Terremoto Centro Italia, cronaca di quella scossa di fine estate
La prima scossa, lo sciame sismico, l’arrivo dei soccorsi, il recupero delle vittime, il silenzio dei borghi del Centro Italia: del terremoto della notte del 24 agosto ci rimarrà il silenzio…nelle ossa
Ore 3.36 del 24 agosto la terra dell’Italia centrale ha tremato. Lo ha fatto di notte, colpendo le persone nel sonno, esattamente come a L’Aquila sette anni fa. Una scossa di magnitudo 6.0 della scala Richter, avvertita da Rimini fino a Napoli, ha raso al suolo interi paesi tra le regioni di Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche, catapultando le popolazioni in un incubo ancora vivo e presente.
Amatrice, Accumoli (luogo dell’epicentro), Arcquata del Tronto. Questi i territori che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane e distruzione. «Il paese non c’è più. Sotto le macerie ci sono decine di persone», le prime drammatiche parole del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, da subito consapevole della gravità della situazione.
Quello che ha coinvolto i territori dell’Italia centrale è stato un vero e proprio sciame sismico, che non si è esaurito con la prima violenta scossa. La terra ha continuato a tremare nelle ore successive raggiungendo un numero di eventi sismici che oggi, a cinque giorni da quella tragica notte, si attesta a 1820.
I primi tragici momenti
Il racconto dei primi momenti, a partire dalle 3.36 della notte, è un susseguirsi di paura, speranza, dolore. Lo stato di emergenza della situazione si inizia a manifestare subito: dopo la seconda scossa delle 4.33 di magnitudo 5.4 con epicentro a Perugia, si contano le prime vittime. Due morti e diversi feriti ad Arquata del Tronto, un bilancio destinato ad aumentare tragicamente, che fa scattare la macchina dei soccorsi. Ore 6.23: negli ospedali di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto inizia il piano di emergenza e alle 6.49 l’Avis di Rieti sceglie Facebook per pubblicare l’invito a donare sangue. Una scelta che manifesta pienamente l’urgenza di diramare e condividere il messaggio nel più breve tempo possibile.
La consapevolezza della distruzione si allarga ai territori limitrofi e alle 6.28 arriva la testimonianza del sindaco di Amatrice ai microfoni di Rai News: «Si sentono voci provenire da sotto le macerie. E’ un paese che non c’è più, aiutateci». Negli stessi minuti viene mobilitato l’Esercito per far fronte all’ emergenza terremoto e una componente del 6/o reggimento Genio di Roma, con mezzi speciali, parte verso le zone colpite dal sisma, seguito dai sistemi di emergenza dal Servizio Nazionale della Protezione Civile, subito operativi per raggiungere i luoghi colpiti dal sisma. Il terremoto appena avvenuto «è paragonabile, per intensità, a quello dell’Aquila»: questo il primo verdetto di Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento Protezione Civile. Alle 7.30, il primo bilancio delle vittime: almeno 13, numero totalmente distorto rispetto a quella che si rivelerà essere l’identità della tragedia.
Paure e speranze. Frammenti di vita e vite spezzate
Da quel momento, non si placano le ricerche, gli appelli, i salvataggi disperati. Andrea e Graziella Mancini vengono trovati morti con i loro due figli, intrappolati ad Accumoli nel crollo della loro casa, mentre si salva per miracolo un fotografo di LaPresse , in vacanza ad Amatrice. Gianni Polpetti, quarantenne romano, viene estratto dalle macerie di Accumoli: era rimasto per ore incastrato con le gambe e parte del corpo. Marisol Piermarini, invece, aveva solo 18 mesi e dormiva nel suo lettino nella casa ad Arquata del Tronto, dove stava trascorrendo le vacanze. I suoi genitori sono ricoverati in ospedale ma lei non ce l’ha fatta a sopravvivere al peso delle macerie.
