Dopo Quarto. Un piccolo bilancio poco roseo sulle amministrazioni a 5 Stelle
Lo stillicidio delle epurazioni pentastellate ha mietuto la sua ultima vittima. Rosa Capuozzo, la discussa sindaca di Quarto ha ricevuto il benservito dai vertici del Movimento 5 Stelle, ma è decisa a mantenere il timone del comune campano: “Al di là dei colori politici (…) il nostro prioritario senso di responsabilità verso i cittadini tutti, ci impone di continuare ad amministrare – si legge in una nota – con coscienza e onestà il nostro territorio come fatto fino ad oggi”.
Il caso Quarto, che ha sollevato in questi giorni un blaterante vespaio trasversale, ha generato prevedibilmente la sfiducia alla Capuozzo e la sua inappellabile espulsione. Camorra, scambio di voti, ricatti. Tutto porta a pensare che in questo caso la scelta dei vertici 5 Stelle possa essere condivisibile. Certo, sarà in ogni caso da chiarire la posizione del Direttorio in tutta questa faccenda: quanto i suoi membri erano a conoscenza dei fatti?
Ma il punto non è tanto Quarto e non sono nemmeno le epurazioni. Il nodo che sta venendo al pettine è il passaggio del movimento dalla teoria alla pratica, dalle manifestazioni di piazza all’amministrazione dei piccoli comuni conquistati alle Amministrative; dall’amore per l’ambiente, l’ecologia e le energie rinnovabili all’apertura dell’inceneritore di Parma sotto l’amministrazuione pentastellata Pizzarotti. E dulcis in fundo: dalla propaganda sul reddito minimo garantito al far schizzare Civitavecchia – guidata dal sindaco grillino Cozzolino – in cima alla classifica dei Comuni più tassati d’Italia con relativi disservizi.
Nell’iperuranio di Grillo e Casaleggio, in cui sono plausibilmente depositate le tavole della legge che regola l’etica grillina, le difficoltà nella gestione e nell’amministrazione dei comuni conquistati devono aver provocato una spiacevole baraonda di delusione.
Dalla rivoluzione per rinnovare il Paese nata dal basso si è passati agli ordini calati dall’alto, alle intimazioni di non trattare con i Dem, ai diktat del parlare o meno alla stampa, dell’apparire o no in TV. Tirando le somme appare inevitabile che le gigantesche contraddizioni che hanno caratterizzato il movimento, fin dai suoi albori, si siano oltremodo gonfiate e stiano scoppiando all’interno dei bilanci dei comuni italiani amministrati.
Alle difficoltà di far collimare ciò che Grillo&Co ritengono moralmente corretto con la dura realtà della gestione di una cittadina e alle promesse elettorali poi disattese, si sta sommando lo smascheramento di sindaci eletti e amministratori a 5 Stelle: sembra emergere la loro inesperienza e incapacità nel tenere le redini anche di piccolissimi comuni. Efficaci in tal senso le parole del sindaco di Gela, espulso dal M5S a fine dicembre: “Appena eletto, senza nessuna esperienza amministrativa, mi sono trovato davanti a una macchina complessa. Mi sembrava di essere in un Paese straniero dove non conoscevo la lingua”.
I casi di gestioni difficili di comuni pentastellati compogono ad oggi una cospicua lista. Tra i casi non ancora citati è da annoverare Livorno e le sue strade sommerse dai rifiuti in seguito ad una richiesta di concordato preventivo dell’azienda Aamps da parte della giunta Nogarin; poi ci sono Ragusa e Bagheria con la polemica sull’adeguamento al rialzo degli stipendi delle giunte del Movimento e il caso del sindaco bagherese Patrizio Cinque, accusato di affido illegittimo del servizio di raccolta all’azienda privata Tech servizi; ultimo caso in ordine cronologico quello di Pomezia, a guida del grillino Fabio Fucci. Le grane per i pentastellati hanno a che fare, in questo caso, con Fucci e la proraga, dopo l’insediamento nel 2013, di un appalto “opaco” sulla gestione dei rifiuti e della pulizia urbana. Questi servizi erano affidati al Consorzio Nazionale Servizi e alla sua affiliata Formula Ambiente, una società “partecipata” della Cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi – fra i maggiori protagonisti di Mafia Capitale. La FA vantava nel consiglio di amministrazione Alessandra Garrone, compagna dello stesso Buzzi.
Ma è pur vero che le cattive notizie hanno gambe migliori di quelle buone e che probabilmente le centinaia di comuni virtuosi gestiti dai Cinque Stelle non fanno notizia. Concediamo loro il beneficio del dubbio, dunque. Nell’attesa, visto il periodo dell’anno, viene naturale stilare un bilancio dei successi portati dal sospirato rinnovamento grillino e, per il momento, il bilancio non sembra tendere verso il segno più.
(di Azurra Petrungaro)