ed infine raggiunta quasi con facilità.
La storia di Claudio Ranieri a Cagliari inizia nell’estate del 1988 quando la formazione sarda, precipitata in serie C, tenta la scalata affidandosi al tecnico romano, reduce da un’esperienza non fortunata alla guida della Puteolana, formazione di Pozzuoli. La dirigenza cagliaritana intravede nell’allenatore del club campano le caratteristiche giuste per aprire un ciclo di vittorie che riporti i rossoblu prima in serie B e poi in serie A dove la Sardegna manca dal 1983. Il primo anno è trionfale per Ranieri che vince il campionato di serie C1 e conquista pure la Coppa Italia di categoria; peggio non va nella seconda stagione e nella tarda primavera del 1990 Cagliari festeggia la doppia promozione in un solo anno dalla C1 alla serie A, Claudio Ranieri è il grande artefice di una scalata impensabile solo un paio di anni prima. La società sarda non lesina rinforzi all’allenatore esordiente in A: a potenziare il centrocampo e a dare geometrie alla squadra c’è l’esperto Gianfranco Matteoli a cui si unisce il nuovo acquisto Josè Herrera, mediano uruguaiano dotato di buona tecnica e tiro dalla distanza; sempre dall’Uruguay, poi, ecco i due rinforzi più importanti, ovvero gli attaccanti Daniel Fonseca, talentuosa punta tutta mancina, ed Enzo Francescoli, prelevato dall’Olympique Marsiglia con cui ha appena vinto il campionato di Francia. Ci si aspetta gioco e gol dal Cagliari, anche se, Ranieri lo ribadisce spesso in estate, l’obiettivo non può che essere la salvezza ed il campionato di serie A è il più competitivo ed arcigno d’Europa, l’Italia nell’ultima stagione ha vinto tutto in campo continentale: il Milan la Coppa dei Campioni, la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale, la Sampdoria la Coppa delle Coppe, la Juventus la Coppa Uefa, peraltro in finale contro un’altra squadra italiana, la Fiorentina. Il campionato per il Cagliari parte col botto, ma c’è poco da ridere: al Sant’Elia il 9 settembre del 1990, l’Inter passa per 3-0 con tripletta di Jurgen Klinsmann che mette a nudo tante lacune dei sardi, specialmente legate all’esperienza che la stragrande maggioranza dei calciatori sardi non ha; pazienza, pensa Ranieri, abbiamo giocato contro una delle favorite allo scudetto, allenata peraltro da Giovanni Trapattoni, uno che mettere nel sacco è tutt’altro che semplice. Alla seconda giornata, però, ecco la partita che illude tutti a Cagliari e che forse fa più male che bene all’ambiente sardo: a Napoli, in casa dei campioni d’Italia in carica, il Cagliari vince 2-1 grazie ad una prodezza di Fonseca che gela il San Paolo e mette in ginocchio Maradona e compagni; vola ad un palmo da terra la squadra di Ranieri, convinta di aver capito come sia la serie A e fiduciosa nel proseguimento della stagione. Quello che a Cagliari non sanno è che quel Napoli (peraltro punito al di là dei suoi demeriti) è al capolinea del suo ciclo maradoniano, con uno spogliatoio in subbuglio ed un allenatore, Bigon, che ha perso il timone del gruppo dopo lo scudetto dell’anno prima, strappato fra le polemiche al Milan. La serie A non è così facile e quella di Napoli rimarrà l’unica vittoria cagliaritana per tre mesi e mezzo; già, perchè da quel 16 settembre il Cagliari smette di giocare, entra in un tunnel pieno di paura e timori reverenziali, perde a Bergamo per due errori difensivi, pareggia 0-0 in casa col Cesena contro un avversario che retrocederà senza lottare alla fine del campionato, perderà contro Milan, Torino, Pisa e Lazio, quattro sconfitte che mettono a repentaglio la panchina di Ranieri che in molti iniziano a ritenere non pronto per la serie A, si invocano già i nomi di Giancarlo De Sisti e Aldo Agroppi ; la presidenza del Cagliari, però, non molla, ha investito su un allenatore e su quello vuol continuare a puntare, anzi, il patron Orrù dichiara apertamente: “Se retrocederemo, lo faremo con Ranieri, non ci serve