Ti racconto Pinocchio in… emoticon

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Pinocchio Emoji. Dalla traduzione in immagini del romanzo per ragazzi più noto al mondo ad una grammatica universale delle “faccine“: il sogno di tre ricercatori italiani che sta per diventare realtà

È il secondo libro più tradotto al mondo dopo il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, ma per Pinocchio questo podio non sembra essere abbastanza e si appresta a conquistare un altro record: essere il primo romanzo per ragazzi raccontato in emoji. Questo l’ambizioso progetto di tre ricercatori e docenti italiani Francesca Chiusaroli, dell’Università di Macerata, Johanna Monti, dell’Orientale di Napoli, e Federico Sangati, ricercatore indipendente.  Il loro obiettivo è creare un vero e proprio dizionario italiano-emoji e costruire una grammatica fatta di immagini che diventi comprensibile a tutti, a partire proprio da uno dei racconti più famosi al mondo.

pinocchio in emoticonPer realizzare Pinocchio Emoji, mettendo al posto delle parole pagine piene di emoticon, i ricercatori stanno facendo lavorare un’intera comunità su Twitter che, tramite un account legato al blog @scritturebrevi, curato dalla professoressa Chiusaroli, ha iniziato con la stesura della nuova sintassi. Ogni giorno i follower del profilo sono chiamati a ripensare in emoticon una frase del testo originale del più che noto romanzo di Collodi: i ricercatori scelgono le versioni migliori ed a fine giornata pubblicano un tweet con il “glossario ufficiale”.  Così, “faccina dopo faccina”, viene costruito un vero e proprio dizionario che è già in uso in un’altra versione digitale tramite l’EmojitalianoBot, bot di Telegram che archivia le parole e traduce istantaneamente dall’italiano alle emoji e viceversa. Il tool offre anche la possibilità di cercare parole o emoji ed anche di giocare per indovinare le traduzioni. Un modo efficace per rendere comprensibili anche tutte quelle emoticon che non si usano così spesso, proprio perché forse se ne ignora il significato.

Pinocchio Emoji e la chat di Telegram sono parti di Emojitaliano, un progetto più ampio portato avanti dai ricercatori: oltre alla creazione del dizionario infatti, l’obiettivo è codificare una grammatica degli emoji che, una volta conosciute le regole, permetta a tutti di comprendere il testo. Un codice in grado di abbattere le barriere linguistiche, la costruzione di un linguaggio fruibile per tutti e utile in contesti sensibili.

Dal giorno della loro comparsa a oggi, gli emoji hanno conosciuto un vero e proprio boom, tanto da diventare un lessico che oggi comprende circa 800 parole. Basti pensare che, nel 2015, l’Emoji che ride con le lacrime agli occhi è stata proclamata “parola dell’anno” dal prestigioso Oxford Dictionary. In questo contesto, quello di Pinocchio non è il primo esperimento di traduzione: diversi sono stati gli esperimenti condotti spaziando dai grandi classici ai personaggi pubblici. Lo scorso anno il quotidiano The Guardian aveva tradotto il discorso sullo Stato dell’Unione di Barack Obama (l’Emonjibama), mentre l’artista cinese Xu Bing  ha scritto un romanzo direttamente in emoji dal titolo ”Una storia senza parole”. Già Joe Hale aveva tradotto “Alice nel paese delle meraviglie” con oltre 25mila emoji, riscrivendo il romanzo di Carroll in un unico poster gigante. Il vero precursore però è stato Fred Benenson con il suo Emoji Dick, il capolavoro di Herman Melville, a partire dall’incipit ”Chiamatemi Ismaele”.

Nonostante gli esempi citati però, quello portato avanti dai tre professori rimane un progetto unico. Se finora la traduzione è stata sempre interpretata parola per parola, loro stanno provando a costruire un linguaggio del tutto nuovo. A differenza degli altri infatti, stanno costruendo una vera e propria grammatica fissando delle regole che permettono a chiunque di codificare il testo. Poche ma essenziali regole: una sintassi semplice (soggetto, verbo e complemento), un soggetto sempre esplicitato e un apostrofo davanti all’immagine per trasformarla in verbo (se l’emoji della scarpa significa “scarpa”, preceduto da un apostrofo diventa il verbo “camminare”).

Il progetto è partito a febbraio e terminerà tra un anno. La traduzione del quinto capitolo del romanzo di Collodi è appena iniziata, mentre i precedenti sono ancora in fase di revisione. Il testo completo sarà pubblicato in un volume, con tanto di introduzione e glossario, e verrà tradotto in altre lingue per capire se, applicando un codice standardizzato, è possibile davvero superare tutte le barriere linguistiche.

(di Annalisa Spinelli)

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