6 miliardi in 3 anni: le novità del nuovo accordo sulle pensioni

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Dalla no taxa area alla quattordicesima dalle novità per i lavoratori precoci all’APE: cosa cambia e come in materia di pensioni?

Governo e sindacati hanno raggiunto un primo accordo sulle pensioni, firmando un documento di cinque pagine in cui sono elencati gli interventi in materia che avverranno nei prossimi tre anni. A metà ottobre la decisione finale e poi bisognerà attendere la prossima legge di bilancio.

pensioni_tavolo-jpg_580091119Nessuna parola sull’entità delle risorse che verranno stanziate per mettere in atto le nuove normative, ma Giuliano Poletti ha dichiarato che saranno messi in campo 6 miliardi di euro nei prossimi tre anni, partendo con risorse inferiori ai 2 miliardi per il prossimo anno e poi a crescere nei due successivi.

L’accordo si articola in due fasi: le normative previste dalla prima verranno varate con la prossima legge di bilancio, quelle della seconda saranno ancora oggetto di modifiche e discussioni.

La “no tax area” è una delle nuove regolamentazioni, ovvero esisterà una soglia di reddito al di sotto della quale non bisognerà pagare l’Irpef, ai pensionati con più di 74 anni con assegni pari a 8.125 euro lordi l’anno, sarà aumentata la detrazione d’imposta attualmente riconosciuta a una fascia di pensionati che hanno invece un reddito inferiore, in questo modo qualche decina di euro in più al mese resterà nelle tasche dei pensionati, aumentando di un poco il loro potere d’acquisto.

Gli interventi del documento riguardano anche la quattordicesima: un aumento dell’assegno pari a circa il 30 per cento per 2,1 milioni di pensionati che già oggi ne sono beneficiari; estensione della quattordicesima a circa 1 milione e 200 mila pensionati fino ad ora non ne avevano diritto. Il limite massimo per avere diritto alla quattordicesima salirà dai 750 euro lordi al mese previsti ora fino a 1000 euro.

Viene prevista anche la gratuità del ricongiungimento dei contributi: tutti i lavoratori che hanno cambiato lavoro e versano contributi a enti differenti fino a questo momento hanno dovuto pagarne la cumulazione, da oggi invece non avrà più un costo.

Novità anche per i lavoratori precoci, cioè quelli che hanno lavorato e versato contributi per 12 mesi prima di aver compiuto 19 anni, si prevede di eliminare la penalizzazione sul trattamento pensionistico che è contemplata oggi in caso di pensionamento anticipato prima di 62 anni d’età: il lavoratore precoce che va in pensione prima dei 62 anni d’età perde attualmente circa l’1 per cento per ogni anno d’anticipo. Inoltre si vuole consentire a certi lavoratori precoci di andare prima in pensione, dunque con 41 anni di contributi invece dei 42 anni e 10 mesi previsti ora.

Nuove regole anche per la Flessibilità in Uscita, la cosiddetta APE o pensione anticipata, la possibilità di andare in pensione prima rispetto alle tempistiche stabilite dalla legge Fornero, grazie ad un reddito ponte, un prestito pensionistico-bancario da rimborsare in 20 anni che consentirà di incassare subito parte della pensione. L’APE varrà per i lavoratori con età anagrafica pari o superiore ai 63 anni (i nati fino al 1954, quindi). Grazie all’APE, questi lavoratori potranno ottenere un anticipo della pensione fino a 3 anni e 7 mesi e visto che l’età minima per la pensione di vecchiaia prevista dalla riforma Fornero è 66 anni e 7 mesi, potranno andare in pensione a partire dai 63 anni. I lavoratori che avranno maturato i requisiti per l’APE potranno scegliere anche la cosiddetta RITA, rendita integrativa temporanea anticipata che permetterà di affiancare al primo anticipo anche un anticipo dell’altra pensione, quella integrativa che, si prevede, «sarà agevolato fiscalmente» .

La segretaria della CISL Anna Maria Furlan dopo l’accordo è apparsa decisamente soddisfatta e ha parlato di «giustizia» per i pensionati. Per Susanna Camusso, della CGIL, «si è fatto un buon lavoro ma non è ancora concluso» e ci sono «alcune cose condivise altre no». Il segretario della UIL Carmelo Barbagallo esprime invece il suo scetticismo sulle risorse: «I sei miliardi sono insufficienti ma il lavoro continua».

(di Azzurra Petrungaro)

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One thought on “6 miliardi in 3 anni: le novità del nuovo accordo sulle pensioni

  1. Mi rivolgo a voi sindacati e sinceramente sono indignata, ma come potete essere soddisfatti di questa manovra ma secondo voi è mai possibile che un lavoratore dopo aver versato x ben 41 di contributi e 63 anni di età deve andare in pensione col mutuo bancario? Evviva il governo, Evviva i sindacati che con i sacrifici dei lavoratori e dei pensionati devono salvaguardare le banche !!!!! ma dite vi sta fumando il cervello???

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