Save the Children. Rapporto su accesso ai libri nelle scuole secondarie di primo grado
Ritardi nei rimborsi, procedure di assegnazione dei bonus macchinose e sussidi che non coprono le spese reali: ecco i risultati dell’indagine diffusa dall’organizzazione umanitaria Save the children
Lo studio non è un diritto per tutti. Questo è il dato che emerge dal rapporto pubblicato e diffuso da Save the Children relativo all’accesso ai libri di testo per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado. I risultati della ricerca inquadrano un panorama diversificato e allarmante, le cui caratteristiche contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze sociali e le difficoltà di accesso allo studio.
Ritardi nell’erogazione di bonus, rimborsi che si protraggono a lungo termine, procedure di assegnazione poco flessibili e sussidi che non coprono quasi mai la spesa reale delle famiglie: sono queste le cause che, secondo il monitoraggio Tutti a scuola… E i libri?, contribuiscono ad aumentare le difficoltà delle famiglie meno abbienti, per le quali risulta impossibile affrontare in tempo l’acquisto di tutti i libri di testo, se non ricorrendo a pesanti rinunce in altri campi essenziali, come la salute e l’alimentazione.
Lo studio targato Save the Children ha indagato per la prima volta le criticità esistenti, andando a valutare l’impatto delle misure e risorse messe in campo da Stato, regioni e comuni per garantire la fruizione dei libri di testo agli alunni meno abbienti. Lo ha fatto partendo dal basso, valutando tutte quelle problematiche di vita quotidiana alle quali, probabilmente, non è stato dato il giusto peso nelle innumerevoli sedute parlamentari dedicate alla riorganizzazione del sistema dell’istruzione. A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno di scuola, dunque, il rapporto in questione rappresenta uno strumento molto utile per comprendere quali sono le criticità reali di chi rappresenta il tessuto scolastico primario: le famiglie e i bambini.
Normativa di riferimento e metodologia di indagine
L’indagine ha attraversato due fasi fondamentali: lo studio della normativa vigente e la distribuzione di una serie di questionari a 24 comuni, per raccogliere i dati sul territorio.
Per quel che riguarda l’adozione dei libri di testo nelle scuole, la legge 128/2013 rappresenta il documento di riferimento più attuale, intervenuto per modificare alcune disposizioni contenute precedentemente nelle leggi n. 133/2008 e n. 169/2008. Nello specifico, la 128/2013 ha reso facoltativa l’adozione del libro di testo nella scuola secondaria di primo grado. Ciò significa, dunque, che il collegio dei docenti può scegliere se adottare manuali oppure strumenti alternativi, coerentemente con il piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e con il limite di spesa stabilito per ciascuna classe di corso.
Il libro, tuttavia, resta lo strumento didattico per eccellenza, dal quale gli insegnanti non intendono ancora separarsi e nel corso del tempo diverse sono state le misure adottate dal MIUR per rendere l’acquisto dei manuali di studio meno gravoso per le famiglie con difficoltà economiche.
A tal proposito, la normativa e le relative misure finanziarie a sostegno della fornitura dei libri di testo prevedono l’impegno di fondi finalizzati a garantire la distribuzione gratuita (parziale o totale) di libri per gli alunni di scuola secondaria (nella primaria è prevista la fornitura gratuita) con possibilità economiche limitate. Una volta trasferiti i fondi alle regioni, secondo un piano di riparto regionale calcolato in base alla distribuzione sul territorio degli studenti meno abbienti, il ruolo del MIUR si esaurisce perché spetta alle stesse regioni (o direttamente ai comuni, laddove siano chiamati ad intervenire) a garantire la totale o parziale gratuità dei libri di testo, sulla base della normativa regionale che definisce i criteri per la ripartizione delle risorse finanziarie e i requisiti di accesso al beneficio. In questo processo è previsto, anzi auspicabile, l’intervento attivo delle scuole che, ricevendo direttamente i fondi previsti, possono acquistare i libri e fornirli agli alunni in comodato d’uso.
Da questa panoramica emerge chiaramente l’ampio margine di libertà e autonomia presente nel procedimento di gestione e affidamento delle misure di agevolazione. Ed è proprio da questa autogestione lasciata alle regioni che derivano le disuguaglianze nazionali evidenziate dal rapporto di Save the Children.
Principali risultati emersi
Ciò che emerge con evidenza dal monitoraggio è la disomogeneità. Le regioni e i comuni prevedono, infatti, diverse modalità di agevolazioni: comodato d’uso gratuito, dote o pacchetto scuola, buono libri o rimborso delle spese. Da questa varietà deriva, di conseguenza, un disallineamento sulle tempistiche di erogazione e sull’efficacia delle misure.
In generale, l’indagine ha messo in luce forti ritardi nel trasferimento dei sussidi e una mancata copertura del costo totale dei libri. Il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e la Valle D’Aosta sono le sole Regioni che garantiscono il comodato d’uso gratuito a tutti gli studenti frequentanti le scuole dell’obbligo, a prescindere dalla loro condizione economica. Solo cinque Regioni su 20 (Lombardia, Liguria, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Basilicata) prevedono invece la copertura della spesa anche per l’acquisto di altro materiale scolastico, come dizionari o e-reader. La maggior parte delle regioni, invece, prevede un rimborso delle spese che costringe le famiglie ad una spesa notevole, considerando la soglia massima di 294 euro fissata dal MIUR per l’acquisto dell’intera dotazione libraria.
Tali rimborsi possono variare di molto: da meno del 50% della spesa sostenuta (comune di Catanzaro) al 100% (Basilicata e Veneto,per la fascia ISEE prioritaria). Esistono, poi, casi particolari: la Liguria, ad esempio, limita la percentuale di rimborso (tra il 40 e il 55% a seconda dell’ISEE) ma eroga contributi generosi, fino a un massimo di 800 euro, perché il rimborso copre anche vocabolari e atlanti.
Ad accompagnare questo variegato sistema c’è il tema dei ritardi che si protraggono spesso per mesi dall’inizio dell’anno scolastico, a volte per anni, aggravando lo svantaggio delle famiglie in forte povertà e scoraggiandole, di conseguenza, dal presentare le domande. I casi più eclatanti sono quelli della Campania e della Sicilia, dove il ritardo nella liquidazione è rispettivamente di due e tre anni.
«I ritardi nell’erogazione dei bonus e la mancata copertura della totalità delle spese delle famiglie per l’accesso ai libri di testo riscontrata dal monitoraggio necessita di un’azione urgente e coordinata. È essenziale che si proceda a un’armonizzazione della gestione e delle misure sull’intero panorama nazionale e a un monitoraggio efficace delle erogazioni» così Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children Italia, ha sottolineato l’importanza di agire per superare le disuguaglianze e garantire a tutti il diritto fondamentale allo studio.
I risultati emersi dall’indagine invitano anche a riflettere sull’urgenza di prevedere misure didattiche alternative, che possano spaziare dall’investimento nelle biblioteche scolastiche ad un percorso mirato verso l’utilizzo standardizzato di strumenti digitali e di risorse open source, capaci di migliorare l’assetto scolastico in termini di accessibilità, innovazione e qualità.
(di Giulia Cara)
Fonte immagini: savethechildren.it