Libri – Wu Ming e la grande guerra
LIBRI – Per chi non lo sapesse bisogna innanzitutto spiegare che WU MING non è un autore solo, bensì un collettivo di scrittori attivo dalla fine del 1900.
Uno degli ultimi libri, L’invisibile ovunque, racchiude quattro racconti – in realtà tre racconti ed un saggio breve – di quattro vite durante la prima guerra mondiale. Nei primi due si narrano le vicende di italiani, nel terzo di un francese, mentre il quarto salta dal fronte italiano a quello francese e ritorno.
Nel terso racconto, Andrè Breton, usa le parole del defunto amico Jacques Vaché per spiegarci che «niente uccide un uomo come l’obbligo di rappresentare una nazione» ed adotta strategie per evadere dall’orrore: nel secondo racconto, ad esempio, il protagonista sceglie la via dell’istituto psichiatrico, con il rischio che la follia simulata diventi reale. Ma c’è anche chi si arruola negli Arditi, evitando sì la trincea, ma al mero prezzo di diventare semplicemente un sacrificabile uomo-arma. Qualcuno altro, invece, coltiva il sogno di mimetizzare i combattenti e non le armi, così da difendere gli uomini in guerra.
Wu Ming ci presenta una guerra da cui si deve scappare, un male assoluto che viene rigettato dai protagonisti e da evitare con qualsiasi mezzo pur di salvarsi. Molto bello che i racconti siano stati scritti da uomini diversi, e proprio in questo forse è racchiusa la loro forza, anche se è più difficile inquadrare l’ultimo che come precedentemente asserito somiglia più ad un saggio breve.
E’ un volume minuto, di sole 201 pagine, ma sostanzioso quanto un libro da 1000.
Di certo gli autori non sono mai banali e non usano immagini convenzionali: basti pensare al secondo racconto, alla quale fine ancora non si capisce se l’uomo sia impazzito veramente o se stia ancora fingendo. Vengono raccontate storie di personaggi minori, ma d’altronde la guerra è fatta di questo: semplici uomini.
L’ultimo racconto o saggio, ha dietro di sé certamente un grande lavoro documentaristico che riporta alla luce i carteggi che narrano delle compagnie di genieri camaleonti, i quali studiavano tutti i mezzi possibili per camuffare soldati e trincee, e salvarsi da una altrimenti morte certa.
Tale compagnia, in realtà, sarebbe divenuta operativa solo dopo la disfatta di Caporetto e avrebbe contribuito alla vittoria finale, dando il colpo di grazia all’esercito austro ungarico: “i crucchi”, di fatti, avrebbero visto i soldati italiani sbucare dalla terra ed invadere improvvisamente i loro camminamenti.
Questo volume è decisamente un prodotto molto ricercato e come al solito i Wu Ming non deludono mai.
(Di Arianna Catti De Gasperi)