La difficile vita delle notizie su Facebook
Scorrendo la mia home di Facebook, le prime tre notizie condivise da testate generaliste e agenzie di stampa sono, in ordine:
Adnkronos: “Buon Compleanno Anna Tatangelo: cena con Gigi, poi spegne le 29 candeline’social’; La Repubblica: “Gb, tanti auguri Kate: 34 candeline per la duchessa di Cambridge”; The Huffington Post Usa: “Here’s What Happens Whene These Lesbians Touch a Penis For The First Time”.
Sospendendo ogni sorta di giudizio qualitativo, riflessioni poco acute e la brama di un imminente armageddon, la corsa al click per la visibilità sta affondando gli editori. La logica degli investimenti per conquistare orde di fan sulla piattaforma di Zuckerberg ha condotto il mondo dell’informazione e dell’editoria sull’orlo di un burrone pieno zeppo di storie più commoventi del Web, news dalla rilevanza sociale eufemisticamente dubbia e list articles o listicle. Gli ultimi vanno di gran moda ultimamente, il numero dei contenuti della lista può variare, le caratteristiche di fondo no: non aggiunge nulla di nuovo a ciò che già sapete, serve a far perdere tempo e non ci chiede di impegnarci per essere compreso. Il prodotto perfetto per essere condiviso, il link ideale nel quale taggare qualcuno, che genererà a sua volta 2/3 commenti al post contenenti”ahahahaha”. E ovviamente non riderete davvero.
Questo panegirico semiserio sul settore dell’editoria nei social network trova fondamento nei dati resi disponibili da SimilarWeb nel novembre del 2105 il traffico di notizie che partono dai principali siti di news e riescono ad essere presenti nel nostro flusso di notizie è crollato del 32%, in alcuni casi la percentuale sale a 60 punti, come per l’Huffington Post Usa, per dire.
Digiday.com riporta la difficoltà di ricevere informazioni su questa tendenza dagli stessi editori, i quali affermano inoltre, come Facebook non comunichi direttamente con loro riguardo il flusso delle notizie e inoltre si sospetta che i nuovi algoritmi privilegino l’apparire dei post degli utenti, rispetto a quelli delle testate giornalistiche. La conseguenza è ovviamente una corsa ancora più febbrile all’acquisto di sponsorizzazioni e visualizzazioni.
I dati in questione però giungono al termine dello stesso stesso anno in cui Facebook ha lanciato la novità degli Instant Articles: lo scorso maggio infatti Zuckerberg&Co. hanno escogitato una nuova app che permette la fruizione di articoli delle testate editoriali direttamente all’interno della piattaforma, con un caricamento di pagina 10 volte più veloce. Nessun redirecting al sito di origine, che appare superfluo alla luce di questo ennesimo potenziamento.
Andrea Daniele Signorelli de “Gli Stati Generali”, definisce tutto questo come “il lento suicidio degli editori”, testate generaliste e non, si trovano costrette a pubblicare e fagocitarsi l’un l’altra contenuti di scarso valore, dei puri “acchiappalike” per poter sopravvivere e garantirsi visibilità e quindi pubblicità, nel mare magnum delle notizie online.
L’operazione è chiara e nemmeno molto sofisticata, Zuckerberg sta chiudendo i rubinetti ai contenuti non caricati attraverso gli Instant Articles, spinge gli editori a comprare fette di utenti e in maniera direttamente proporzionale aumenta il suo potere di vita o di morte sulla notizia e malauguratamente sulla sua qualità, così come espande il suo confine nella filiera dell’informazione.
di Azzurra Petrungaro