Champions League, ecco i top e flop dell’edizione 2015/16

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Con la finale di Champions League alle spalle è tempo di fermarsi e di dare i voti all’edizione che ha visto trionfare di nuovo il Barcellona. Ecco i top e flop dell’edizione 2015-2016 della coppa più bella di tutte.

championsTOP

Real Madrid: 9

Citazione immancabile per la squadra che la Coppa dalle Grandi Orecchie la alza al cielo di Milano. Pur senza convincere mai del tutto, la formazione madrilena mette in bacheca l’undecima” Coppa dei Campioni della propria storia, trofeo che accresce ulteriormente, qualora ce ne fosse bisogno, l’aura leggendaria della prima squadra di Madrid. L’urna si rivela sempre piuttosto benevola lungo tutta la competizione per i galacticos, che fanno però di tutto per ostacolarsi il percorso: contro la Roma il primo Euro-Real di Zidane passa il turno anche per il disgraziato sciupìo offensivo dei giallorossi, mentre ai quarti è solo la tripletta di un immenso Cristiano Ronaldo a rimediare all’inopinato inciampo di Wolfsburg (sconfitta 0-2). La semifinale contro il Manchester City  viaggia sul filo dell’equilibrio, e la sottile supremazia spagnola è certificata solamente dall’autogol di Fernando che, a Milano, ci spedisce i blancos. In finale, contro un Atletico spigoloso come nel 2014, la dea bendata premia i galacticos forse aldilà dei propri meriti. Tema, quest’ultimo, che potrà forse alimentare le chiacchere da bar ai quattro angoli del globo, senza però cambiare la sostanza di una storia e di un nome impressi indelebilmente proprio sulla Coppa dalle Grandi Orecchie: quello del Real Madrid, con i meritati onori del caso a Zidane, che arrivato sotto Natale tra lo scetticismo di molti, ha riportato la prima squadra di Madrid al posto che più le compete.

Atletico Madrid: 9

Destino ancora una volta a dir poco crudele quello dell’Atletico Madrid, che a un passo dalla gloria vede infrangersi sul palo centrato da Juanfran (e, prima di lui, da Griezmann) il sogno di sollevare al cielo meneghino la Champions League. Poco da rimproverare alla banda di Simeone, che per 120 minuti tiene per le corna il Real Madrid di Zidane pur trovando il pari che vale l’extra-time solamente al minuto 79. Ridimensionata dai più dopo l’irripetibile stagione 2013/14, la formazione del Cholo Simeone non impressiona durante la fase a gironi, non dando l’impressione di poter ripetere le gesta passate nemmeno nella doppia sfida con il PSV Eindhoven agli Ottavi di finale, quando sono i rigori (ironia della sorte) a premiare i biancorossi. Dai quarti di finale però, Simeone ritrova il suo Atletico, capace di matare Barcellona e Bayern Monaco grazie ad una fase difensiva ferrea, e alle ripartenze micidiali orchestrate da Griezmann, Torres e Carrasco. Passano i calciatori, non il Cholo Simeone che, smaltita la delusione, immaginiamo già pronto a stupire nuova mente l’Europa, scrivendo magari questa volta una finale diversa dalle precedenti.

Manchester City: 8

Finalmente libero dai fantasmi europei che ne hanno accompagnato a lungo le campagne europee, voto alto anche per il Manchester City, che scrive una pagina indelebile della propria storia centrando per la prima volta l’accesso alle semifinali di Champions. Vinto il girone grazie anche ai passi falsi della Juve, capace di battere i Citiziens in entrambi i confronti andati in scena in autunno, i ragazzi di Pellegrini beneficiano alla grande del primo posto nel proprio raggruppamento, pescando dall’urna della UEFA la Dinamo Kiev agli Ottavi di finale, eliminata agevolmente (3-1 in Ucraina, 0-0 a Manchester). Ai quarti la doppia sfida che potrebbe, anche in chiave futura, sbloccare mentalmente il Manchester City: a cadere difronte agli inglesi è infatti il più quotato Paris Saint-Germain, stoppato sul 2-2 in Francia e steso 1-0 da Aguero in Inghilterra. Sul filo dell’equilibrio, la semifinale con il Real Madrid premia meritatamente i blancos, ma la strada imboccata dai Citiziens è sicuramente quella giusta: a Guardiola il compito di far fare l’ultimo decisivo passo ad una squadra determinata a riscattare i decenni trascorsi sotto l’ombra ingombrante (se non umiliante) della metà rossa di Manchester.

