Let Girls learn: Michelle Obama per l’istruzione delle ragazze
Michelle Obama non è mai stata una First Lady convenzionale. Sin dal primo mandato del marito, Barack Obama, la first lady non è mai stata una graziosa figura di contorno, non si è mai limitata a delicati progetti di beneficenza. Dal suo progetto per mense scolastiche che offrissero pasti più sani e bilanciati, l’avvocatessa di Chicago ha sempre espresso chiaramente le sue opinioni, battendosi per cause che riteneva giuste, anche a costo di risultare impopolare. Il suo nuovo progetto, però, difficilmente incontrerà resistenze interne agli Stati uniti. Da marzo 2015, infatti, la First Lady e il Presidente Obama, in collaborazione con il Dipartimento di Stato, l’Agenzia Nazionale Statunitense, i Peace Corps e la Millennium Challenge Corporation, hanno dato vita al programma internazionale Let Girls Learn. Scopo del progetto, affrontare su scala mondiale i problemi che impediscono alle ragazze adolescenti di completare la loro istruzione e di realizzare il loro pieno potenziale. La task force che sostiene l’iniziativa mira ad utilizzare il know how specifico delle varie agenzie, per portare agli occhi del pubblico la questione e per causare un vero cambiamento.
Proprio Michelle Obama è il volto di questo ambizioso progetto. Da Marzo, infatti, la first lady è impegnata in vari viaggi per ampliarne il più possibile la portata. A parte gli 11 Paesi iniziali, annunciati a marzo (Albania, Benin, Burkina Faso, Cambogia, Etiopia, Georgia, Ghana, Moldova, Mongolia, Mozambico, Tailandia, Togo e Uganda), nel corso dei suoi viaggi, Michelle ha annunciato collaborazioni anche con il Giappone e la Gran Bretagna, che offriranno rispettivamente 340 milioni e 200 milioni di dollari, per la creazione di programmi in varie parti del mondo. La Gran Bretagna sarà anche partner degli Stati uniti in investimenti specifici per il Congo, partecipando con 180 milioni di dollari, in uno sforzo che potrebbe aiutare circa 750.000 ragazze. Questo tipo di partnership è uno dei punti specifici del programma: lo scopo, infatti è quello di creare relazioni internazionali, non solo tra governi, ma anche con organizzazioni private, in modo da ampliare il più possibile i mezzi con cui raggiungere le adolescenti. Le ragioni che impediscono alle ragazze di proseguire la loro istruzione, infatti, variano grandemente da paese a Paese: si va dalla barriere socioeconomiche ai matrimoni in giovanissima età. L’estrema varietà di situazioni, necessita di un ventaglio di soluzioni altrettanto variegato, che però mettano al centro soluzioni incentrate sulla comunità e su uno sforzo collettivo. L’approccio del programma, infatti, è olistico: le ragazze non sono solo studentesse, ma cittadine che possono restituire alla comunità.
È in questi dettagli che si può notare l’alto grado di engagmenet di Michelle Obama nell’iniziativa. Nata e cresciuta in una famiglia operaria di Chicago negli anni ’60, Michelle Obama è dovuta andare controcorrente per ottenere un’istruzione e superare le barriere di razza e classe. Come da lei dichiarato nell’intervista pubblicata il 12 dicembre 2015 al Sole 24 ore, la first lady si rispecchia in queste ragazze: “Ognuna di queste ragazze possiede qualcosa di straordinario. E io mi rispecchio in loro, vedo le mie figlie in loro. Come potrei lasciar perdere? Per me è una questione personale”.
(di Francesca Parlati)