DDL Cirinnà: no al “supercanguro”
La discussione in aula è stata rinviata al 24 febbraio. L’emendamento Marcucci genera malumori e rischia di fermare l’iter
Ancora stop per il ddl Cirinnà. La discussione del 16 febbraio è stata rinviata al 24 del mese, rallentando ulteriormente i lavori. Dopo l’ostruzionismo a opera della Lega Nord, il Pd aveva proposto l’utilizzo di un “supercanguro” per risolvere il problema dei troppi emendamenti proposti. A differenza del normale “canguro”, utilizzato alla camera, che consente la votazione di emendamenti raggruppati, questa nuova tipologia, ideata dall’onorevole Marcucci, è un modo per evitare i ritardi connessi alle migliaia di emendamenti presentati. Si tratta di un emendamento canguro, ovvero una proposta di modifica formale del ddl, che in realtà rimane uguale. In questa maniera, però, tutti gli altri emendamenti decadrebbero, perché il disegno di legge è stato riscritto. Si tratta di un provvedimento che è stato introdotto da questo governo ed è stato utilizzato solo un’altra volta, durante la discussione della legge elettorale, in gennaio.
Uno strumento del genere non sta causando dibattito solo tra i costituzionalisti: a essere contrari anche i 5 stelle, i cui voti erano necessari per il passaggio della discussione. Nonostante Grillo avesse lasciato la libertà di votare secondo coscienza, ‘emendamento canguro risulta inaccettabile ai membri del movimento. Per questo motivo è stato richiesto il rinvio, per avere il tempo di “riannodare i fili”, come ha dichiarato Luigi Zanda, presidente dei senatori democratici. Contraria al supercanguro, anche la Lega Nord, che ha proposto di ritirare la maggior parte degli oltre 5.000 emendamenti proposti, lasciandone solo 580. Ma il PD non è disposto a fare marcia indietro, anche per una questione di tempi: come spiegato dalla Senatrice Cirinnà sulla sua pagina Facebook, anche con solo 580 emendamenti della Lega, sommandoli a quelli residui, si arriverebbe a 800. Con i tempi e le modalità di lavoro, il tempo necessario per votarli tutti sarebbe di 166 giornate lavorative di 8 ore ciascuna, a patto che fosse l’unico argomento di discussione. Un tempo che potrebbe ridursi a 56 giorni se il senato si riunisse in seduta permanente.
Una situazione spinosa, ce potrebbe essere risolta se venisse eliminato l’articolo 5, quello sulla stepchild adoption, il più controverso e contestato. Ma il PD non ci sta, considerandolo il vero cuore del ddl. La senatrice Cirinnà si è già detta disposta a togliere il suo nome dal ddl e a ritirarsi dalla vita politica se il progetto venisse completamente stravolto.
Soddisfatto del rinvio è Angelino Alfano, ministro dell’interno: “Time out sulle unioni civili. Molto bene. Il rinvio lungo è la vittoria del buon senso, il nostro buon senso. Ed è anche la prova che tra ‘vaffaday’, ruspe e rottamazioni, per il buon senso c’è ancora spazio.”, ha dichiarato, dicendosi speranzoso che il Pd riprenda la discussione a partire dalla maggioranza di governo.
Al momento l’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea a non prevedere alcuna forma di registrazione o tutela per le coppie omosessuali (o semplicemente per le coppie etero che non vorrebbero sposarsi). C’è chi dice che la società italiana non è pronta, ma viene da sorridere, pensando che era la stessa cosa che si diceva dell’aborto e del divorzio.
(di Francesca Parlati)