FLOP

Paris Saint-German: 5.5

Esame europeo steccato ancora una volta dai pluricampioni di Francia, che nell’edizione 2015/16 di Champions League sbattono ai quarti sul Manchester  City, rinviando di un anno ancora i sogni di gloria degli emiri. Eppure l’abbrivio europeo parigino era stato più che buono, con la doppia sfida al Real in autunno persa di misura (0-1 e 0-0) ma giocata ad armi pari da Ibra e co. . Agli ottavi lo scalpo di un Chelsea in crisi gonfia l’ego del PSG, che alla sfida contro il Manchester City nel “derby degli sceicchi” arriva quindi da favorito: nonostante i favori del pronostico, i francesi si fanno però bloccare sul 2-2 in casa sciupando tantissimo tra le mura amiche, e in terra inglese non riesce il miracolo a Ibra e co. , piegati 1-0 dai ragazzi di Pellegrini. Più che l’eliminazione, a rendere insufficiente il voto per il PSG sono le due deludenti prestazioni contro il Manchester City, per una squadra dopo il graduale miglioramento delle stagioni trascorse sembrava ormai pronto a compiere il grande salto, approfittando anche della forma non esaltante di tutte le compagini rimaste in lizza dopo gli Ottavi di finale.

Bayern Monaco: 5

Terza eliminazione in semifinale in tre anni per il Bayern di Guardiola, che cade al penultimo atto della competizione contro l’Atletico Madrid dopo esser stato eliminato nelle stagioni precedenti da Real Madrid e Barcellona. Insufficiente la Champions League dei tedeschi, che dopo aver vinto passeggiando il girone giocano sui propri livelli solamente a tratti: 60 minuti a match nelle due sfida con la Juventus, e 60 nella semifinale di ritorno contro l’Atletico Madrid. I due frammenti di gara citati mettono in mostra la forza potenzialmente devastante dei ragazzi di Guardiola, che dominano in lungo e in largo la Juventus allo Stadium e rischiano di travolgere anche l’Atletico del Cholo; tra i due estremi, la lezione di calcio per un’ora dalla Juventus ai tedeschi, il sofferto passaggio del turno con il Benfica (1-0 a Monaco, 2-2 in Portogallo) e la doppia sfida con l’Atletico che, nonostante la mole di occasioni da rete per i bavaresi, finisce per premiare un cinico Atletico. Non può non parlarsi di fallimento per Guardiola, che nel suo tentativo di “barcellonizzare” il Bayern Monaco si è reso padre di una creatura tanto meravigliosa quanto incostante, che si appresta a dismettere il “tiki-taken” e ad accogliere il “Re di Coppe”: Ich drücke dir die Daumen,  Carlo Ancelotti.

Barcellona: 5

Un segno meno rispetto al Bayern per aver salutato l’Europa con un turno d’anticipo, ma la sostanza è la stessa: potenziale da extraterrestri, prestazioni da squadra molto più terrena. Meno spettacolare della passata stagione già nella fase a gironi, la formazione di Luis Enrique ha il demerito (o la sfortuna?) di arrivare al momento topico della stagione nel peggior momento di forma: superato senza troppi patemi l’Arsenal, ai quarti di finale è infatti l’Atletico Madrid di Simeone a fare la festa ai catalani, piegati 2-0 al Calderon dopo il sofferto successo per 2-1 del Nou Camp. A casa già a fine marzo, i blaugrana potrebbero però aver trovato nell’epilogo della competizione il giusto stimolo per affontare al meglio la prossima stagione: l’undecima alzata al cielo di Milano dal Real, e la susseguente spettacolare suggestione di poter strappare dalle mani dei blancos la Coppa dalle Grandi orecchie la prossima stagione.

(di Michael D’Costa)

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