E mentre nei paesi del disastro si continuano a contare le vittime e i danni a case e monumenti, arrivano i primi segnali delle Istituzioni. Il premier Renzi alle 12.20 parla da Palazzo Chigi: «Grazie ai soccorritori: la priorità è salvare le vittime. Nei momenti difficili l’Italia sa come fare. Non lasceremo nessuno da solo», per poi recarsi alle 17.30 ad Amatrice. Alle 15.50, invece, il presidente della Camera Laura Boldrini, originaria delle Marche, arriva a Pescara del Tronto, frazione di Arquata del Tronto, anche essa colpita duramente: «Ora bisogna pensare a chi sta sotto. C’è grande mobilitazione e sforzo corale».
Le forze in campo
I numeri delle forze in campo per fronteggiare emergenza, soccorsi e assistenza danno contezza di quella mobilitazione e quello sforzo corale sottolineato dalla presidente Boldrini. Un sistema, quello di protezione civile, che a partire dalle prime ore, ha mostrato la forza e la determinazione dei suoi uomini e delle sue donne impiegati.
Al 28 agosto sono 6012 le forze dispiegate sul territorio per il terremoto, divise tra gli appartenenti alle diverse strutture operative, ai centri di competenza tecnica scientifica e alle aziende erogatrici di servizi essenziali. A questi si aggiunge tutto il personale delle amministrazioni statali e di quelle delle aree colpite dal sisma, nonché quello delle colonne mobili attivate dalle altre regioni per portare aiuto.
In particolare, 1174 sono le unità dei Vigili del Fuoco, 794 gli appartenenti alle Forze Armate e 980 alle Forze di Polizia, a cui si aggiungono 197 unità di personale della Croce Rossa Italiana, 5 del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e 339 uomini e donne delle organizzazioni di volontariato nazionale, nonché 817 del volontariato locale di Lazio, Marche e Umbria e 654 delle colonne mobili proventi da fuori dalle regioni colpite. Ammonta a un totale di 41 il personale dei diversi centri di competenza tecnica e scientifica; circa 445 unità di personale in campo per le aziende erogatrici dei servizi di luce e gas; 303 per gli operatori di telefonia; circa 120 per la viabilità, 30 per le Ferrovie dello Stato; 15 per il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e 98 per il Dipartimento della Protezione civile. I mezzi di soccorso complessivamente impegnati sul territorio sono circa 1000.
La macchina della solidarietà e quelle storie con un volto e un nome da non dimenticare
A supportare la fatica degli operatori e il dolore delle popolazioni colpite dal terremoto è intervenuta la macchina della solidarietà che, in poche ore, ha mostrato tutta la vicinanza del popolo italiano e non solo. Dalla mobilitazione per la raccolta del sangue, alla creazione di conto correnti e numeri solidali per le donazioni; dall’aiuto alle neo mamme, al supporto per i più piccoli; dalla raccolta alimentare, alle iniziative di solidarietà legate al piatto tipico di Amatrice (gli spaghetti all’amatriciana, appunto).
Gli italiani hanno dimostrato vicinanza e partecipazione, manifestando orgoglio e unità nazionale. Intanto la macchina della solidarietà continua implacabile, per non far mancare supporto conforto ai superstiti di un dramma la cui entità è racchiusa negli ultimi numeri diffusi: 290 vittime totali, di cui 229 ad Amatrice, 11 ad Accumoli e 50 nelle Marche; 2688 persone assistite, ospitate nei 58 campi e strutture allestiti. La macchina continua per non dimenticare quelli che non sono numeri, ma persone, storie con un volto e un nome; storie che si sono interrotte tra le strade di quei borghi che non hanno più nulla da raccontare, dove ora regna il silenzio insieme allo sgomento e alle tante urla di dolore. Che di quella scossa di mezza estate non resterà solo la cronaca è una certezza. Quel silenzio arriva fino a noi e ci penetra nelle ossa…per non dimenticare.
(di Giulia Cara)