Amarcord: la triste storia di Erasmo Iacovone, l’anima di Taranto
di Marco Milan
In ogni città, in ogni squadra, in ogni tifoseria c’è sempre un simbolo, un’istituzione legata al cuore e ai colori di un intero popolo, di un’intera comunità. Basti pensare a cosa abbia rappresentato Gigi Riva per Cagliari e per il Cagliari, o ancora oggi Francesco Totti per la Roma. A Taranto questo simbolo si chiama Erasmo Iacovone, emblema forse unico di mito per un’intera città nonostante una militanza non lunghissima, causata soprattutto da un destino tanto beffardo quanto atroce.
Erasmo Iacovone nasce a Capracotta (Isernia) il 22 aprile del 1952 ed inizia fin da giovanissimo a tirare calci al pallone, in particolar modo si diverte a scaraventarlo nelle porte avversarie, è un centravanti vecchio stampo che come obiettivo ha semplicemente quello di fare gol senza tanti fronzoli e senza tanto spettacolo, anzi, per lui lo spettacolo è la rete che si gonfia. Dopo una breve apparizione in serie C con la maglia della Triestina, Iacovone esplode a Carpi in serie D segnando 13 gol che contribuiscono alla promozione degli emiliani in Serie C; il centravanti molisano viene notato dal più blasonato Mantova che milita sempre in terza serie e che lo acquista: è la stagione 1974-75 e Iacovone si impone in Lombardia come uno degli attaccanti migliori della serie C mettendo a segno 11 reti oltre a diventare il beniamino del pubblico mantovano. Nell’estate del 1975 molte squadre bussano alla porta del Mantova per chiedere informazioni su quel centravanti così prolifico, ma la società biancorossa resiste e trattiene il suo bomber che va ancora a segno per 11 volte nel successivo campionato. Nella stagione 1976-77 Erasmo Iacovone ha già realizzato 4 reti nelle prime 6 giornate di campionato, quando il Taranto, che milita in serie B, lo convince a trasferirsi sullo Ionio promettendogli un ingaggio superiore e la prospettiva di esordire nel campionato cadetto dopo essersi affermato in serie C. Il centravanti accetta, ora Mantova e Taranto devono accordarsi sulla formula del trasferimento perchè i lombardi capiscono che non possono più far nulla per tarpare le ali del suo attaccante: inizialmente il Taranto lo acquista in comproprietà con la promessa di riscattarlo per 400 milioni di lire a fine campionato. Da novembre a maggio, Iacovone si impone immediatamente anche in serie B, segna all’esordio a Novara quando i tarantini sono sotto di un gol: a fine campionato realizzerà 8 reti che contribuiranno non solo alla salvezza dei rossblu ma anche al nono posto finale di una squadra che ha trovato un vero centravanti ed un calciatore che è già l’idolo della tifoseria pugliese. Generoso in campo, lottatore, rapinatore d’area di rigore, specialista dei colpi di testa, la sua caratteristica migliore. Per la stagione 1977-78 il Taranto, mai promosso in serie A nella sua storia, vuole stupire: guidato dal tecnico Rosati, il gruppo rossoblu si affida in gran parte ad Erasmo Iacovone, a quel centravanti in grado di risolvere quasi da solo le partite. Il campionato inizia alla grande per il Taranto che si issa nelle zone alte della classifica nonostante l’Ascoli, la corrazzata del torneo, prenda fin da subito il comando e prenoti uno dei tre posti che portano in serie A; ne restano così due ed il Taranto vorrebbe provare ad inserirsi in quella lotta, sa che con un bomber come Iacovone nulla è pregiudicato. Il pubblico di Taranto adora quell’attaccante dal viso simpatico e buono, ma dalla cattiveria più assoluta in campo; Erasmo si trova bene a Taranto e vuole regalare alla città il sogno più grande, ovvero portare la città pugliese in serie A mettendo a tacere anche gli sfottò dei corregionali