Basket. Preolimpico: l’ennesimo fallimento della generazione d’oro del basket italiano
Mai come oggi dobbiamo utilizzare la parola fallimento per questa generazione d’oro del basket nazionale e vi spieghiamo il perché:
Il torneo preolimpico – Il torneo prolimpico divide le 18 migliori squadre a non essersi qualificate alle Olimpiadi in 6 gironi da tre nazionali, due dei quali vengono giocati in una città pre stabilita e dalle quali le vincenti del torneo ottengono gli ultimi 3 pass per Rio.
La FIP (Federazione Italiana Pallacanestro), con Petrucci come leader si muove all’indomani della sconfitta agli europei con la Lituania per far sì che Torino possa essere designata come sede di un paio di gironi, così che l’Italia abbia modo di qualificarsi a Rio 2016 giocando gare di fronte ad un pubblico amico. Vengono stanziati fondi milionari per arrivare a questa designazione, viene messo sotto contratto l’allenatore più titolato del nostro paese, Ettore Messina e vengono convocati tutti i migliori cestisti azzurri, che ricordiamo rappresentano la generazione d’oro della pallacanestro italiana in quanto raramente si è avuto un parco giocatori che competesse a livelli così alti in questo sport. Ci sono infatti i tre Nba: Belinelli, Gallinari e Bargnani (anche se quest’ultimo è stato tagliato dai Brooklyn Nets a stagione in corso) e ci sono quattro giocatori che giocano in top team dell’Eurolega: Datome (Fenerbache), Gentile (EA7 Milano), Hackett (Olympiacos) e Melli (Brose Basket). Ci sono quindi tutti i presupposti perché sia un torneo trionfale che consegni dopo 12 anni alla nazionale di basket la possibilità di tornare a competere per una medaglia olimpica, come fu ad Atene nel 2004 quando gli azzurri conquistarono la medaglia d’argento. Fatte queste doverose premesse descriviamo in breve cosa è successo per portare al fallimento di questi ragazzi, la squadra di Messina ha vinto il suo girone battendo Tunisia prima (68-41) e Croazia poi (67-60), nell’altro girone, composto da Grecia, Messico e Iran, gli ellenici avevano fatto cammino perfetto e gli Americani, secondi dopo la Grecia si erano conquistati la semifinale contro i padroni di casa. Ma mentre gli azzurri si imponevano con una discreta facilità sul Messico, la Grecia veniva travolta nel primo quarto dalla Croazia e non riusciva a recuperare il risultato, consegnando così la possibilità di competere per il pass olimpico agli slavi già battuti nel girone dall’Italia.
La finale – L’Italia affronta quindi una squadra che circa 24 ore prima ha fatto la partita dela vita, al Pala Alpitour si contano 15.000 spettatori paganti circa, i croati sono circa un centinaio, già un’ora prima del match il clima è rovente. L’ingresso in campo degli azzurri è salutato con delle ovazioni, i croati sembrano la vittima sacrificale, nonostante anche tra le loro fila ci siano un paio di NBA come Hezonja e Bogdanovic (ex compagno di Bargnani ai Brooklyn Nets) ed altri giocatori come Simon (EA7 Milano) e Saric (Efes, ma che il prossimo anno giocherà in NBA ai 76’ers). Messina fa scendere in campo come starting five: Hackett, Belinelli, Gentile, Gallinari e Bargnani. Risponde Petrovic con: Ukic, Simon, Bogdanovic, Saric e Bilan. Le squadre sono molto fredde ad inizio partita e sbagliano molto, evidentemente la palla pesa più di quanto sia lecito aspettarsi, con 6:22 sul cronometro il risultato dice Croazia 4 e Italia 2, ma il tabellone del Pala Alpitour si rompe, vengono fatti quindi entrare dei tecnici per ripararlo e si perdono circa una decina di minuti. I giocatori ricominciano quindi il match, nuovamente freddi ed a pagare è soprattutto l’Italia; Gentile prova a tenere a contatto l’Italia, ma il suo modo di giocare indispettisce Messina che lo richiama presto in panchina, dalla panchina devono invece uscire Cousine e Melli perché a metà primo quarto Gallinari e Bargnani hanno già commesso due falli. Come nella semifinale contro la Grecia quando la Croazia vinse la prima frazione per 31-13, anche in questo caso i primi 10 minuti risulteranno decisivi, perché saranno gli unici in cui gli ospiti segneranno più punti dell’Italia, al termine del primo quarto infatti il risultato è di 19-12, ma è ovvio che qualcosa non va nell’Italia, tanto che nel secondo quarto Messina deve subito reinserire sia Bargnani che Gallinari. Nel secondo quarto l’Italia va sotto anche di 11 punti, non riuscendo ad arginare il pick & roll dei croati, accettando dei cambi sistematici sul primo palleggio che consentono ai lunghi croati di usare il miss match fisico che si va a creare quando la marcatura passa ai piccoli azzurri come Hackett e Belinelli, letteralmente spazzati via nel pitturato. Ma complice anche la grande spinta del pubblico torinese l’Italia inizia a macinare punti, soprattutto grazie all’ingresso di capitan Datome, che sembra il giocatore con la mano più calda sul parquet al termine del primo tempo il risultato è di 39-34 per la Croazia. Il terzo quarto che è stato il marchio di fabbrica di