Amarcord: quando la Juventus conobbe l’estate dell’Intertoto
L’estate e il calcio: un binomio che in teoria dovrebbe non coincidere e che invece non va in vacanza neppure di fronte al caldo, alle spiagge affollate, alle autostrade intasate. Amichevoli, tornei, calciomercato, quando poi fra giugno e luglio non ci sono pure i campionati del mondo o d’Europa; un tempo poi c’era pure la Coppa Intertoto, una sorta di megapreliminare di Coppa Uefa che permetteva di staccare tre biglietti per la manifestazione dopo qualche turno da giocare fra luglio ed agosto, aperto a quelle formazioni che si erano qualificate nei vari campionati sotto la zona Uefa e col rischio dunque di restare fuori dall’Europa, un torneo facoltativo, senza obbligo di partecipazione.
Nell’estate del 1999 la Coppa Intertoto (nata nel 1995 e soppressa nel 2007) ospita una delle grandi del calcio europeo, la Juventus, reduce da un pessimo campionato 1998-99 concluso al settimo posto dopo due scudetti consecutivi e falcidiato dal grave infortunio al ginocchio di Alessandro Del Piero e dalle dimissioni in febbraio di Marcello Lippi, sostituito dal poco amato Carlo Ancelotti, ritenuto troppo milanista dai tifosi juventini che non perdono occasione di insultarlo e sbeffeggiarlo ad ogni partita. Il settimo posto finale in serie A alla pari dell’Udinese ha portato le due squadre bianconere a disputare un doppio spareggio (andata e ritorno) per occupare l’ultimo posto valido per la Coppa Uefa 1999-2000: alla fine la spuntano i friulani di Guidolin che estromettono la grande Juve dalle coppe europee come accaduto al termine della stagione 1990-91, quella di Maifredi; nel ’91, però, il salvagente dell’Intertoto non esisteva, nel ’99 sì, così la dirigenza juventina chiama tutti a rapporto, accorcia le vacanze dei calciatori e iscrive la squadra al torneo estivo per raggiungere la qualificazione Uefa e non rimanere senza Europa. Del Piero è tornato a disposizione di Ancelotti ma non è ancora al 100% e non lo sarà per l’intera stagione 1999-2000, in attacco c’è quel rapace di Filippo Inzaghi, mentre dalla Real Sociedad è arrivato il centravanti serbo Darko Kovacevic che sostituisce l’acerbo Henry, scaricato troppo in fretta dalla dirigenza juventina; in porta c’è l’olandese Van Der Sar a sostituire Angelo Peruzzi, passato all’Inter assieme a Lippi. Giocare l’Intertoto dà certamente la possibilità di accedere alla Coppa Uefa, ma è anche un grande rischio perchè dimezza la preparazione e può compromettere il finale della stagione successiva come dimostrato proprio nel 1999 dal Bologna di Mazzone che, partito dall’Intertoto a luglio del ’98, crolla fisicamente fra aprile e maggio del ’99 perdendo la semifinale Uefa con l’Olympique Marsiglia, quella di Coppa Italia contro la Fiorentina, oltre a quasi tutte le partite del finale di campionato, stremato dalle quasi 60 gare complessive fra le diverse competizioni. Ma la voglia d’Europa è tanta in casa juventina, inoltre l’organico bianconero è sufficientemente ampio per dosare le energie e far rifiatare i calciatori più utilizzati.
Il 18 luglio del 1999 la Juventus di Carlo Ancelotti esordisce nell’Intertoto nella piccola cittadina rumena di Piatra Neamt dove gioca la locale squadra del Ceahlăul, formazione dal palmares pressochè inesistente ma con una preparazione atletica migliore di quella juventina. Si gioca di pomeriggio, fa caldo, lo stadio è piccolo ed infuocato, il Ceahlăul ha l’occasione della vita e ce la mette tutta per mettere in difficoltà la Juventus, vista solamente in televisione fino a quel momento; la gara è difficile per la squadra di Ancelotti, pressata dal più fresco e veloce avversario. Le gambe dei calciatori bianconeri girano a rilento, il Ceahlăul se ne accorge e prova ad affondare: il gol sembra nell’aria ed arriva grazie a Scanteie: esplosione di gioia dei tifosi rumeni, la squadra in maglia arancione è in vantaggio, la Juventus è sulle gambe, boccheggia per il caldo e per la condizione atletica precaria. Il Ceahlăul commette però l’errore di non chiudere la gara, di accontentarsi del prestigioso vantaggio, uno sbaglio gravissimo contro un avversario esperto come la Juventus, 4 finali europee fra Coppa Uefa e Coppa dei Campioni negli ultimi 5 anni, che si riorganizza e ad inizio ripresa raccoglie il pareggio con un siluro da fuori area di Alessio Tacchinardi. La sfida finisce così, 1-1, e fondamentalmente è agrodolce per entrambe le squadre: il Ceahlăul ha strappato un pareggio contro la Juventus, risultato impensabile alla vigilia, ma ha la sensazione di essere quasi