del Bari che da sempre si sentono i figli belli della Puglia e considerano il Taranto come la parte povera e sfortunata. All’undicesima giornata allo stadio Salinella di Taranto si gioca proprio Taranto-Bari: inutile dire che l’impianto è gremito, c’è la rivalità coi baresi, ma c’è anche una classifica importante da mantenere per i rossoblu; la gara è tirata, spigolosa, poi improvvisamente la svolta: il Taranto batte una punizione, la palla arriva al centro dell’area dove Iacovone è libero di ricevere la sfera, la mette giù, aspetta l’uscita del portiere barese e poi lo supera con abile colpo sotto. Delirio allo stadio, il Taranto è in vantaggio e il risultato non cambierà più, 1-0 ed ora i tarantini possono veramente sognare un traguardo da sempre ambito e mai conseguito. Un mese dopo la vittoria nel derby col Bari, il Taranto è secondo in classifica a 6 punti di ritardo dall’Ascoli capolista e con due di vantaggio su Avellino e Lecce, dunque in piena lotta per la promozione in serie A. Il 6 febbraio del 1978, al termine di una gara sfortunata contro la Cremonese in cui colpisce legni a ripetizione, Erasmo Iacovone è capocannoniere del campionato con 9 reti all’attivo (assieme al catanzarese Palanca e al barese Pellegrini), è senza ombra di dubbio l’attaccante migliore della serie B e molte altre squadre lo invidiano ai tarantini. Un amico lo ha invitato a cena e poi ad assistere ad uno spettacolo comico e Iacovone accetta; verso l’una di notte si rimette in macchina (una Cytroen Dyane) e sulla statale Taranto-Lecce improvvisamente viene speronato da un’Alfa Romeo 2000 GT che procede a tutta velocità e a luci spente, guidata da Marcello Friuli, un ladruncolo che sta correndo a quel modo folle poichè inseguito dalla polizia che cerca di bloccarlo in quanto reo del furto dell’automobile stessa. L’impatto fra le due vetture è violentissimo, Iacovone viene scaraventato fuori dall’abitacolo e muore sul colpo, il suo corpo sarà ritrovato a quasi 100 metri di rottami della macchina; la notizia si sparge immediatamente in tutta Taranto, la città è sgomenta, incredula, la gente esce fuori dalle case come impietrita, sembrano tutti sonnambuli. Taranto ha perso il suo simbolo, il cuore pulsante di una tifoseria sognante che improvvisamente viene bruscamente risvegliata Erasmo Iacovone muore senza aver ancora compiuto 26 anni. Il giorno dei funerali, tutta la città si stringe attorno alla moglie di Iacovone, incinta e pronta a dare alla luce quello che sarà il primo ed unico figlio della coppia, oggi un uomo orgoglioso di suo padre, dell’amore che tanta gente ha avuto per lui, ma col cuore pieno di tristezza per non aver mai conosciuto quell’uomo tanto buono e tanto impavido nel suo lavoro. In quello stesso triste giorno, il presidente del Taranto Fico si impegna ufficialmente a far intitolare lo stadio cittadino ad Erasmo Iacovone ed oggi l’impianto porta effettivamente quel mitico, storico nome.
Il campionato 1977-78 finisce male per il Taranto, scosso dalla morte di Iacovone ed inevitabilmente indebolito dalla perdita del centravanti. La squadra rossoblu precipita in classifica e chiude quel campionato maledetto all’ottavo posto, con delusione, rabbia e tanta malinconia. Oggi il ricordo di Erasmo Iacovone vive nei cuori di ogni tarantino che accedendo allo stadio alzi gli occhi e legga il nome impresso sulla soglia dell’impianto; a Iacovone, il comune di Taranto ha intitolato anche una strada nei pressi dello stadio stesso. 17 reti in 37 partite. Poteva e doveva essere l’inizio di una lunga e prolifica storia d’amore, non è stato così, ma Taranto, il Taranto ed Erasmo Iacovone saranno uniti da un amore e da un legame indissolubile. Per sempre.