I 40 anni di Ronnie, il “Fenomeno” che riscrisse la storia del calcio moderno
Il gioco del calcio, per come è stato inteso per anni, ha vissuto nell’ultima decade una radicale trasformazione che ne ha sensibilmente modificato i connotati: oggi infatti il football risulta senz’altro più fisico, più veloce nello sviluppo della manovra e con una preponderante importanza dell’aspetto atletico su quelle tecnico, al netto di quel ridotto novero di “fuoriclasse” che queste due ultime caratteristiche riescono a combinarle assieme. L’entita della trasformazione è stata tale da far addirittura “scomparire” alcuni ruoli, come ad esempio le vecchie ali capaci di coprire l’intera fascia, o i centravanti d’area di rigore: veri e propri “panda” del calcio contemporaneo, oggi sono sostituiti dai trequartisti da 4-2-3-1 e dalle punte mobili, di quelle che “giocano per la squadra”.
La rivoluzione ( o evoluzione?) descritta per sommi capi, è figlia del mutamento e del modo di intendere il calcio di molti e della fisionomia dei calciatori stessi, che alla suddetta novella fisionomia si sono adeguati. Pochi, anzi pochissimi, i calciatori capaci da soli di rappresentare una rivoluzione, o meglio un evoluzione, del modo di giocare a calcio: tra questi, ovviamente, Luis Nazario da Lima, per gli amici Ronaldo, per gli amanti del calcio “Il Fenomeno”, nato il 22 settembre del 1976.
Ripercorrere in questa sede la carriera di Ronaldo risulterebbe, oltre che superfluo,e poco esplicativo se si considera che nemmeno il palmares che segue riesce a perimetrarne la grandezza: 2 Mondiali, 1 Coppa America, 1 Confederations Cup e un bronzo olimpico con il Brasile, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa UEFA, 1 Intercontinentale e 1 Campionato spagnolo tra Real Madrid, Inter e Barcellona, 2 Palloni d’Oro, 3 FIFA World Player, 1 Scarpa d’Oro e 3 titoli di capocannoniere nei campionati europei (con PSV Eindhoven, Barcellona e Real Madrid) costituiscono un elenco tale da far venire forse i crampi agli occhi di chi legge, ma non al punto da contenere per intero il Palmares del “Fenomeno”, cui per brevità ci limitiamo a riportare le 414 reti in 616 presenze in gare ufficiali tra club e nazionale verdeoro.
Con una tecnica fenomenale ed una velocità supersonica, combinate al killer instinct da grande centravanti e dalla capacità di calciare indifferentemente con tutti e due i piedi, Ronaldo rappresentò un prototipo di calciatore che negli anni ’90 non si era ancora mai visto, e che rinascesse oggi sarebbe comunque destinato ad essere annoverato tra i primi tre o quattro calciatori in circolazione. Come detto, difficile per chi scrive racchiuderne in poche righe la grandezza, ma un’idea (soprattutto a beneficio di coloro che la fortuna di vederlo giocare non l’hanno ricevuta) la può fornire chi Ronaldo, più che ammirarlo dal televisore, l’ha vissuto come compagno di squadra o, ancor peggio (o meglio) come avversario; facciamo quindi ad alcuni di quei difensori che “qualche riga” di storia del nostro calcio si sono accontenati di scriverla:
- Billy Costacurta: “Ne parlavo con un grande come Maldini, Ronaldo ci ha fatto fare una serie incredibile di “figure da cioccolatai”. Vi assicuro che noi abbiamo marcato gente come Maradona, ma lui era assurdo. Lo marcavi stretto e lui ti chiamava la profondità, coprivi lo spazio per non dare la profondità e lui ti puntava in uno contro uno, era ossessionante”.
- Fabio Cannavaro: “Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre”.
- Lilian Thuram, parlando di un Parma-Inter: <<..mi saltò di netto con un doppio passo. Stava andando spedito verso la porta, e gridai a Fabio (Cannavaro n.d.r): “Mettilo giù mettilo giù!”. Fabio gli fece fallo, e l’arbitro lo ammonì. Azione successiva, di nuovo uno contro uno, si allunga la palla in velocità, e non potetti fare altro che stenderlo… Subito dopo Fabio mi guardò è disse: “Lilly qua finiamo in 9 stasera, come lo fermiamo questo qui!“>>
- Alessandro Nesta: “Ronaldo è l’attaccante più duro che io abbia dovuto marcare. Era impossibile da fermare.”
Testimonianze dirette su di un calciatore che, come già riportato, ha segnato indelebilmente quindici anni di calcio, senza tenere conto della decine di generazioni cresciute nel mito del “Fenomeno”. Un mito che gli deì del calcio ci hanno fatto il dono di poter vivere, ammirare ed amare, con il grandissimo rammarico per quei maledetti infortuni senza i quali, pensare a dove sarebbe potuto arrivare Ronaldo, quasi spaventa.
Tanti auguri per i tuoi 40 anni Fenomeno, e grazie di cuore ancora; perchè sì, a distanza di anni, siamo noi a dover dire grazie a te.
di Michael D’Costa