questa Italia gestione Messina vede la nazionale completare la rimonta, Gallinari segna subisce il fallo e porta dalla lunetta l’Italia a -2, Datome pochi secondi dopo pareggia i conti ed ancora Gallinari permette il sorpasso sui nostri avversari, il primo della partita e siamo a 2:15 del terzo quarto. L’Italia arriva anche a +3, ma Simon inizia la sua personale gara di tiri da 3, marcato o meglio, non marcato vista l’intensità difensiva con cui approccia, da colui che in NBA l’ha vinta la gara del tiro da 3, Marco Belinelli. I Croati non si arrendono e chiudono anche il terzo quarto in vantaggio, seppur solo di 2 punti (54-52). Ma questa squadra fatica terribilmente, contro avversari sulla carta meno forti e che teoricamente dovrebbero essere fiaccati dalle fatiche della semifinale con la Grecia. Bogdanovic invece viaggia intorno ai venti punti nonostante ci sia ancora un quarto da giocare e anche Simon e Saric lasciano presagire un possibile ventello. Nell’Italia invece succede esattamente quello che ci potevamo aspettare, una squadra carica di falli vede uscire di scena due giocatori decisivi come Datome e Gallinari. Viene quindi scongelato dalla panchina Gentile ed insieme a lui Melli, uno dei due sarà decisivo nel bene e l’altro nel male di questa squadra. La Croazia a metà quarto quarto è sopra di otto punti, ma l’Italia in qualche modo riesce a rimontare anche questa volta, si arriva a 21 secondi dal termine con gli ospiti sopra di due punti. L’Italia esce da un timeout e la Croazia spende un fallo non essendo ancora in bonus, con 10 secondi sul cronometro la palla è consegnata a Belinelli, che prova un lay up, ma sbaglia, il più lesto di tutti è Niccolò Melli che va a correggere il tiro nel canestro, pari a 5 secondi dal termine. A questo punto è Petrovic che chiama un timeout, la palla della vittoria è consegnata a Bogdanovic, lo affronta però Hackett che difende come meglio può e consente un ultimo tiro sporco al croato, si va ai supplementari. Al Pala Alpitour serpeggia però una stra atmosfera, come se tutti si fossero resi conto che senza Datome e soprattutto Gallinari questa nazionale non possa farcela, Messina sceglie di dare le chiavi della partita a Belinelli e Gentile, ma la guardia di Milano sbaglia scelte anche semplici e Belinelli non è nella sua serata migliore al tiro, questa volta il sorpasso croato è quello decisivo, la partita termina 84-78, ancora una volta termina sul più bello il sogno della nazionale italiana del pallone a spicchi.
Analisi – Bisogna usare però la famosa onestà intellettuale nel giudicare questa nazionale. Non si può e a mio avviso non si deve uscire da questa esperienza dicendo agli azzurri “Grazie uguale”. Non questa volta, questa squadra e questa generazione di giocatori è ormai matura e non più da costruire, anzi probabilmente nel prossimo biennio che ci porterà ad europei e mondiali dovranno essere aggiunti alcuni giovani perché alcuni giocatori sono al capolinea della loro avventura in nazionale. Allora non possiamo non chiederci come una squadra formata da giocatori milionari, ma soprattutto affermati, perché in questa sede non contestiamo e non vogliamo contestare l’aspetto economico che accompagna quelle che a tutti gli effetti sono star dello sport, possa fermarsi ogni volta che c’è bisogno di tirar fuori il carattere per superare quell’ostacolo per cui non basta la semplice tecnica, parliamo di Croazia oggi, di Lituania un anno fa e di Ucraina tre anni fa, squadre sulla carta battibili, ma che con la grinta hanno superato, più o meno facilmente la nostra nazionale. Un altro punto interrogativo che ci portiamo appresso è quello legato alla scelta di Messina come coach dell’Italia, nessuno discute il suo valore, ma possono essere spese due parole sulla gestione temporale in cui tutto ciò è avvenuto, con l’allenatore siciliano che prende in mano la nazionale che a tutti gli effetti è ancora di Pianigiani (coach dal 2009 al 2015) solo tre settimane prima di questo torneo ed è costretto a prendere decisioni fondamentali come l’esclusione per esempio di Cinciarini (il playmaker titolare nella gestione precedente) e di Della Valle (forse il giovane italiano più talentuoso in questo momento). Le parole comunque stanno a zero, i fatti ci raccontano di un’ennesima cocente delusione, ovviamente tutti i giocatori, l’allenatore e Petrucci in primis si sono detti dispiaciuti, ma hanno sottolineato come il progetto Italbasket vada avanti e che da una sconfitta si possa imparare a vincere, parole giustissime, ma che suonano come retoriche e prive di valore, oggi per la nostra palla canestro è più giusto, se si vuole veramente puntare a creare qualcosa di bello e di grande essere critici, per non trovarci in quel limbo in cui si trovano altre rispettabili nazionali italiane, in cui ormai l’abitudine alla delusione ha cancellato ogni minimo tentativo di analisi oggettiva del momento ed a mio modo di vedere ha di molto rallentato lo sviluppo di quegli sport.
di Flavio Sarrocco