Isis, lupi solitari colpiscono a San Bernardino
Mercoledì 2 dicembre, negli Stati Uniti, c’è stata un’altra sparatoria. A San Bernardino, in California, alle 11 del mattino, ora locale, una coppia ha parto il fuoco durante una festa all’Inland Regional Center. Al momento, si contano 14 morti e 21 feriti. La coppia è stata uccisi in un conflitto a fuoco con la polizia, poco dopo. Sembrerebbe l’ennesimo resoconto di una sparatoria in un Paese dove è estremamente facile procurarsi un’arma. Invece, questa volta, c’è qualcosa di diverso: si tratterebbe di terrorismo.
Ad aprire il fuoco sono stati Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik. Syed è nato e cresciuto negli Stati Uniti. Viene descritto da amici e famiglia come un musulmano praticante, ma non fanatico. Di Tashfeen, invece, si sa molto di meno. Nata in Pakistan e poi trasferitasi in Arabia Saudita, avrebbe conosciuto il futuro marito online. I due avevano una bambina di sei mesi.
Non sono ancora chiari i motivi della strage: quello che si a al momento è che la coppia ha dimostrato un certo grado di premeditazione; oltre all’attacco con le armi a fuoco era previsto un attacco con esplosivi, che non ha funzionato. Nella casa di Syed e di Tashfeen sono stati ritrovate bombe, ricariche dei fucili utilizzati nella strage. La coppia si era premurata di distruggere i cellulari e l’hard disk del computer, che adesso sono oggetto delle indagini dei tecnici dell’FBI. Da Venerdì, infatti, l’indagine è passata ai Federali, che l’hanno considerata un atto di terrorismo. Sabato, l’Isis ha dichiarato che Syed e Tashfeen erano due loro “supporters”. È importante l’utilizzo di questo termine: quando l’organizzazione terroristica parla di suoi diretti affiliati, infatti, di solito usa il termine martiri o cavalieri. Se questa analisi, per ora supportata dalle autorità americane fosse mirata, si tratterebbe di uno dei primi casi di autoradicalizzazione.
Ci si aspetterebbe un atteggiamento cauto su questo tasto, esattamente il contrario di come la vicenda è stata trattata dai media: venerdì mattina il padrone della casa dove la coppia era affittuaria, Doyle Miller, ha aperto le porte dell’appartamento a giornalisti e telecamere. Dichiarado di aver avuto il via libera dalla polizia, l’uomo ha forzato la porta, attraverso la quale i giornalisti si sono poi riversati nella casa. L’episodio, trasmesso live in televisione, ha suscitato reazioni di sdegno, ance in difesa della famiglia Farook, che subito dopo l’attentato, aveva preso le distanze da Sayed e dalle sue azioni.
Preoccupato da tutta la situazione il presidente Obama: ancora una volta cerca di sollecitare una descrizione costruttiva sul controllo della vendita delle armi, facendo anche notare un’area grigia della legge. Teoricamente, infatti, anche i sospettati terroristi, gente inserita nelle no-fly lists, sarebbero in grado di entrare in un negozio e comprare una pistola senza problemi. Il presidente si è impegnato a far risolvere dal Congresso questo problema.
Legislazione a parte, a San Bernardino la popolazione è ancora sconvolta, da questo orrore progettato da un membro stesso della comunità, che a nessuno sembrava radicale o pericoloso.
(di Francesca Parlati)