Alex Schwazer: la lunga marcia verso Rio

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A quattro anni dalla squalifica Alex Schwazer torna alla vittoria nella 50 chilometri dei Campionati del mondo di marcia a squadre di Roma e lancia la sfida ai suoi avversari per le olimpiadi di Rio

Sono passati quasi quattro anni da quel 6 agosto del 2012, quando il campione olimpico di marcia, Alex Schwazer rese noto di essere stato squalificato dal CONI in quanto risultato positivo all’eritropoietina in seguito a un controllo antidoping. Ora, dopo mesi di accuse, ricorsi e polemiche, culminati con un prolungamento della squalifica di tre mesi rispetto ai tre anni e mezzo iniziali, il campione altoatesino è tornato più in forma di prima, deciso a conquistare di nuovo una medaglia olimpica e a riscattarsi di fronte alla comunità sportiva e al suo pubblico.

L’Italia intera ricorda ancora la drammatica conferenza stampa durante la quale, Alex Schwazer, dopo aver raccontato con una voce rotta e incerta i giorni precedenti alla squalifica, scoppiò in lacrime di fronte ai microfoni. Era un pianto di amarezza e dolore quello del giovane campione, ma anche liberatorio per la fine di un periodo angosciante, che a detta sua era cominciato dal momento stesso in cui era recato in Turchia per acquistare l’eritropoietina. Secondo il racconto di Schwazer, l’incubo si era protratto per diverse settimane, durante le quali aveva mentito ai suoi cari, ai suoi allenatori e anche a se stesso, fingendo di poter sopportare il peso di quella vergogna che un vero sportivo non potrebbe mai sostenere.

E infatti all’ultimo controllo antidoping prima dei Giochi di Londra, l’olimpionico, medaglia d’oro nella 50 chilometri di marcia a Pechino 2008, decise di non sottrarsi alle analisi, pur potendo rifiutarsi di comparire di fronte ai rappresentanti dell’Agenzia internazionale antidoping. Era la fine di un incubo, ma poteva rappresentare anche la fine della carriera del campione altoatesino, che di lì a poco sarebbe stato squalificato per tre anni e mezzo e avrebbe patteggiato 8 mesi in sede penale. Una condanna giusta quella comminata ad Alex Schwazer, ma che nonostante la sua durezza ha permesso all’ex sportivo dell’arma dei carabinieri di ritrovare una maggiore forza di volontà e una rinnovata maturità.

Già perché di quello si era trattato in precedenza, di un vero e proprio crollo psicologico e di fiducia che avevano colpito il campione facendolo precipitare nel baratro del doping, attraverso il quale aveva pensato fosse possibile ritornare in pista e continuare a marciare. Ma non era stato così. Per lui, un marciatore, un atleta che fa della resistenza e della capacità di mantenere i nervi saldi le sue sole armi, era risultato impossibile tornare a combattere con il mero aiuto di qualche sostanza proibita. Questo perché quando vengono meno la motivazione e lo spirito di sacrificio, niente può rimetterti in piedi. Per Alex Schwazer è stato necessario toccare il fondo, perdere la stima dei tifosi, l’appoggio degli sponsor e anche l’amore della sua ex fidanzata, la pattinatrice Carolina Kostner, coinvolta anche lei nello scandalo e squalificata sedici mesi per non aver denunciato gli illeciti sportivi commessi dal compagno.

Tuttavia, dopo quest’odissea durata quasi quattro anni, il 29 aprile scorso, il campione altoatesino ha finito di scontare la sua squalifica e ha potuto riprendere a gareggiare del tutto intenzionato a conquistare un posto per le Olimpiadi di Rio 2016. E viste le premesse e la ritrovata motivazione, Schwazer sembra anche candidarsi a vincere una medaglia nella gara più lunga e difficile, la 50 chilometri di marcia, che già otto anni fa l’aveva visto salire sul gradino più alto del podio stabilendo anche il nuovo record olimpico. Nella prima gara dopo il rientro nelle competizioni, il campionato del mondo di marcia a squadre disputato a Roma, l’atleta altoatesino ha sbaragliato gli avversari nella 50 chilometri dimostrando di aver riconquistato smalto, grinta e voglia di vincere.

Adesso a Schwazer, che per tornare a marciare si è affidato all’allenatore Sandro Donati, famoso per le sue battaglie contro il doping, non resta che prepararsi per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, che lo vedranno di sicuro fra i protagonisti. Nonostante le polemiche mai sopite e riemerse dopo lo straordinaria prova di Roma, la forza e la determinazione dimostrata dall’atleta altoatesino ci ricordano che la vita è fatta anche di seconde opportunità, che se ben sfruttate possono determinare il riscatto personale e possono portare a successi che inizialmente ritenevamo impensabili. Inoltre la prova di Schwazer e in generale quella dei marciatori italiani dimostra che l’Italia della marcia c’è e che a Rio darà battaglia per portare a casa una medaglia, magari del metallo più prezioso. La speranza è che anche il resto della spedizione italiana, guidata dalla portabandiera Federica Pellegrini, tenga alto l’onore del nostro Paese gareggiando al meglio delle proprie possibilità e facendo sì che nelle due settimane dei giochi, il nostro inno diventi un evergreen in terra brasiliana.

(di Christopher Rovetti)

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