La corsa a sindaco di Roma si trasforma in telenovela
Dopo i banchetti di Salvini a Roma e l’incoronazione di Berlusconi per il candidato Bertolaso, l’unità nel centrodestra resta un miraggio e la corsa a sindaco della Capitale inizia ad assumere tratti tragicomici
La corsa per la poltrona a sindaco di Roma diventa giorno dopo giorno sempre più avvincente, più che una campagna elettorale sembra una telenovela, e se non ci fosse da rimanere sbigottiti per il livello infimo in cui è scaduta la tornata elettorale che deve scegliere il primo cittadino della Capitale, sarebbe da sbellicarsi dalle risate.
D’altronde come non ridere dopo le consultazioni organizzate da Salvini a Roma, “primarie” in cui era possibile votare senza esibire un documento e senza alcuna registrazione (come dimostrato dalla trasmissione Gazebo in onda su Rai3). Come non ridere dopo aver letto che Rampelli, esponente di spicco di Fratelli d’Italia, ha chiesto più volte e inutilmente di essere cancellato dalla scheda presentata dal leader della Lega ai romani, non avendo nessuna intenzione di partecipare come candidato a quelle cosiddette primarie. Come non ridere dopo che Salvini, nella conferenza stampa convocata per comunicare i risultati raccolti ai suoi banchetti, invece di comunicare il nome del vincitore investendolo della carica di candidato leghista per Roma, chiede nuove consultazioni popolari. Consultazioni che probabilmente si terranno il prossimo weekend, con modalità ancora incerta. A quanto pare, infatti, Berlusconi sarebbe disposto a concedere le primarie a condizione che sulla scheda ci sia solo il nome di Bertolaso.
E così, dopo mesi di tira e molla, di vertici ad Arcore, di incontri notturni tra Salvini, Berlusconi e Meloni, il centrodestra è ancora molto lontano dall’avere un candidato unico. Con la Meloni che, nonostante i selfie scattati in compagnia di Guido Bertolaso, non perde occasione pubblica per ripetere che la sua candidatura a Roma, vista la gravidanza, resta l’extrema ratio e Salvini che continua a flirtare con Marchini, costruttore romano da sempre molto vicino alla sinistra. E in questo clima come si fa a non ridere leggendo lo slogan scelto da Bertolaso e pubblicato come copertina della sua pagina ufficiale di Facebook: “Uniti si vince”. Ecco, prendendo per buona questa affermazione, le chances dell’ex capo della Protezione Civile sembrerebbero ridotte al lumicino: l’unità al momento è davvero un miraggio.
E così, mentre i leader nazionali litigano, Francesco Storace, vecchia gloria della destra romana, ufficializza la sua candidatura, nonostante il risultato poco incoraggiante raccolto ai banchetti organizzati da Salvini. L’ex presidente della regione Lazio, infatti, s’è classificato terzo raccogliendo 3.069 voti, dopo Marchini (4.534 preferenze) e Irene Pivetti (3.495 preferenze). Sì, proprio quella Pivetti ex pasionaria della Lega, ex Presidente della Camera in foulard ed ex conduttrice in latex del programma Mediaset Bisturi.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Sparta no ma noi certamente sì. Perché trattenere le risate dopo aver visto Gianfranco Mascia, ex leader del popolo viola e candidato dei Verdi alle primarie del centrosinistra, in costante compagnia di un orso di peluche, per fare il verso al cartone animato Masha e Orso, è impresa davvero ardua.
Avete riso abbastanza? Preparatevi, le comiche romane non sono ancora finite. Qualche giorno fa Mario Adinolfi, leader del Family Day, ha annunciato la nascita del suo nuovo movimento Pdf (che non è il formato di un file ma l’acronimo di Popolo della Famiglia) con cui è pronto per candidarsi a sindaco di Roma.
Al voto della Capitale mancano ancora tre mesi, di questo passo ne vedremo davvero delle belle.
(di Pierfrancesco Demilito)