un altro allenatore”. Parole che rinforzano la posizione del tecnico, convinto che quell’organico non valga l’ultimo posto occupato, ma che possa ancora giocarsi la salvezza; il pareggio casalingo in rimonta contro la Fiorentina restituisce un po’ di tranquillità al Cagliari che dopo aver perso 2-0 a Parma contro la terribile matricola emiliana che al primo anno assoluto di serie A troverà un clamoroso piazzamento in Coppa Uefa, impatta al Sant’Elia contro i futuri campioni d’Italia della Sampdoria, prima della sconfitta di Lecce per 2-0 che spegne le speranze cagliaritane di una rimonta: i giallorossi pugliesi, guidati in panchina da Boniek, corrono e ci credono più dei sardi, relegati in ultima posizione di classifica ed ormai abbandonati al destino del ritorno in serie B. La sconfitta in Puglia è pesante, perchè arrivata al cospetto di una diretta concorrente per la salvezza e perchè giunta al termine di una prestazione molto negativa; nessuno pensa alla gara successiva in casa della Juventus, anzi, a Cagliari qualcuno suggerisce a Ranieri di darla vinta ai bianconeri senza nemmeno partire per Torino. Ma il tecnico romano non è per nulla di questo avviso, anche se l’incontro del Delle Alpi si mette subito male per la truppa rossoblu, bucata due volte in venti minuti dalla Juve che si porta sul 2-0 con Di Canio e Marocchi, e pensa di amministrare il vantaggio a suo piacimento; ma il Cagliari dà la svolta alla sua stagione sfoderando una prestazione di carattere e rabbia: Cornacchia segna il 2-1, poi nel secondo tempo Fonseca scappa via sulla destra, crossa in mezzo dove sbuca Cappioli, centrocampista con buona tecnica e gran capacità di inserimento, che realizza l’insperato 2-2, un punto che per i sardi vale poco o nulla per la classifica ma tantissimo per il morale; è il 16 dicembre del 1991, arriva Natale e la serie A torna in campo già alla vigilia di capodanno dove il Cagliari affronta in casa il Genoa: è l’occasione ideale per ritrovare quel successo che manca da oltre tre mesi. Un gol di Fonseca dopo pochi minuti, determinato dalla clamorosa papera del portiere ligure Braglia, regala i due punti alla formazione di Ranieri che chiede al 1991 il miracolo della salvezza. Il girone di ritorno del Cagliari diventa una marcia quasi irresistibile, nella testa del gruppo rossoblu è cambiato qualcosa, Matteoli ha preso in mano la squadra, Francescoli e Fonseca sono una coppia gol ben assortita, Cappioli si sta imponendo come uno dei giovani più interessanti del campionato. Proprio una rete del centrocampista romano permette al Cagliari di acciuffare l’1-1 al 91′ in casa dell’Inter alla prima di ritorno, mentre una settimana più tardi contro il Napoli finisce 1-1 ed il gol del pari partenopeo lo realizza un sardo doc come Gianfranco Zola. Ma è un altro Cagliari che, a parte l’inopinata sconfitta per 3-0 rimediata a Cesena, ferma sull’1-1 sia il Milan che il Torino, due formazioni nettamente più forti, poi il 10 marzo del 1991 arriva uno di quei successi che convincono ancor di più Ranieri che la salvezza non è una chimera: al Sant’Elia arriva il Pisa che, al contrario del Cagliari, è partito alla grande in campionato e poi si è lentamente sgonfiato. I sardi invece hanno ingranato la marcia giusta e hanno già messo la freccia per sorpassare i toscani, storditi dalle montagne russe del loro torneo; la gara è tirata, segna prima Cornacchia, poi il Pisa pareggia con Bosco, quindi nel finale una rasoiata di Fonseca consegna ai cagliaritani una vittoria determinante nella corsa alla salvezza, un risultato che demoralizza ancora di più i pisani e galvanizza i sardi. Con Bologna e Cesena già retrocesse, sono proprio Cagliari e Pisa, assieme a Lecce e Bari, a giocare il mini torneo per evitare gli ultimi due posti che valgono la caduta in serie B. Una settimana dopo il successo sul Pisa, il Cagliari fa festa ancora al 90′ pareggiando con Herrera la gara in