Francesco Totti e i suoi 40 anni: il ragazzino diventato uomo con la Roma sulla pelle

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totti4027 settembre, all’apparenza una giorno come tanti, una data che però in un mondo, quello calcistico, e in una città, Roma, assume dei connotati particolari. A Roma 27 settembre significa Totti. A Roma oggi, scherzando, ma in realtà neanche tanto, in molti si fanno gli auguri di Buon Natale. In questo anno poi, il 2016, il 27 settembre assume dei contorni mistici, quasi eroici. Francesco Totti compie 40 anni, e a differenza dei tanti fenomeni che hanno visto luce nell’annata magica del 1976, lui è ancora lì, in trincea a lottare ogni domenica con gli avversari, con l’età, con gli acciacchi e sopratutto a combattere contro lo scorrere del tempo infame.

Totti, o semplicemente il Capitano, ce l’aveva come obiettivo quello di giocare fino a 40 anni (e perché no? anche oltre), oggi quel suo piccolo grande desiderio è diventato realtà. A 40 anni Totti è ancora il centro della Roma, qualcuno dice che rappresenta ancora troppo, ma di certo non gli si può additare come una colpa il fatto di essere due o tre gradini sopra gli altri e neanche colpevolizzarlo se la Roma ha ancora bisogno delle sue giocate, anzi forse vista l’età questo è decisamente un suo merito. Totti rappresenta ancora il catalizzatore della maglia giallorossa semplicemente perché pochi come lui sono stati capaci di essere per 25 anni l’eccellenza in uno sport.

Totti ha rappresentato (e rappresenta ancora) il figlio della città, e per capirlo basta fare un giro per le strade o i parchi della capitale. Bambini che hanno potuto ammirare soltanto la fase finale della carriera di Totti, che quando giocano con un pallone tra i piedi si identificano in lui, con la sua maglietta (ancora la più venduta), con i suoi gesti e con le sue esultanze. Ragazzi tra i 25 e 30 anni, quelli che una Roma senza Totti ancora non la conoscono, che grazie allo scendere in campo del numero 10 si sentono ancora per qualche minuto bambini. Signori, che di gioie e sofferenze legate alla maglia giallorossa ne hanno provate già tante, che si esaltano ancora sulle giocate di quel ragazzino che hanno visto crescere nel corso degli anni, proprio come si fa con un fratello o un nipote.

Andare a sciolinare i numeri di Totti non assume un fattore importante, per quello c’è Wikipedia, non c’è neanche bisogno di descrivere il gol più bello dei suoi 306 gol con la maglia della Roma, per quello ci sono i video di Youtube. Quello che è importante fare oggi, senza pensare a polemiche e dichiarazioni di vario genere, è festeggiare un bambino diventato ragazzo e poi uomo con una sola maglia sulle spalle, con una sola squadra nel cuore, quella tramandata come tradizione di famiglia. Quella Roma che per Totti è stata proprio una seconda famiglia, e come in tutte le famiglie si può litigare, discutere, non capirsi, arrabbiarsi e magari non parlarsi per qualche giorno, senza che l’amore che c’è alla base venga mutato. Così è stato con la gestione Sensi, quelli che vedevano Totti come un figlio o un fratello, la presidenza che ha avuto il coraggio e la forza di dire sempre no alle offerte faraoniche che arrivavano da tutta Europa. Così è stato, anche se tra mille difficoltà, con l’attuale dirigenza, che per distanza emotiva e logistica non poteva capire cosa rappresenti Totti per la Roma e la Roma per Totti. Per buona pace di tutti alla fine l’ultimo anno di contratto è arrivato, per ottenerlo ci è voluto un Totti versione 20enne, pronto a rimettersi in discussione e a ricominciare tutto da capo, come quando doveva dimostrare a Carlos Bianchi di essere un giocatore da Roma. Che poi alla fine è meglio così, perché nella mente di nessuno potrà mai balenare l’idea che il Totti 40enne in campo sia figlio di una sudditanza della Roma nei riguardi del suo vecchio capitano. Totti oggi gioca, segna e sforna assist, semplicemente perché nonostante l’età, nonostante gli acciacchi e nonostante lo scorrere del tempo infame resta un giocatore di un altro livello, un giocatore che nasce una volta ogni 40 anni.

Tanti auguri Francesco, eterno ragazzo.

di Cristiano Checchi

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