Comunali 2016: Roma battezza la nuova destra come nel 1993?
La tornata elettorale delle comunali 2016 potrebbe rappresentare un passaggio chiave per la coalizione di centrodestra. Come nel 1993.
Le amministrative della primavera del 2016 potrebbero rappresentare un passaggio chiave per la coalizione di centrodestra. Queste coinvolgeranno le principali città italiane, molte di queste sono anche capoluogo di regione: Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste. Tutte governate dal centrosinistra che se dovesse perderne qualcuna, potrebbe causare un duro contraccolpo al governo di Renzi che, è bene ricordarlo, non è eletto. Quindi, la partita delle prossime amministrative è decisiva. Molti analisti e commentatori paragonano queste votazioni alle amministrative del 1993. In quell’occasione, la sconfitta risicata di Gianfranco Fini a Roma contro Francesco Rutelli e la vittoria di Marco Formentini (Lega Nord) a Milano contro Nando Dalla Chiesa (candidato del centrosinistra) portarono alla nascita della coalizione di centrodestra perchè confermarono la presenza di un blocco partitico non di sinistra che aspettava solo una consacrazione ufficiale a livello nazionale.
Oggi come allora, tutto dipende da come il centrodestra gestirà la partita. La situazione è molto confusionaria non tanto a Milano, dove il centrodestra ha chiuso sul nome di Stefano Parisi, quanto su Roma dove ancora non si conosce il nome del candidato del centrodestra (gli altri partiti hanno già annunciato il loro candidato: il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti per il PD; l’avvocato Virginia Raggi nel Movimento 5 Stelle; l’imprenditore Alfio Marchini, che si candida con una lista civica). A qualche mese dalle elezioni, il centrodestra non riesce a trovare l’accordo su un candidato unico. Un mese fa, le principali forze politiche del centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) si erano accordati sulla candidatura dell’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, poi abbandonato prima da Matteo Salvini e poi da Fratelli d’Italia che ha candidato ufficialmente Giorgia Meloni, dopo che Bertolaso, ospite del programma “Fuori Onda” su La7, aveva detto che la Meloni non poteva candidarsi perché “deve fare la mamma”. Il 16 marzo Giorgia Meloni ha quindi annunciato la sua candidatura a sindaco spiegando che “nessun uomo può dire a una donna cosa deve o non deve fare”.
Tornando al futuro del centrodestra, il progetto è ambizioso. Le amministrative di primavera potrebbero diventare, come le comunali del 1993, l’occasione per la nascita di un nuovo centrodestra. Il rinnovo dei sindaci di città come Roma, Milano e Napoli costringerà i partiti della “vecchia” Casa della Libertà a disegnare un programma e a individuare un leader da proporre come alternativa al renzismo e a Renzi stesso.
La tesi che paragona il prossimo confronto amministrativo a un “incubatore” di un nuovo centrodestra è supportata da diversi studiosi. Lo storico Enrico Nistri dice: “Le amministrative possono cambiare gli equilibri politici, come nel 1993. Allora i missini venivano da 50 anni di solitudine, c’era molta incertezza, la destra poteva rimanere emarginata, soprattutto nel centro nord. La sinistra era stata graziata da Tangentopoli e sembrava destinata a un successo plebiscitario. Sul fronte opposto si temeva la riproposizione dell’ascesa della Destra Nazionale del 1972, quando dopo l’avanzata non ci fu un vero radicamento. In realtà il responso elettorale fu molto positivo. Non solo Fini e la Mussolini ebbero un consenso ben più ampio della tradizionale base missina, ma i postfascisti si imposero in molti comuni, espugnando addirittura, con Salvatore Tatarella, il municipio di Cerignola, città di Giuseppe Di Vittorio e roccaforte comunista”.
Diversamente Gennaro Malgieri, già direttore del “Secolo d’Italia” che non crede nel paragone poiché evidenzia una “mancanza di omogeneità culturale tra i soggetti che dovrebbero dare vita a un nuovo centrodestra”. In particolare “Nel 1993 c’erano delle culture politiche di riferimento e un’ansia modernizzatrice nei partiti che intendevano dare vita a un’aggregazione ancorché asimettrica al nord con Fi e Lega e al sud con berlusconiani e missini”.
Duro Maurizio Cabona, studioso di geopolitica: “Viviamo il tempo della “diagonalizzazione” della politica, oltre destra e sinistra, come argomentato da Alain de Benoist. Il centrodestra nei comuni ha dato nell’ultimo ventennio prova della sua debolezza culturale e amministrativa, salvo le eccezioni degli assessori benemeriti alla cultura Carlo Sburlati ad Acqui Terme o Massimo Greco a Trieste”. Continua Cabona: “Come accadde in Francia con i sindaci-deputati, Gastone Deferre a Marsiglia o Jacques Médecin a Nizza, i municipi potrebbero generare nuove leadership, ma Lega e destra adesso devono fare i conti con il potere seduttivo sull’elettorato non di sinistra e antisistema del M5S”.
Dunque, la palla ora passa a Giorgia Meloni e Matteo Salvini i quali, se riusciranno a uscire vincitori con i loro partiti dalle prossime amministrative, potranno dare avvio a una riscossa comunale e quindi nazionale in vista delle prossime elezioni politiche. Serve una figura carismatica che vada bene a un’area culturalmente eterogenea e da troppo tempo orfana di leadership.
(di Alessandra Esposito)