eliminata dovendo provare a vincere o a pareggiare con almeno due reti in Italia; la Juve torna dalla Romania con un 1-1 discreto in vista del ritorno, ma non appagante come prestazione. Il 24 luglio si gioca il ritorno, la Juventus ha scelto di giocare l’Intertoto a Cesena, feudo juventino e sede di vacanza di molti italiani che passano le ferie sulla riviera romagnola e possono dunque facilmente raggiungere lo stadio Manuzzi (riempiendolo a differenza del Delle Alpi di Torino) anche dopo una giornata di mare. Juventus-Ceahlăul è una gara brutta, condizionata dal caldo, dalle gambe molli dei bianconeri e dalla paura di osare dei rumeni: finisce 0-0, il pubblico non è soddisfatto, Ancelotti ancora meno, ma alla fine il turno è stato superato, la Juve è in semifinale dove affronerà un’altra formazione di secondo piano, i russi del Rostov. L’andata, anche in questo caso, si gioca in trasferta ed anche in questo caso va in scena di pomeriggio. A Rostov, però, il 28 luglio 1999, si vede tutta un’altra Juve, più tonica, più organizzata, più reattiva: la piccola squadra sovietica non oppone resistenza e i bianconeri passeggiano vincendo 4-0: segnano Zambrotta, due volte Inzaghi e una il nuovo arrivo Kovacevic, la qualificazione è archiviata e la squadra di Ancelotti la leggittima a Cesena sette giorni dopo con un 5-1 prepotente che fa divertire i tifosi juventini giunti in Romagna: è ancora Filippo Inzaghi il mattatore con una tripletta, poi segna Tacchinardi e va in gol anche Alessandro Del Piero, una rete facile ma fortemente voluta dal numero 10 bianconero, tornato finalmente in campo ma sempre alla ricerca della forma migliore. La Juve è in finale, ad attenderla ci sono i francesi del Rennes: vincere la doppia sfida vuol dire arrivare in Uefa e non vanificare quell’estate di lavoro e quella preparazione anticipata.
Il 10 agosto 1999 alle ore 20:45 allo stadio Manuzzi di Cesena scendono in campo i bianconeri della Juventus e i rossoneri del Rennes, formazione di seconda fascia della Ligue 1 e che ha come punta di diamante l’attaccante congolese Shabani Nonda che qualche anno dopo giocherà con scarsa fortuna anche in Italia con la maglia della Roma. La Juventus è nettamente più forte del Rennes e vuole chiudere i conti già all’andata: dopo una prima fase di studio, segna Filippo Inzaghi (ancora lui) intorno alla mezz’ora, poi nel secondo tempo il centravanti piacentino siglia pure la rete del 2-0 che manda la Juve in Francia con mezza qualificazione in tasca. Carlo Ancelotti è soddisfatto, i bianconeri stanno bene fisicamente e seguono al dettaglio ciò che dice l’allenatore, pure i tifosi sembrano aver accettato quel tecnico dal passato a tinte rossonere così intense. Due settimane più tardi, il 24 agosto, Rennes e Juventus si giocano il pass per la Coppa Uefa allo Stade de la Route di Lorient: dopo 20 minuti i francesi segnano con Diouf, l’impianto transalpino si accende ed inizia a credere nella rimonta, ma alla mezz’ora Antonio Conte rimette tutto in parità, poi nel secondo tempo Zambrotta sigla il 2-1 che proietta i bianconeri in Coppa Uefa e a nulla serve il definitivo 2-2 realizzato dal Rennes al 91′ con Nonda, fin lì perfettamente limitato dalla difesa italiana.
La Juventus vince l’Intertoto 1999 assieme ai francesi del Montpellier e agli inglesi del West Ham, grazie a tale successo i bianconeri diventano inoltre la prima squadra europea a conquistare tutte e sei le competizioni Uefa per club: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe, Coppa Uefa, Coppa Intercontinentale, Supercoppa Europea ed appunto Coppa Intertoto. Una vittoria che costerà però cara alla Juventus 1999-2000: l’avventura in Coppa Uefa si arresterà infatti agli ottavi di finale per mano degli spagnoli del Celta Vigo capaci di rimontare l’1-0 juventino a Torino con un roboante 4-0 in Spagna; in campionato, poi, una Juve dominatrice per tre quarti del torneo si farà rimontare dalla Lazio che vincerà lo scudetto grazie alla celebre sconfitta bianconera nel pantano di Perugia e dopo un evidente calo fisico della squadra di Ancelotti nell’ultimo mese e mezzo di stagione. Un rischio calcolato, quello dell’Intertoto, eppure corso da una società ambiziosa nonostante i molteplici successi; una competizione vinta in un’estate calda in giro per semisconosciute città dell’est Europa, sei partite finite nel dimenticatoio di una manifestazione mai particolarmente amata e decaduta dopo le varie rivoluzioni nelle coppe europee. Una Juve di coppa dimenticata, un’avventura ufficiale dal sapore di calcio estivo.
di Marco Milan