Global Gender Gap Report 2016: l’Italia ancora lontana dalla parità di genere
Il rapporto del World Economic Forum analizza l’impegno di 144 paesi del mondo per colmare il gap sociale tra uomini e donne
La parità tra uomini e donne in Italia è ancora una meta lontana. Lo dice il Gender Gap Report 2016 del World Economic Forum, uno studio che da dieci anni monitora gli avanzamenti e le recessioni di 144 paesi del mondo in termini di uguaglianza di genere. Se lo scorso anno il bel paese era riuscito a raggiungere la 41esima posizione, il ranking 2016 registra un peggioramento evidente: l’Italia si attesta infatti alla 50esima posizione, manifestando tutti i suoi limiti sull’argomento pari opportunità.
Lo studio si basa sull’analisi di quattro indicatori: la salute, l’istruzione, la presenza politica e la partecipazione socio economica. Da un punto di vista generale, il report 2016 afferma che per il primo indicatore i 144 paesi protagonisti dell’analisi hanno chiuso mediamente il 96% del gap tra uomini e donne; una situazione simile è quella dell’istruzione, per la quale è stato colmato il 95% del divario. Restano ancora criticità in termini di partecipazione socio economica e di presenza politica: per il primo indicatore è stato superato il 59% del divario, mentre per il secondo solo il 23%. Infine, dei 142 paesi presenti nell’analisi attuale e in quella dell’anno passato, 68 hanno visto aumentare le percentuali del gap, mentre 74 le hanno viste diminuire: un progresso piuttosto irregolare, dunque, che permette di comprendere quanto il percorso per raggiungere la completa parità di genere sia ancora lungo e complesso.
Scendendo dal generale al particolare, è interessante notare quali siano i paesi più virtuosi. Nei primi posti della top ten sono presenti le nazioni europee più piccole, in particolare quelle nordiche. L’Islanda è prima nel ranking per l’ottavo anno consecutivo con l’87% del gap colmato; è il top performer nell’indicatore della presenza politica e si conferma tra i primi dieci paesi per la partecipazione socio economica, anche se permangono delle criticità in relazione alla differenza di reddito tra uomini e donne. I paesi della penisola scandinava seguono la prima posizione: Finlandia al secondo posto, Norvegia al terzo e Svezia al quarto. Le nazioni nordiche hanno colmato più dell’80% del loro gap, ottenendo ottimi risultati in tutti gli indicatori di valutazione. La top ten è completata dal Rwanda, che varca l’80% di chiusura del gap entrando, per la prima volta dalla sua partecipazione al ranking, nella top five; dall’Irlanda, che per un calo dell’indicatore relativo alla partecipazione economica lascia la quinta posizione; dalle Filippine (top performer della zona asiatica); dalla Slovenia, dalla Nuova Zelanda e infine dal Nicaragua, che rientra nella top ten per la prima volta dal 2014.
Spostando lo sguardo sull’Italia, appaiono ancora evidenti le criticità in termini di parità di genere. Se si scorrono i risultati relativi ai quattro indicatori, infatti, si può notare che l’Italia occupa l’89esimo posto per tasso di occupazione delle donne, 127esimo per uguaglianza salariale per lavoro simile e il 98esimo per reddito percepito. Tutto ciò in relazione alla partecipazione economica, per la quale l’Italia si attesta alla 117esima posizione. La situazione non migliora, tuttavia, per i risultati negli altri indicatori: 72esimo posto nell’ambito salute e 56esimo per la formazione. Più positiva (ma non ancora accettabile) la posizione raggiunta nell’indicatore della presenza politica: l’Italia raggiunge, in questo caso, il 25esimo posto (39esimo posto per la presenza di donne in Parlamento e decimo per l’occupazione femminile in ambiti ministeriali).
Analizzando i risultati raggiunti dai vari paesi, si può comprendere concretamente l’utilità del Gender Gap Report 2016. Lo studio del World Economic Forum restituisce, infatti, non solo una panoramica degli avanzamenti e delle criticità in materia di parità di genere ma anche (anzi soprattutto) un benchmark che tutti i paesi possono utilizzare per valutare comparativamente la propria posizione e osservare i risultati delle altre nazioni per trarre spunto e insegnamento.
In generale, lo studio 2016 ha evidenziato nuovamente la stretta correlazione tra performance economica e divario di genere e ha manifestato apertamente l’esistenza di un rapporto di conseguenzialità: affinché le nazioni risultino competitive e inclusive, infatti, è necessario eleggere la parità di genere come asse portante del sistema paese.
Fonte immagine: weforum.org
(di Giulia Cara)