Strage di Hillsborough, giustizia per i 96 è fatta: fu colpa della polizia
27 anni, tanti ce ne sono voluti per arrivare finalmente alla verità. La strage di Hillsborough ha finalmente dei responsabili anche secondo la giustizia inglese. Il 26 aprile, undici giorni dopo il 27esimo anniversario dalla tragedia, è arrivata la sentenza: la colpa fu della South Yorkshire Police
I fatti sono, forse, ormai stranoti. La semifinale di Fa Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, giocata sul campo neutro di Sheffield, assume presto i contorni della tragedia quando la cattiva gestione delle forze dell’ordine decide di far entrare migliaia di persone ancora fuori dall’impianto, a pochi minuti dall’inizio del match, dai cancelli nel settore centrale già pienamente affollato. Il risultato è disastroso e devastante: 96 persone schiacciate, morte sotto il peso della folla, più 776 feriti.
Comincia quel giorno, il 15 aprile 1989, la lunga battaglia delle famiglie dei “96” per trovare una spiegazione, per dare un responsabile e un perché di una morte tanto assurda.
NON UN FATTO NUOVO, MA SOSTANZIALMENTE DIVERSO – C’è da dire che l’Inghilterra non era nuova a situazioni del genere, in quelle ore saranno tornate nelle mente di tutti le immagini della notte dell’Heysel, con gli Hooligan del Liverpool che diedero via ai gravi incidenti sugli spalti che portarono alla morte, anche in questo caso per schiacciamento, di 39 tifosi: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Era la finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra i reds e la Juventus; un’altra notte folle da non confondere con quanto accaduto tragicamente quattro anni dopo: dinamiche profondamente diverse che portarono poi le squadre inglesi ad essere escluse dalle coppe europee per 5 anni.
HILLSBOROUGH, UN’ALTRA STORIA- Un filo conduttore tra le due tragedie che segnarono il calcio nella fine degli anni 80 c’è: la totale inadeguatezza degli impianti, quelli inglesi, come quello l’Heysel di Bruxelles o di tanti altri sparsi per l’Europa. A questo poi bisogna aggiungerci l’imperizia nell’operato delle forze dell’ordine, in quegli anni spesso mal organizzate e mal guidate, incapaci di gestire e capire la situazione di pericolo che si era venuta a creare. A Sheffield, così come a Bruxelles, ci vollero parecchi minuti prima che le forze dell’ordine si rendessero conto di quanto stesse accadendo a pochi metro da loro: eloquenti le immagini di Sheffield in cui poliziotti impediscono ai tifosi schiacciati dalla folla di mettersi a riparo in campo, scambiando come invasione violenta il tentativo di salvarsi la vita.
Il nodo Polizia assume però un contorno fondamentale a Hillsborough: difese e tutelate per anni, le forze dell’Ordine operarono tragicamente quel giorno, senza assumersi mai le proprie responsabilità. Cominciò anzi un lavoro di denigrazione nei riguardi dei tifosi presenti quel giorno: da vittime i tifosi diventarono i carnefici di quella giornata. L’impatto mediatico anche contro chi perse la vita fu devastante, con il Sun in prima linea. Invece che pianti, omaggiati e ricordati quelle vittime diventarono il capro espiatorio per la battaglia agli Hooligan, guidata dal governo Thatcher, e di cui il rapporto Taylor ne traccia le linee guida. Una battaglia giusta, volta a migliore le condizioni degli stadi e per mettere un freno alla violenza, ma pur sempre una battaglia che per anni ha avuto in un falso storico le sue basi.
Il “rapporto Taylor” stilato per capire cosa fosse successo quel giorno non diede mai spiegazioni, nonostante già dai primi giorni dopo la tragedia era chiaro che la polizia aveva agito con incoscienza e con leggerezza; l’attenzione fu posta sul comportamento dei tifosi assiepati fuori e dentro lo stadio. Testimonianze comprate e fatti distorti per indirizzare tutti verso una verità inesistente, ma che allo stesso tempo diedero il via alla contro battaglia che i parenti delle vittime iniziarono per rendere giustizia ai loro cari: nasce con questo scopo l’associazione “Justice for the 96″. E se all’esterno per 20 anni sopravvissuti e vittime di quella giornata furono tacciati come i responsabili, l’associazione e i tifosi del Liverpool hanno sempre agito per la verità. Ad Anflid Road, infatti, l’orologio è fermo sulle 15:06, orario in cui quella partita fu sospesa, e il 15 aprile di ogni anno, sotto la Kop, “i 96” vengono ricordati con una cerimonia.
LE PRIME VITTORIE – Una lunga battaglia, che grazie all’inchiesta dell’Hillsborough Independent Panel, ha portato nel 2012 ad un primo risultato: le scuse ufficiali del Primo Ministro Cameron. A nome del paese Cameron si è scusato con le famiglie che subirono una doppio torto: il non aver visto i propri cari tutelati e aver dovuto aspettare troppi anni per sapere la verità sui quei fatti.
LA SENTENZA – Se nel 2012 ci fu il primo passo verso la verità, quello successo il 26 aprile di quest’anno va oltre. Il processo, voluto dal Governo inglese per fare chiarezza, è durato due anni e ha stabilito definitivamente che quei fatti tragici furono causati dall’inadeguatezza della polizia, e che in nessun modo i tifosi del Liverpool furono responsabili per quanto accaduto. Ribaltata quindi quella prima sentenza nel 1991 che aveva liquidato il tutto come morte accidentale. Le famiglie, riunite fuori dall’aula di tribunale, alla sentenza si sono lasciati andare finalmente a un coro di gioia per i loro cari. L’inno del Liverpool “you’ll never walk alone” cantato a squarciagola per i “96”, morti per non lasciare sola la squadra del cuore. Finalmente giustizia è fatta.
(di Cristiano Checchi)