casa della Lazio; qualcuno parla di fortuna, in realtà i rossoblu sono una formazione tosta e convinta dei propri mezzi, che ci crede fino alla fine e non molla di un centimetro, qualsiasi sia l’avversario. Pure contro il Parma, il 2-1 di Herrera arriva a tempo scaduto e proietta i sardi ancora più in alto in classifica, nonostante la lotta per evitare la retrocessione resti serratissima ed in molti ritengono che Cagliari-Lecce, in programma due giornate più tardi, sarà l’ago della bilancia della zona calda della graduatoria. E infatti, dopo un’altra epica rimonta in casa della Sampdoria da 0-2 a 2-2 con rovesciata spettacolare di Fonseca, la squadra di Ranieri si appresta ad ospitare i leccesi per la vittoria del sorpasso; la gara è tiratissima, si gioca in aprile ma a Cagliari tira vento e fa pure freddo, il Lecce si difende, il Cagliari attacca, vuole vincere e scavalcare i giallorossi al quint’ultimo posto della classifica. Nel primo tempo il Cagliari assedia il Lecce, lo costringe all’inferiorità numerica (espulso Altobelli per doppia ammonizione) e alla fine passa: al 30′ Herrera entra di prepotenza nella difesa pugliese, affronta il portiere Zunico, lo supera con un abile pallonetto e poi insacca di testa a porta vuota nonostante l’estremo tentativo della difesa salentina. Il Sant’Elia esplode, la squadra si butta addosso all’uruguaiano e festeggia una vittoria certificata dal 2-0 di Francescoli nella ripresa, senza che il Lecce reagisca in alcun modo: per la prima volta in stagione il Cagliari si mette quattro squadre dietro le spalle. A fine partita tutti predicano calma, ma dalle dichiarazioni si intuisce che il Cagliari è vicino alla salvezza ed il Lecce con un piede in serie B: Matteoli dice che una rincorsa così non può essere vanificata, Boniek parla di Lecce brutto ed inconcludente proprio nella gara chiave della stagione. Nel turno successivo queste dichiarazioni trovano indirette conferme: il Lecce è travolto in casa dal già retrocesso Bologna, il Cagliari fa 0-0 contro la Juventus; prova a tenersi vivo anche il Pisa ma ormai è chiaro che il Cagliari ha una marcia in più; il 19 maggio del 1991 l’Italia festeggia il primo storico scudetto della Sampdoria, ma è una data importantissima anche a Cagliari perchè col 3-0 doriano sul Lecce, il 4-2 della Juventus al Pisa, il 2-1 del Bari sul Milan e il successo dei sardi 2-1 sul campo del Bologna, la squadra di Ranieri è salva aritmeticamente con una giornata di anticipo. E’ un risultato eccezionale per i neopromossi rossoblu che a metà stagione sembravano spacciati e che hanno invece invertito la rotta nella seconda parte del campionato stupendo tutti e appassionando il pubblico nazionale con partite al cardiopalma spesso risolte nei minuti finali dalla banda di Ranieri, un allenatore preparato e moderno, per nulla intimorito dall’esordio sul palcoscenico dei grandi.
Nell’ultima giornata di campionato, il Cagliari pareggia 1-1 al Sant’Elia contro il Bari in quella che è una festa per entrambe le squadre, salve a braccetto già da una settimana, ma in quella che diventa anche l’ultima partita di Claudio Ranieri sulla panchina rossoblu: il tecnico romano, infatti, da tempo è stato contattato dal Napoli che vuole affidare proprio all’allenatore del Cagliari i propositi di risalita dopo un campionato anonimo, culminato col ritorno in Argentina e la squalifica di Maradona. Ranieri saluta Cagliari in una conferenza stampa commossa e in cui dice: “Cagliari mi ha accolto ed ha avuto fiducia in me nonostante venissi dalla Puteolana e da un campionato negativo; insieme abbiamo fatto tanta strada, un percorso vincente che ci ha regalato tante soddisfazioni”. Tre campionati al Cagliari, tre campionati vinti per Ranieri: sì, perchè la salvezza cagliaritana del 1991 vale quanto un primo posto; a Cagliari lo ricordano tutti, a Cagliari si infiammano ancora per una stagione nata male e finita in trionfo.